Si è chiuso con con 370 voti a favore, 282 contrari e 36 astenuti il voto con cui la plenaria del Parlamento europeo ha eletto la nuova Commissione Ue. Dunque, 31 voti in meno rispetto al voto del 18 luglio, quando Ursula von der Leyen è stata eletta per la seconda volta presidente. Allora però il Parlamento europeo era al gran completo, con i 720 eurodeputati tutti presenti. Oggi in aula erano in 688. “È una buona giornata per l’Europa, il voto mostra la tenuta del centro. Sono grata per la fiducia espressa nel nuovo Collegio attraverso il voto del Parlamento europeo. Ora radunerò la mia squadra da lunedì. E ci metteremo al lavoro“, ha detto von der Leyen.
“Il voto di oggi del Parlamento europeo rappresenta un momento molto importante per l’Europa”, ha scritto su Facebook il neo vicepresidente esecutivo italiano, Raffele Fitto, ringraziando Giorgia Meloni e il governo, il presidente Mattarella e von der Leyen per il sostegno alla sua designazione. “L’Unione europea – ha proseguito – si trova di fronte a sfide cruciali da cui dipende il suo futuro e quello dei suoi cittadini. Nei prossimi anni sarà fondamentale lavorare tutti insieme e dare prova di unità perché solo in questo modo saremo in grado di vincere queste sfide, rilanciare il progetto europeo e difendere con forza i valori su cui esso si fonda. Questi obiettivi potranno essere raggiunti solo con il contributo di tutti. Ogni mia energia e tutto il mio impegno dei prossimi cinque anni saranno dedicati a questo scopo, nel pieno rispetto dei Trattati ed a difesa dell’interesse comune europeo”.
Nonostante l’appello a essere uniti, lanciato dalla presidente nel suo discorso prima del voto, i gruppi hanno registrato spaccature al proprio interno, compreso il Ppe, che ha visto gli spagnoli esprimere un voto negativo sulla nuova Commissione Ue per la presenza della socialista Teresa Ribera, la cui vicepresidenza esecutiva, e non quella di Fitto, è stata il vero grande motivo di stallo delle trattative delle ultime settimane. Per capire quanto le dinamiche interne alla Spagna abbiano inciso bisogna spostarsi a Madrid. Mentre a Strasburgo si teneva la plenaria, lì si consumava l’aspra discussione parlamentare sull’alluvione di Valencia. Pedro Sanchez “ha pregato quelli che chiama l’ultradestra per nominare Teresa Ribera come commissaria europea”, ha detto il leader del Partito popolare Alberto Núñez Feijóo, inchiodando il premier socialista alle sue responsabilità sul disastro provocato da Dana.
Il voto non unitario ha attraversato la gran parte delle maggiori famiglie politiche: oltre ai Popolari, i Socialisti, i Conservatori, i Verdi. Left e Patrioti avevano annunciato il voto contrario in fase di dibattito. Tra le delegazioni italiane, M5S, Lega e Avs hanno votato contro. FdI, FI e Pd hanno votato a favore, ma i dem hanno registrato due defezioni eccellenti: Cecilia Strada e Marco Tarquinio, hanno votato no. La Lega sui propri social ha comunque sottolineato che, nonostante il voto contrario alla Commissione Ue, “sostiene il vicepresidente esecutivo italiano, Raffaele Fitto”.
“Vedremo” se la prossima Commissione Ue “sarà capace di riportare pragmatismo nel Green Deal”, “se saprà sostenere le nostre imprese, controllare le nostre frontiere, aumentare i rimpatri. Su questi temi vedremo anche che maggioranze si verranno a formare in questa aula, al di là dei comunicati e della forma: quello che si voterà qui e chi lo voterà. E ne vedremo delle belle, ne sono convinto”, ha commentato il capodelegazione di FdI, Carlo Fidanza. “Non so se davvero questa sarà la Commissione più a destra della storia, come sentiamo dire da una sinistra nervosa e dai Verdi nervosissimi. Me lo auguro, francamente, ma lo vedremo alla prova dei fatti”, ha proseguito l’eurodeputato di Ecr, per il quale quello che è “certo è che il governo italiano guidato da Giorgia Meloni ha offerto a questa Commissione una persona capace e competente – permettetemi: la più capace e la più competente – per gestire un portafoglio importantissimo come quella della coesione. Ed è Raffaele Fitto, ed è un conservatore. E lo ha fatto grazie a un mandato democratico, dato dai cittadini italiani con milioni di voti al governo guidato da Meloni e dal centrodestra: questa è la democrazia, vi piaccia o no”.