Rottura totale fra il Vaticano e 16 monache spagnole ribelli dei monasteri di Belorado (Burgos) e Orduna (Vitoria): le religiose hanno annunciato di voler abbandonare la Chiesa cattolica con decisione “irreversibile e unanime”. Per loro la scomunica è già stata emessa, ma le autorità ecclesiastiche hanno lasciato una porta aperta.
Le consorelle si sono poste sotto la tutela e la giurisdizione di Pablo de Rojas Sanchez-Franco e della sua Pia Union de Santi Pauli Apostoli. Il gruppo religioso non è in comunione con il Vaticano, che lo considera una setta. Il loro fondatore è stato scomunicato nel 2019.
L’arcivescovo di Burgs, Mario Iceta, ha emesso il decreto di scomunica “e la relativa espulsione dalla vita consacrata per ciascuna delle dieci consorelle”.
Nel suo comunicato, Iceta ha puntualizzato che “la Dichiarazione di scomunica è un’azione giuridica considerata dalla Chiesa come una misura medicinale, che muove la riflessione e la conversione personale”. L’arcivescovo è tuttavia pronto a ritirare il decreto in caso di pentimento delle suore.
Le consacrate sono famose in Spagna come le “suore dei cioccolatini” per via dei dolcetti da loro prodotti.
Le religiose avevano assicurato di non temere la scomunica poiché qualunque “condanna o sanzione canonica” per loro è “nulla” in quanto “non ha potere sulle anime” ed è “carente di effettività”.
Le suore avevano puntualizzato che la loro è una “matura, meditata e cosciente riflessione”. “Ci separiamo liberamente e volontariamente – avevano aggiunto – all’unanimità e con allegria di spirito”. Il comunicato è stato poi postato anche sui loro canali social.
In più occasioni le suore hanno dichiarato di non “non riconoscere il Papa” e che “il Vaticano è una farsa”. Accusano Francesco di usare “linguaggi doppi e confusi” e di contraddirsi. In sintesi, non riconoscono in lui il vicario di Cristo.
Nel 2020 le clarisse avevano raggiunto un accordo con il vicino vescovado di Vitoria per acquistare il convento di Orduña, nei Paesi Baschi. Ma l’operazione era stata “bloccata da Roma”. Per reperire i fondi per l’acquisto del nuovo convento, le monache avrebbero venduto un monastero ma il Vaticano ha fatto saltare l’operazione. Le monache hanno accusato il Vaticano di avere “messo i bastoni tra le ruote alla nostra comunità”.
Le sedici monache hanno pubblicato, anche sui social, un “Manifesto Cattolico” di 70 pagine in cui spiegano i motivi della rottura con la Chiesa cattolica e per la quale verranno scomunicate.
Chi sta seguendo la vicenda è l’arcivescovo di Burgos, Mario Iceta, nominato comissario pontificio e incaricato dalla Santa Sede di gestire il caso, ha dato tempo fino al prossimo giovedì alle suore per presentarsi in tribunale e chiarire la loro posizione ma è già stato deciso il rifiuto da parte delle clarisse. “Le suore si sono separate dalla Chiesa del Concilio Vaticano II perché vogliono essere vere cattoliche, e sono arrivate alla conclusione che dopo la morte di Pio XII tutti gli altri sono stati ‘falsi papi’ che hanno insegnato dottrine contrarie alla fede cattolica”, ha spiegato a LaPresse José Ceacero, portavoce delle suore, soprannominato dai media spagnoli “il prete barista” per il suo passato da bartender. Altre parole forti per Papa Francesco che sarebbe stato definito con il termine di “usurpatore”. “.
Su Instagram le suore hanno dichiarato che l’addio alla Chiesa di Roma “non ha nulla a che vedere” con le questioni di cui parlano i media ma che la decisione presa è un “passo che è il frutto di anni di studio, preghiera e vita fraterna”.
Fortemente criticato anche il comportamento di Iceta, l’arcivescovo di Burgos, dicendo che avrebbe sottratto l’accesso ai loro conti correnti lasciandole “senza accesso ai fondi ottenuti con il lavoro e donati dai benefattori”. Dopo la loro mancata apparizione in tribunale, si aspetta la risposta della Chiesa cattolica. Secondo Ceacero le suore non saranno “cacciate” dal monastero.