Trump criticato per la visita al cimitero di Arlington, il video della campagna scatena l’indignazione

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Mentre Harris gode di una crescita nei sondaggi, l’ex presidente Donald Trump si trova ad affrontare un’ondata di critiche a seguito della sua controversa visita al cimitero nazionale di Arlington.

Durante la visita, il team della campagna elettorale di Trump ha girato un video su TikTok attorno alle tombe dei soldati americani caduti, un’azione che ha suscitato aspre critiche da parte dei gruppi di veterani e delle famiglie di coloro che sono sepolti nel cimitero.

Il video, che intendeva rendere omaggio ai militari, è stato ampiamente condannato come irrispettoso e sfruttatore.

I critici hanno accusato la campagna di Trump di sfruttare la solenne ambientazione per ottenere vantaggi politici, e molti hanno definito il video “insensibile” e “stonato”.

La reazione negativa arriva in un momento in cui Trump è già sotto accusa per la sua gestione degli affari militari durante la sua presidenza, compresi i suoi controversi commenti sui leader militari e sui veterani.

La visita ad Arlington ha anche scatenato una controversia separata che ha coinvolto anche il compagno di corsa di Trump, il senatore dell’Ohio JD Vance. Vance, che è stato un sostenitore vocale della candidatura di Trump, ha fatto notizia questa settimana dopo aver dichiarato che Kamala Harris dovrebbe ‘andare all’inferno’ per il suo ruolo nel caotico ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan nel 2021.

L’affermazione, fatta durante una tappa della campagna elettorale in Pennsylvania, è stata criticata dagli oppositori politici e da alcuni membri della comunità militare, definendola inappropriata e provocatoria.

Ad aumentare la controversia, Vance ha negato le accuse secondo cui un membro della campagna Trump-Vance avrebbe insultato verbalmente e spinto da parte un funzionario del cimitero durante una cerimonia di deposizione di una corona di fiori per 13 militari statunitensi morti in un attentato suicida in Afghanistan nel 2021.

L’incidente sarebbe avvenuto lunedì, lo stesso giorno della visita di Trump ad Arlington.

Secondo quanto riferito, il funzionario del cimitero ha tentato di intervenire quando il membro della campagna ha iniziato a filmare nei pressi della tomba, scatenando un acceso dibattito.

La campagna di Trump ha respinto le accuse definendole ‘invenzioni’, ma l’incidente ha ulteriormente alimentato le tensioni tra la campagna e i critici che la accusano di mancare di rispetto all’esercito.

Nonostante le controversie, la campagna Trump-Vance continua a portare avanti la sua strategia, concentrandosi sugli stati chiave in bilico nel tentativo di riconquistare il terreno perso a favore della coppia Harris-Walz.

La campagna ha posto l’accento su questioni quali l’economia, l’immigrazione e la sicurezza nazionale, tentando nel contempo di minimizzare le conseguenze degli eventi recenti.

Kamala Harris è una ‘marxista e questo Paese non è pronto per una marxista. E’ una vicepresidente terribile, è stata terribile come responsabile del confine’ con il Messico. Lo ha detto l’ex presidente Donald Trump. ‘Questa sarà l’elezione più importante della vita’, ha aggiunto l’ex presidente. ‘Vinceremo questa elezione. Creeremo molti posti di lavoro, chiuderemo il confine’, ha messo in evidenza notando come Kamala Harris ha cambiato tutte le sue posizioni da quando è candidata. ‘Non la vedo come una leader, non la vedo negoziare con Xi Jinping o Kim Jong Un’.

Non c’è traccia di kamala Harris e dei Democratici in Florida. Qualsiasi segno visibile delle elezioni americane è colorato di rosso repubblicano. Magliette nei negozi, manifesti affissi fuori da case ordinarie e ville lussuose, strade addobbate da vessilli pro Donald Trump. Ogni traccia di elezioni 2024 è a senso unico nello Stato governato da Ron DeSantis. Eppure, gli ultimi sondaggi pubblicati, a partire da quello ‘The Public Policy Polling survey of the state’, dicono che a oggi ci sono solo quattro punti percentuali a vantaggio del tycoon.  .

Quindici giorni in giro per il Sunshine State, a poco più di due mesi dal voto, restituiscono la fotografia di una partita apparentemente già giocata. Una rilevazione grossolana, parlando con le persone incontrate nei bar e nei ristoranti, in spiaggia o nelle estenuanti file di Disney World, produce risultati scontati. Quello che sulla carta è uno swing state, contendibile nonostante le ultime due tornate elettorali abbiamo spostato nettamente l’equilibrio a favore dei Repubblicani, appare a chi percorre le strade che si allontanano da Miami un feudo rosso.  Verso nord, lungo la A1A che percorre tutta la costa atlantica, e verso sud, fino a Key West, ma anche sconfinando sul golfo del Messico e risalendo fino a Orlando. Si incontrano macchine con adesivi che ringraziano Trump e riproducono gli slogan del Make America Great Again, ai lati delle strade appuntati nelle aiuole i cartelli dei candidati locali, quasi tutti repubblicani. Nel regno di Trump, a Mar a Lago, l’ostentata ricchezza di Palm Beach accompagna fino al cancello di ingresso del quartier generale del tycoon, adeguatamente presidiato dalle forze dell’ordine, impegnate a garantire sicurezza e riservatezza. Intorno, si muovono supercar e yacht milionari, donne e uomini che si dividono fra jogging, monopattini e rollerblade.  I numeri, quelli dei sondaggi e quelli che emergono dall’analisi dei flussi elettorali delle ultime elezioni, dicono che la partita resta aperta soprattutto perché ad avere un peso consistente saranno le grandi città, a partire ovviamente da Miami. Tra Downtown e South Beach, si muove una comunità multietnica e internazionale che sembra una bolla poco permeabile alle dinamiche di una campagna elettorale. Mentre le principali televisioni trasmettono in diretta la convention democratica di Chicago, con Barack e Michelle Obama a lanciare la corsa di Kamala Harris, le auto di lusso e gli yacht continuano le rispettive sfilate, una routine che si aggiunge alla puntuale alternanza di sole e rovesci di pioggia dell’agosto tropicale. Ci sono due tipologie di voto diverse che si sommano nella contabilità su cui può fare affidamento Trump. I ricchi che si aspettano un’amministrazione particolarmente indulgente con le proprietà e il denaro, sia in termini fiscali sia nell’approccio alla gestione dei flussi finanziari. La componente più nazionalista e identitaria della società americana, quella radicata fuori dalle città, in un tessuto che in Florida e’ particolarmente permeato dall’infatuazione trumpista. Sono anche le due componenti più visibili e leggibili attraversando il Sunshine state.  Poi ci sono le grandi comunità, partendo dagli ispanici, disponibili storicamente a scegliere il candidato considerato più incline ai propri interessi. L’ossessione di Trump anti comunista, o anti socialista, diventata più insistente da quando si è costituito il nuovo ticket democratico Harris-Scholz, si incastra bene con le tradizionali pulsioni dei cubani di Miami, che non ne vogliono sapere di qualsiasi lontanissima assonanza con l’odiato castrismo.  Se i segni diffusi del trumpismo non possono essere una sorpresa, la pressoché totale assenza della concorrenza democratica può essere letta con diverse interpretazioni. La prima si lega a una scelta di sostanziale disimpegno in un territorio considerato perso. La seconda, più concreta, a una strategia di comunicazione elettorale affidata esclusivamente al messaggio principale, quello della contrapposizione tra bene e male, della scelta di campo tra un’America che va avanti e una che torna indietro, con poca presenza sul territorio e la speranza che possa prevalere una presa di coscienza trasversale alla società americana. Con la Florida che si percepisce lungo le sue strade da una parte e il risultato del 5 novembre dall’altra, nelle attese dei Democratici che insistono sullo slogan ‘Florida is in play!’.

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