Gravina in Puglia(Ba) – L’uomo che ha ammazzato la moglie tenta il suicidio in carcere

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E’ stata fissata per domani mattina, nel carcere di Bari, davanti al Gip Valeria Isabella Valenzi, l’udienza di convalida del fermo, autorizzato dal pubblico ministero Ciro Angelillis, nei confronti del 65enne di Gravina in Puglia, Giovanni Lacarpia accusato di aver ucciso la moglie Maria Arcangela Turturo, la notte tra sabato e domenica scorsa. Lacarpia che dovrà rispondere alla giustizia di omicidio premeditato con l’aggravante della crudeltà ha ancora un’altra gatta da pelare. Dovrà infatti trovarsi un altro difensore di fiducia o farse assegnare uno d’ufficio perché il legale che aveva indicato al momento del fermo, l’avvocato Gioacchino Carone ha dovuto notificare la rinuncia all’incarico essendo già legale dei figli della coppia che oggi sono parte lesa nel procedimento penale. Intanto ieri mattina, presso l’istituto di anatomopatologia del policlinico di Bari, il professor Antonio De Donno e la sua equipe, su disposizione del pubblico ministero Ileana Ramundo e del procuratore aggiunto Ciro Angelillis ha effettuato l’esame autoptico per stabilire con certezza la causa della morte e, soprattutto, se dall’esame del corpo della donna possano emergere elementi che possano essere riconducibili ad altri precedenti violenze subite dalla sfortunata vittima nel corso degli ultimi anni. Da quanto trapelato sarebbe confermata la causa della morte causata dalle fratture costali e dalla frattura del corpo dello sterno che avrebbe determinato la compressione del cuore ed il conseguente decesso della donna, per arresto cardiocircolatorio. Adesso occorrerà aspettare gli esiti degli esami effettuati per stabilire se ci sono state violenze pregresse. Intanto, si apprende, che ieri mattina Giovanni Lacarpia avrebbe tentato di togliersi la vita in carcere cercando di impiccarsi a un lenzuolo che aveva annodato male alla grata della cella nella quale è detenuto da solo perché ancora inquisito. Ad accorgersi della volontà dell’uomo di compiere l’insano gesto sono stati gli agenti di polizia penitenziaria in servizio al piano del braccio carcerario dove Lacarpia è detenuto. L’immediato intervento degli agenti di custodia hanno scongiurato che l’intento suicida potesse essere portato a compimento anche se potrebbe aleggiare il dubbio della messa in scena visto il leggero nodo che il detenuto aveva fatto al lenzuolo che, con tutta probabilità, non avrebbe retto il suo peso. Del resto lo stato di salute mentale precario dell’uomo era già stato acclarato qualche tempo fa quando accusato di maltrattamenti verso animali, grazie a una perizia psichiatrica evitò la fase dibattimentale del processo per problemi di instabilità mentale. Tesi che potrebbe essere usata dalla sua difesa, anche, in questo caso sostenendo l’ipotesi di una incapacità di intendere e di volere dell’uomo.

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