Il 2024 sarà ricordato come un anno cruciale per i diritti umani, segnato da conflitti devastanti, autoritarismi sempre più radicati, ma anche da significativi momenti di resistenza popolare. Il World Report 2025 di Human Rights Watch offre una panoramica dettagliata delle sfide affrontate in tutto il mondo e delle speranze ancora vive. Il rapporto evidenzia le tragiche conseguenze dei conflitti in luoghi come Gaza, Sudan e Ucraina. In Gaza, l’uso della forza da parte di Israele ha provocato migliaia di vittime civili, distrutto infrastrutture essenziali e costretto migliaia di famiglie alla disperazione. Simili atrocità sono state commesse in Sudan, dove le violenze tra le forze armate hanno causato migliaia di morti e milioni di sfollati, lasciando la comunità internazionale paralizzata da un’inazione preoccupante.In diverse nazioni, le elezioni si sono trasformate in un banco di prova per la democrazia. Negli Stati Uniti, il ritorno di Donald Trump alla presidenza ha suscitato timori per un possibile arretramento dei diritti civili. In Europa, la crescente influenza di partiti di estrema destra alimentati da retoriche nazionaliste e anti-immigrazione ha messo a rischio minoranze e principi democratici. D’altro canto, in India, la sconfitta elettorale del primo ministro Narendra Modi, nonostante una campagna intrisa di discorsi d’odio, ha dimostrato che la democrazia può ancora resistere a derive autoritarie. Il 2024 ha visto numerosi movimenti di protesta. In Bangladesh, la mobilitazione degli studenti contro la corruzione ha portato alla caduta del governo, mentre in Venezuela decine di migliaia di persone hanno sfidato la repressione per chiedere elezioni trasparenti. In Corea del Sud, il tentativo del presidente Yoon Suk Yeol di dichiarare la legge marziale è stato fermato dalla pressione popolare e dal Parlamento. Nonostante le ombre del 2024, il rapporto sottolinea come la resistenza civile e la pressione internazionale possano ancora fare la differenza. I progressi significativi sono stati compiuti, come l’avvio di trattati per garantire l’istruzione universale e il rinnovato impegno di alcune nazioni per la giustizia internazionale. In altri termini il 2025 deve essere contrassegnato dal rispetto per i diritti umani che deve essere al centro delle azioni di governi e società civile. Solo proteggendo i diritti universali potremo costruire un mondo più giusto e umano.
Paolo Iafrate