Le elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno coinvolgeranno 3.715 Comuni italiani. Tra i Comuni che dovranno eleggere un nuovo sindaco e un nuovo Consiglio comunale ci sono anche 29 capoluoghi di Provincia: Ascoli Piceno, Avellino, Bari, Bergamo, Biella, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Cesena, Cremona, Ferrara, Firenze, Forlì, Lecce, Livorno, Modena, Pavia, Perugia, Pesaro, Pescara, Potenza, Prato, Reggio Emilia, Rovigo, Sassari, Urbino, Verbania, Vercelli e Vibo Valentia. Di questi, sei sono capoluoghi di Regione: Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza. Nel caso di Cesena e di Urbino si tratta della prima tornata di elezioni in seguito alla riassegnazione ai Comuni dello status di capoluogo di provincia.
La sfida è a 5, ma tutti gli occhi sono puntati sul duello Zedda contro Zedda per le comunali a Cagliari, il più importante appuntamento dell’election day dell’8 e 9 giugno quando saranno chiamati al voto anche i cittadini di 27 centri, per un totale di circa 415mila elettori, di cui cinque sopra i 15mila abitanti: Cagliari appunto, e poi Sassari, Alghero, Monserrato e Sinnai. Nel capoluogo sardo il centrodestra punta su una donna, l’ex vice presidente della Regione Alessandra Zedda, già assessora al Lavoro della giunta Solinas, esponente di Forza Itala passata alla Lega. A sostegno della candidata del centrodestra anche Calenda con Azione. Il candidato del centrosinistra Massimo Zedda è stato già primo cittadino per due mandati dal 2011 al 2019, quando lasciò per tentare di conquistare la Regione ma fu sconfitto da Christian Solinas. Ora guida una coalizione di 10 liste che ricalcano il Campo largo che ha sostenuto Alessandra Todde nella corsa alla vittoria: Progressisti, Pd, M5s, Avs, Orizzonte comune, Sinistra futura, Cagliari Europea (Fortza Paris, Psi e Pri), A Innantis e le civiche Cagliari Avanti e Cagliari che vorrei. Tra i big nazionali arrivati a Cagliari in appoggio a Massimo Zedda, anche il leader di Iv Matteo Renzi.
A Perugia si vota per la successione ad Andrea Romizi, l’avvocato di Forza Italia reduce da due mandati (quindi non più ricandidabile) che conquistò dieci anni fa per il centrodestra il Comune da sempre roccaforte della sinistra. In lizza ci sono 19 liste e 572 aspiranti consiglieri. A guidare centrodestra e centrosinistra ci sono due donne, Margherita Scoccia per il centrodestra e Vittoria Ferdinandi per il centrosinistra, entrambe appoggiate da formazioni civiche. Delle sette liste a sostegno della candidata del centrosinistra Vittoria Ferdinandi, psicologa, fanno parte Pd, M5s e Alleanza Verdi Sinistra, che hanno dato vita a una sorta di campo largo. Margherita Scoccia, architetta, assessore all’Urbanistica uscente, è appoggiata dal suo partito Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia con la lista “Fare Perugia”, quella dove campeggia il nome del sindaco uscente. Della coalizione fanno parte anche “Perugia Civica”, “Progetto Perugia”, “Futuro Giovani”, “Perugia Amica” e l’Udc.
Quattro, a Pescara, i candidati a sindaco in vista delle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno prossimi. Per il centrodestra c’è il sindaco uscente, Carlo Masci, per il centrosinistra e Movimento 5 Stelle c’è Carlo Costantini. A questi si aggiungono il civico Domenico Pettinari, ex M5s campione di preferenze, e Gianluca Fusilli per “Stati Uniti d’Europa”. Circa 450, nel complesso, i candidati consiglieri. La prossima consiliatura dovrebbe durare solo tre anni se, come previsto, nel 2027 nascerà Nuova Pescara, frutto della fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore. Masci, avvocato, 65 anni, è sostenuto da sei liste: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Pescara Futura, Masci Sindaco per Pescara Unica 2024 e Udc. Nel 2019 Masci vinse al primo turno con 32.766 preferenze, pari al 51,33 dei consensi. Il Pd, con Marinella Sclocco candidato sindaco, si fermò al 22,87%, il M5s al 12,94%.
E’ corsa a 10 a Firenze per contendersi la successione a Dario Nardella. Mentre il centrodestra si presenta compatto e sogna il ‘ribaltone’ con la conquista dell’ambita città ‘rossa’, il centrosinistra va in ordine sparso con una sfida quasi tutta al femminile, in campo tre candidate, e M5s che corre in solitaria. Una frammentazione che rende molto concreta l’ipotesi che sarà al secondo turno la sfida decisiva. Cerca di raccogliere il testimone di Nardella Sara Funaro, nipote del sindaco dell’alluvione Piero Bargellini, dal 2014 assessore a Palazzo Vecchio, sostenuta da una coalizione con Pd, Azione, Si, +Europa, Verdi, Volt, Partito repubblicano, Laburisti, movimento Centro e lista Anima Firenze 2030. Mancato l’accordo con il Pd, Iv (con Psi e Libdem) schiera la vicepresidente della Regione Stefania Saccardi, e punta, concetto più volte ribadito da Renzi, ad essere ago della bilancia ad un eventuale ballottaggio. Nel centrosinistra in corsa anche Cecilia Del Re, ex assessore nella seconda giunta Nardella, dalla quale è stata allontanata nel marzo 2023: è a capo della lista Firenze Democratica, dopo essere uscita dal Pd in seguito ad uno strappo sulle primarie non concesse. Dopo lunghe trattative mai andate in porto, prima con l’Associazione 11 agosto legata a Tomaso Montanari e poi per un campo largo con il Pd, M5s corre con Lorenzo Masi. Dall’altra parte dello schieramento il centrodestra unito (Fdi, Lega e Fi) scommette su un volto non politico ma conosciuto in città: Eike Schmidt, tedesco di Friburgo divenuto cittadino italiano a novembre scorso, ha diretto per otto anni le Gallerie degli Uffizi ed oggi è alla guida, in aspettativa, del Museo di Capodimonte a Napoli.
A Bari Pd e M5s non sono riusciti a trovare un accordo unitario, dopo che sono saltate anche le primarie a 48 ora dal voto nei gazebo. Effetto del terremoto giudiziario e delle tre inchieste penali per voto di scambio, anche politico-mafioso, che hanno spinto, lo scorso aprile, Giuseppe Conte e lo stesso candidato sindaco Michele Laforgia ad annullare la sfida con il candidato Dem, Vito Leccese, ex capo Gabinetto di Antonio Decaro. Così il fronte progressista barese si è frantumato, a differenza del centrodestra che ha trovato l’unità con il nome del leghista Fabio Romito. Come accaduto in altri comuni, la Lega non presenta il proprio simbolo, ci sono invece Fratelli d’Italia, Forza Italia, Udc e Noi Moderati.
Alle Comunali dell’8 e del 9 giugno, a Potenza il centrodestra cerca una doppia conferma: mantenere la poltrona di sindaco e bissare con Francesco Fanelli (Lega) il netto successo delle regionali, conquistato meno di 50 giorni giorni fa dal governatore Vito Bardi (Forza Italia). L’obiettivo del centrosinistra, che si presenta con tre candidati alla carica di primo cittadino, è realisticamente quello di evitare la vittoria al primo turno di Fanelli (appoggiato da sette liste su un totale di 17) e arrivare al ballottaggio. I candidati del campo del centrosinistra sono tre consiglieri comunali uscenti: Vincenzo Telesca (appoggiato dalla maggioranza dal Pd, ma, a causa della spaccatura del partito, non ci sarà il simbolo dem sulla scheda elettorale), Pierluigi Smaldone (Potenza ritorna più il M5S) e Francesco Giuzio (Basilicata possibile).
Sarà una sfida a tre quella per conquistarsi la poltrona di sindaco di Bergamo che da dieci anni appartiene a Giorgio Gori: Elena Carnevali, Andrea Pezzotta e Vittorio Apicella. Nel centrosinistra, dopo che Gori non si è più potuto ricandidare perché già aveva concluso i due mandati consecutivi, si cerca di eleggere la prima donna sindaca della città con l’ex parlamentare del Pd Elena Carnevali, laureata in fisioterapia, sostenuta anche da Avs, Azione, Italia Viva e +Europa. Il candidato per il centrodestra Andrea Pezzotta ha 67 anni ed è un avvocato penalista, già legale dei genitori di Yara Gambirasio. Già assessore comunale all’Urbanistica nell’ultima giunta di centrodestra a Bergamo, dal 2009 al 2014, sotto la guida del sindaco Franco Tentorio per l’allora Pdl, dopo quell’incarico Pezzotta si prese una pausa dalla politica. Il candidato per i Cinquestelle è invece Vittorio Apicella, 59 anni, laureato in pedagogia con indirizzo psicologico: è nativo di Salerno ma vive a Bergamo dal 1995, dove ha lavorato come docente di sostegno su alunni diversamente abili.