7 Ottobre un anno dopo

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Di quel sette ottobre 2023 , l’ opinione pubblica internazionale sembra aver dimenticato chi ha iniziato il conflitto. Forse gli studenti che hanno manifestato sabato a Roma per la Palestina , nonostante il divieto, gridando “Il 7 ottobre è stato l’ inizio della rivoluzione palestinese”, indirettamente hanno richiamato l’ attenzione dell’ opinione pubblica su chi diede inizio al conflitto. In effetti un anno fa , fu Hamas a cominciare e non per liberare i territori occupati da Israele, ma per assaltare villaggi e Kibbutz, in territorio israeliano. Lo scopo di Hamas era ed è quello di distruggere lo Stato ebraico. Ma quel 7 ottobre di un anno fa ha dato inizio all’anno più tragico nella storia del popolo ebraico dal 1948 ad oggi. Un anno dopo l’ assalto terroristico di Hamas, sembra dimenticato e la colpa è ascrivibile soltanto ad Israele e al suo governo a guida Netanyahu. La strage di palestinesi, più di quarantamila civili uccisi , dei quali , quasi il 50% bambini, centinaia di medici rimasti sepolti sotto le bombe israeliane, più di duecento giornalisti caduti nell’ adempimento del proprio dovere professionale, migliaia di essere umani che non avevano nessuna colpa dell’ eccidio del 7 ottobre. Agli occhi dell’ opinione pubblica non c’è altro che la pietà per le vittime e l’ indignazione verso i carnefici: gli israeliani. Se guardiamo all’ Italia il 70% dei cittadini attribuiscono ad Israele e al suo governo la distruzione di Gaza e la strage dei civili, anche di quelli libanesi. Non è solo l’ immane tragedia umanitaria a cui assistiamo da dodici mesi nella Striscia di Gaza, che ci fa vedere solo i torti di Israele, ma la percezione che lo Stato ebraico fondato nel 1948, sul territorio palestinese e riconosciuto dall’ Onu, oggi appare come una potenza coloniale appoggiata e sostenuta dalla finanza ebraica internazionale che ha usurpato il diritto del piu debole. Israele si trova in un isolamento internazionale senza precedenti e in questa condizione sta combattendo la sua ennesima guerra per la sua stessa sopravvivenza e guidata da un governo che fa dell’ odio contro i nemici , la sua bandiera. La speranza di pace di quel popolo sembra essersi spenta con la morte di Rabin , il Premier che firmo’ con Arafat gli accordi di Oslo e subito dopo venne assassinato, l’ ultima speranza di due popoli, due Stati. Con Netanyahu, esponente di quella destra intransigente, quella speranza sembra essere definitivamente morta. In campo avverso Hamas ed Hezbollah non hanno mai abbandonato l’ idea che Israele va distrutto. Oggi se vogliamo contrastare il diffuso antisemitismo, mascherato da antisionismo, dobbiamo anche pretendere che Israele sia diverso. Non può confondere la distruzione del nemico con l’ eliminazione del pericolo.

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