Temendo di essere ritenuti complici di possibili crimini contro l’umanità a Gaza, crescono, sempre più, gli appelli, in Europa, per dar vita ad un embargo sulla vendita di armi a Israele. Dall’Eliseo, il presidente Macron, che ha accusato di incoerenza i governi che chiedono un cessate il fuoco a Gaza continuando a rifornire le forze israeliane di armi letali, attirandosi le ire di Netanyahu, ha sollecitato la richiesta. È passato un anno dall’inizio del conflitto e lo Stato ebraico ha allargato le sue offensive contro le radicalizzazioni islamiche dell’intera regione mediorientale. Nonostante l’unanime approvazione degli Stati europei rispetto al diritto di Israele all’autodifesa dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre dell’anno scorso, cresce la preoccupazione che le armi vendute dall’Occidente possano contribuire ai crimini di guerra e alla morte dei civili nella Striscia di Gaza assediata hanno alimentato le richieste di un embargo sulle armi anche alla luce di quanto previsto dal Trattato sul commercio delle armi, che vieta loro di autorizzare il trasferimento di armi che potrebbero essere utilizzate in “attacchi diretti contro oggetti civili”. Secondo l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, nell’ultimo quadriennio gli Usa hanno fornito ad Israele il 69 per cento degli armamenti, seguito dalla Germania con il 30 per cento e dall’Italia che avrebbe fornito quasi l’un per cento delle armi all’amministrazione militare ebraica. Berlino è il maggior fornitore europeo di armi a Israele perché il sostegno della Germania a Israele è considerato parte della sua “ragion di Stato”, o Staatsräson, a causa del suo ruolo nell’Olocausto. In realtà l’amministrazione tedesca negli ultimi mesi avrebbe ridotto le forniture di armi all’esercito israeliano. Secondo i report del dell’Economia di Berlino, che approva le licenze di esportazione, ammonterebbe a solo 14,5 milioni di euro la vendita di armi a Israele tra gennaio e metà agosto 2024, rispetto ai 326,5 milioni di euro del 2023, mentre Tuttavia, la Francia ha continuato a fornire a Israele componenti che potrebbero essere utilizzate nella produzione interna di armi. La Spagna, invece, ha sospeso le vendite di armi a Israele da quando è iniziata l’offensiva a Gaza. Gli Uk, a settembre hanno sospeso 30 delle 350 licenze di esportazione di armi verso Israele dopo aver riscontrato un “chiaro rischio che alcune esportazioni militari verso Israele possano essere utilizzate per violazioni del diritto internazionale umanitario”. Il bel Paese, infine, è considerato il terzo fornitore estero di armi a Israele dopo Stati Uniti e Germania. A marzo scorso il ministero della Difesa italiano ha riconosciuto che gli ordini firmati prima del 7 ottobre 2024 sono stati consegnati durante la guerra, nonostante la legge italiana vieti l’esportazione di armi letali a Paesi in guerra.