Il 4 novembre è una delle giornate più importanti dell’Italia unita. Il 3 novembre con saggia decisione le parti costituite dai Comandi Supremi dell’esercito italiano e dell’esercito austroungarico decisero di sottoscrivere l’armistizio, che entrò in vigore nel pomeriggio del giorno successivo, il 4 novembre.
Fu la fine per l’Italia della Prima Guerra Mondiale, che diede origine all’unificazione del territorio compreso fra Trento, Bolzano, il Brennero e le province friulane fino all’Istria.
Quale luogo migliore poteva essere scelto per celebrare quella data, se non il Vittoriano a Roma, luogo che raccoglie tutta la simbologia della nostra storia.
Il monumento stesso rimase il simbolo principale del Vittoriano fino al 4 novembre 1921, quando all’interno del sacrario, presso l’Altare della Patria fino ad allora rappresentato da una statua della dea Roma, fu adagiata la salma del Milite Ignoto, un soldato non identificato caduto durante la Grande Guerra sul fronte nord orientale. Da quel momento l’Altare della Patria del Vittoriano divenne principalmente luogo-simbolo per rendere omaggio ai soldati italiani caduti per la patria. Lo fu in epoca monarchica, durante il regime fascista e la tradizione fu ripresa e confermata con la nascita della Repubblica, dopo il referendum del 2 giugno 1946. A poche settimane dall’esito del referendum, il primo governo repubblicano presieduto da Alcide De Gasperi sancì che “il giuramento delle Forze Armate alla Repubblica e al suo Capo si effettui il 4 novembre p.v.”. Era il 12 ottobre 1946 e il governo era preoccupato, oltre che di onorare le forze militari, anche dalla necessità di dedicare alla neonata repubblica un inno nazionale, giacché la Marcia Reale di epoca sabauda non poteva ovviamente essere più riproposta. Si accese un dibattito fra i sostenitori dell’Inno di Mameli, de “La canzone del Piave”, del “Va pensiero” di Verdi, dell’ “Inno di Garibaldi” o dell’ipotesi di un canto completamente nuovo. Decisione difficile e non del tutto soddisfacente per l’unanimità del consesso, tanto che “Il canto degli italiani” di Goffredo Mameli, con una deliberazione del Consiglio dei Ministri fu alla fine scelto con questa formula: “provvisoriamente, si adotti come inno nazionale l’inno di Mameli”.
Il 4 novembre va ricordato quindi anche come data in cui fu suonato per la prima volta “Il canto degli italiani”, come inno nazionale del nostro Paese, che rimase provvisorio per 71 anni fino al 4 dicembre 2017, allorché con improvviso e imprevisto slancio il Parlamento lo riconobbe finalmente e definitivamente con la legge n.181.
Nel 1949 (Legge n. 260) il 4 novembre fu proclamato “Giorno dell’unità nazionale”, e fu riconosciuto come giornata festiva. Rimase tale fino al 1976. Dal 1977 la festività fu soppressa insieme al 2 giugno. Entrambe diventarono giornate lavorative e i festeggiamenti furono spostati alla domenica successiva. Intervenne poi il Presidente Ciampi per ristabilire la solennità delle celebrazioni collegate a queste date ed in particolare della Festa della Repubblica, che dal 2000 ritornò ad essere considerata giorno festivo. Oggi il 4 novembre, “Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate”, benché giorno lavorativo, è festa nazionale civile repubblicana insieme al 25 aprile e al 2 giugno. Nelle prime ore del mattino Piazza Venezia si anima con la presenza delle più alte cariche dello Stato che accompagnano il Capo dello Stato a deporre la corona, con i corazzieri allineati sulla scalinata del monumento, lo schieramento militare interforze che rende gli onori, la banda militare che suona l’inno nazionale, l’alzabandiera sui pennoni del Vittoriano, il trombettiere che esegue il Silenzio, le Frecce Tricolori che solcano il cielo della Capitale, e migliaia di persone assiepate lungo la piazza per assistere alla cerimonia.
E così avviene ogni anno. Si celebra in tutta Italia, i prefetti di ogni provincia, rappresentanti del governo, presiedono le celebrazioni ufficiali.
I colori della bandiera italiana, verde bianco e rosso, hanno colorato il cielo di Roma la mattina del 4 novembre, per la “Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate”. Migliaia di cittadini e i turisti hanno osservato sorpresi lo spettacolo delle frecce tricolori sopra l’Altare della Patria, puntando gli occhi al cielo. Per alcuni la giornata è proseguita poi al Circo Massimo, dove è stato allestito il Villaggio della Difesa delle forze armate italiane.
“Credo che sia un giorno molto importante per ricordare, raccontare, spiegare meglio ai cittadini qual è il lavoro straordinario che questi uomini e queste donne fanno per la nostra sicurezza, e per rappresentare gli italiani nel mondo”: così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, fermandosi con i cronisti poco prima di lasciare il Villaggio della Difesa. “Ancora oggi in giro per il mondo ci sono migliaia di uomini che per garantire la nostra sicurezza rinunciano a crescere i loro figli, a stare con la loro famiglia, a vivere la loro vita – ha detto Meloni -. E penso che quando si ha questa capacità e questa disponibilità di sacrificio, è molto importante che gli altri lo capiscano, perché queste persone meritano un rispetto straordinario”.
A questa data solenne il premier Meloni ha anche dedicato un lungo post sui Social: “La nostra libertà la dobbiamo anche a loro e nella loro memoria, spingendo lo sguardo della mente agli anni dolorosi che vissero, custodiamo e tuteliamo quei sacri valori in cui credevano e che rappresentano la nostra Nazione. Oggi, come ieri, ringraziamo gli uomini e le donne di tutte le Forze Armate che ogni giorno si muovono con disciplina, fedeltà alle Istituzioni, sacrificio e passione, nell’assolvimento dei compiti assegnati, sempre al fianco dei cittadini, in Patria come all’estero. Il 4 novembre è la vostra Festa. Riuniti attorno al Tricolore, giungano a tutti voi i nostri auguri. Viva le Forze Armate! Viva l’Italia!”, ha concluso Meloni.
Nel suo messaggio al ministro della Difesa Guido Crosetto, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha ricordato come “le nostre Forze Armate continuano a operare in terre lontane in numerose missioni, sottolineando con il loro impegno la vocazione del nostro Paese a coltivare e preservare il rispetto del diritto internazionale”. “Un particolare pensiero va ai nostri militari schierati in Medio Oriente dove, per mandato delle Nazioni Unite e nell’ambito di missioni bilaterali, continuano ad assicurare il proprio contributo per il mantenimento della pace”.
”È fondamentale ricordarsi di chi serve il Paese, non solo quando è morto – ha dichiarato il ministro Crosetto – Noi ricordiamo in questi giorni le migliaia di persone che nell’Esercito, nella Marina e nell’Aeronautica, nell’Arma dei carabinieri, nella Finanza, che servono questo Paese ogni giorno, di nascosto. Mentre noi parliamo – ha continuato – sono oltre 7000 le persone che sono all’estero, ma ce ne sono migliaia in Italia che lavorano nelle stazioni dei carabinieri, della finanza, che lavorano per strade sicure. Che lavorano, magari spalando il fango, intervenendo in caso di calamità, proteggendo in silenzio la nostra sicurezza”. ‘
“Oggi, 4 novembre, all’Altare della Patria, assieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alle Alte cariche dello Stato, celebriamo il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate. È un momento di profonda riflessione, in cui rendiamo omaggio a quanti, anche giovanissimi, hanno dato la vita per difendere i valori di Patria e attaccamento al dovere, immutati nel tempo per i militari di ieri e di oggi”. Così il presidente del Senato Ignazio La Russa.
“Le Forze Armate – aggiunge – insieme alla nostra Costituzione, sono un presidio di pace, libertà e indipendenza per l’Italia, e a loro va la nostra più sincera riconoscenza. Mentre venti di guerra soffiano in diverse parti del mondo, l’Italia riafferma con forza il valore dell’Unità nazionale e dell’impegno per la pace. Non è solo una celebrazione del passato, ma la testimonianza di un impegno continuo per costruire un futuro sereno per la nostra Nazione. Oggi, il nostro pensiero va anche ai tanti militari italiani impegnati in missioni internazionali, simbolo del ruolo fondamentale che l’Italia ha nel sostegno al diritto e alla sicurezza globale”.