Gravina in Puglia – Uccide la moglie brutalmente per ragioni familiari

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Chiarito, in poche ore, il giallo della Murgia. Si sarebbe trattato, senza ombra di dubbio, di femminicidio con l’aggravante della crudeltà quello che si è consumato, la notte tra sabato e domenica scorsa, intorno alle due del mattino, a Gravina in Puglia. La vittima Maria Arcangela Turturo, una casalinga del posto di 60 anni  che, secondo le ricostruzioni investigative, salvo i successivi riscontri processuali, è stata uccisa dal marito, Giuseppe Lacarpia, 65enne, pensionato e allevatore di vacche da latte. I due, che fino a qualche anno fa si occupavano di badare a tre vecchietti del posto dai quali percepivano come emolumento per i loro servigi buona parte delle loro pensioni di vecchiaia, da tempo erano in contrasto. Una serie di dissidi che erano arrivati a coinvolgere anche i fratelli della donna. Liti che riguardavano alcune pretese di proprietà legate ai confini delle loro terre. Sabato sera il tragico epilogo di questa triste storia. Dopo l’ennesimo litigio Maria Arcangela decide, per l’ennesima volta, di lasciare l’uomo forse per tornare ancora una volta a casa della figlia. La donna prende la sua auto, intestata al marito, una “Ford Focus C-Max” e va via di casa. Giuseppe Lacarpia la insegue e riesce a intercettarla, nei pressi del cimitero comunale, all’angolo tra via Carlo Goldoni e la strada vicinale Dei Pini. Secondo le ricostruzioni investigative, all’incrocio l’uomo cosparge l’auto di benzina è appicca un fuoco con la moglie nell’abitacolo. La donna, in preda al panico, qualche decina di secondi dopo riesce a uscire dall’abitacolo mentre viene avvolta dalle fiamme. A quel punto, il marito non contento decide di ucciderla scaraventandola per terra e immobilizzandola con il suo corpo, a circa sette metri dall’auto in fiamme. In quella posizione inizia a picchiarla tenendola ben ferma sull’asfalto con un ginocchio sulla pancia e percuotendola sul petto. In quel momento, attratti dalle fiamme, arrivano sul posto, a bordo della loro auto alcuni ragazzi del posto che si rendono conto di cosa stava succedendo. Una ragazza della comitiva dall’auto, mentre la vittima chiedeva aiuti, urla all’indirizzo dell’uomo “ma che stai facendo? Lasciala, ma che stai facendo”. I giovani non intervengono per paura che l’uomo fosse armato ma una ragazza del gruppo prende il suo cellulare e filma l’accaduto. Un video di quindici secondi che ha documentato l’intera tragedia. Poco dopo, Lacarpia si allontana e si avvicina all’auto in fiamme dalla quale prende la borsetta della moglie e fugge. Intanto sul posto arrivano, allertati dai ragazzi, i soccorsi. I primi ad arrivare sono stati gli agenti del locale commissariato di polizia seguiti dopo poco da un’ambulanza del servizio di emergenza sanitario del 118 e da due squadre dei vigili del fuoco. La donna dopo essere stata soccorsa  sul posto dai sanitari è stata trasportata, in codice rosso, al vicino ospedale “Perinei” di Altamura. Le sue condizioni sono apparse da subito disperate. In ospedale insieme agli agenti della polizia di stato arriva anche una delle due figlie ed è lì che la vittima racconta alla figlia e agli agenti di essere stata vittima della violenta furia del marito. Le sue condizioni, intanto, peggiorano e, poco dopo, la donna spira a causa, come si leggerà sulla dichiarazione di morte, delle diverse fratture costali riportate e della frattura del corpo dello sterno che avrebbe determinato la compressione del cuore determinandone il decesso per arresto cardiocircolatorio. Intanto, l’uomo viene fermato e portato in commissariato dove, nonostante l’evidenza, nega le sue responsabilità. Ma solo all’alba di ieri, dopo aver acquisito le dichiarazioni dei testimoni e il filmato del telefonino della ragazza, dalla procura di Bari arriva la disposizione si sottoporre a fermo di polizia giudiziaria il 65enne, con l’accusa di omicidio preterintenzionale con l’aggravante della crudeltà. Per Giuseppe Lacarpia si spalancano, così, le porte del carcere di Bari. Restrizione carceraria che il sospetto omicida aveva già vissuto, quindici anni fa quando, sempre in seguito a un litigio con la vittima accoltellò il figlio, con l’intento di ucciderlo, che aveva cercato di difendere la madre dalla furia violenta del padre. Fondamentali, per l’arresto del padre che dovrà essere confermato dal GIP dopo l’interrogatorio di garanzia, entro giovedì, sono state, anche, le dichiarazioni di una delle figlie della coppia che sentita a verbale dagli investigatori, come persona informata sui fatti, avrebbe dichiarato: “mia madre mi aveva detto di sentirsi in pericolo e che rischiava di essere uccisa. Lui era violento e loro spesso si ammazzavano di botte”. Intanto, la salma resta a disposizione dell’autorità giudiziaria che, nelle prossime ore, affiderà l’incarico al medico legale di effettuare l’esame autoptico sul corpo della vittima.

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