5 membri laici del Csm chiedono il trasferimento di Marco Patarnello: ‘Compromesse credibilità e terzietà’

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Il Viminale ha dato mandato all’avvocatura dello Stato di preparare i ricorsi contro la sentenza del Tribunale di Roma che ha bocciato il trattenimento dei 12 migranti in Albania; trasferiti in Italia sabato scorso dopo la mancata convalida.  Lunedì il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi ha dato via libera al dl sui Paesi sicuri che mira a ‘blindare’ gli hotspot in Albania. La misura ‘trasla’ l’elenco dei Paesi considerati sicuri dal decreto interministeriale a un decreto ad hoc, con l’obiettivo di renderlo norma primaria.

Secondo il Viminale l’ordinanza è viziata perché non applica la norma italiana sui Paesi sicuri e «travisa» la sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea. In sostanza, sostiene il ministero, mentre il verdetto europeo implica che non possano essere considerati sicuri Paesi in cui ci siano zone insicure; nel caso italiano sia il Bangladesh che l’Egitto, da dove provenivano i 12 migranti trasferiti in Albania, garantiscono i rimpatri su tutto il territorio nazionale, senza eccezioni. Le eccezioni, come si legge nelle schede redatte dalla Farnesina, riguardano “solo” gruppi sociali: omosessuali, minoranze, dissidenti, oppositori politici, attivisti per i diritti umani. E dunque, è il ragionamento del Viminale, non si può bocciare il trattenimento. Ma semmai valutare caso per caso, i motivi gravi per cui il singolo richiedente asilo non possa essere riportato nel suo Paese d’origine.

L’ordinanza – conclude il Viminale – «deve essere cassata non solo per essersi fondata su una ricostruzione normativa errata; ma anche per aver completamente omesso di indicare le ragioni che hanno condotto il Tribunale ad affermare che il Paese di origine» dei migranti «non fosse sicuro per loro».

E’ stato  rivisto l’elenco dei Paesi sicuri, “recependo le indicazioni della recente sentenza della Corte di Giustizia Ue”. In particolare, sono stati rimossi i Paesi rispetto ai quali erano previste “eccezioni di carattere territoriale”: (Camerun, Colombia e Nigeria). Il nuovo elenco è ora contenuto in un provvedimento con forza e valore di legge per evitare possibili disapplicazioni fondate su interpretazioni della “Direttiva Accoglienza”.  

L’elenco è ora composto da 19 Paesi sicuri, individuati secondo i criteri stabiliti dalla normativa europea (vedi l’art. 2bis del decreto legislativo 25/2008) e dai riscontri rinvenibili dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti. Si tratta di Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. L’elenco dei Paesi sicuri verrà aggiornato periodicamente, sempre mediante atto avente forza di legge.

Marco Patarnello deve essere trasferito e le sue esternazioni, ad oggi non smentite, valutate disciplinarmente. Lo affermano i laici del Csm, Felice Giuffré, Isabella Bertolini, Daniela Bianchini (Fdi), Claudia Eccher (Lega) ed Enrico Aimi (FI). Hanno chiesto l’apertura di una pratica nei confronti della toga che in una mail aveva espresso pareri gravi sulla premier Meloni in quanto ritenuta un «pericolo» più forte di Berlusconi. Le frasi di Patarnello, esponente di punta di Magistratura democratica, la corrente progressista dell’Anm, sono «gravemente lesive dei caratteri di indipendenza e imparzialità del magistrato», fanno sapere i cinque laici di centrodestra.

Ricordiamo che le frasi contenute nella mail di Patarnello sono state stigmatizzate negativamente anche da Luciano Violante. L’ex magistrato e già presidente della Camera sul Riformista, in un’intervista, ha definito «una frase grave» quella riferita all premier “più pericolosa di Berlusconi” perché non ha inchieste aperte. «È una frase grave. Quasi si auspicasse che qualcuno apra una indagine penale sul Presidente del Consiglio. Un errore inaccettabile».

I 5 laici del Csm: “Compromessa la terzietà del magistrato”

«È di tutta evidenza che ad essere  compromessa – proseguono i membri laici del Csm- sia la credibilità e la terzietà del magistrato:  essendo queste frasi rivelatrici dell’inclinazione di alcuni magistrati e frange della magistratura associata ad interferire, con un’azione unitaria e coordinata, sull’attività del Parlamento e del governo». Precisano inoltre che «la maggioranza dei magistrati italiani intende continuare a svolgere il proprio lavoro in modo credibile e senza pregiudizi ideologici o politici. Tali magistrati risultano danneggiati da chi, con finalità del tutto estranee ai compiti che la Costituzione assegna alla magistratura e certamente contrarie ai canoni dello Stato di diritto, invoca invece una compatta opposizione al governo».

I 5 laici chiedono l’audizione di Santalucia

I cinque togati laici del Csm chiedono l’audizione del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia.

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