La Commissione di Vigilanza Rai è stata convocata in seduta plenaria oggi, venerdì 11 ottobre, alle 12, per esprimere il parere vincolante nomina del presidente del cda Rai.
Il voto di venerdì arriva in un momento particolarmente teso all’interno della bicamerale. La maggioranza, ricordiamo, ha disertato la riunione plenaria convocata in mattina per decidere una data per procedere con il voto, facendo così mancare il numero legale.
Una mossa che ha provocato le proteste dell’opposizione, con accuse di boicottaggio e mancanza di rispetto per le istituzioni, ma tutto lascia presupporre che anche quell’appuntamento si concluda con un nulla di fatto e che tutto slitti alla prossima settimana.
La maggioranza insiste sul nome di Simona Agnes. Mancano almeno due voti per raggiungere la necessaria soglia dei due terzi e il centrodestra teme che la sua candidatura, anche se sono possibili in teoria più tentativi per provare a raggiungere il quorum, possa essere bruciata.
Da qui la situazione di stallo, durante la quale sarà il consigliere anziano Antonio Marano, espressione della Lega, a svolgere le funzioni di presidente.
L’opposizione teme che si vogliano dilatare i tempi per provare a creare qualche crepa tra le proprie fila, approfittando delle nomine alle testate, in particolare al Tg3 lasciata da Mario Orfeo, che dovrebbero arrivare forse già il mese prossimo sul tavolo del Cda. Una poltrona, quella del tg della terza rete, che orbita da sempre in area centrosinistra e questa volta – sottolinea Ansa – potrebbe finire al M5s, visto che due nomi graditi al movimento come Bruno Luverà e Senio Bonini sembrano essere in pole.
Sulla vigilanza Rai sono in quattro a tenersi d’occhio. Elly Schlein controlla Giuseppe Conte, che non può dare i suoi voti alla maggioranza per eleggere presidente Simona Agnes senza passare per l’opposizione che ha tradito. Antonio Tajani vorrebbe incassare la presidenza Rai, ma tiene d’occhio Matteo Salvini, che può fregiarsi di un presidente facente funzione, il consigliere anziano in quota Lega Antonio Marano. Giorgia Meloni potrebbe convocare le opposizioni e studiare una situazione condivisa, ma non lo fa. Anche lei combattuta tra l’ala trattativista del sottosegretario Alfredo Mantovano e quella intransigente di Giovanbattista Fazzolari.
All’ordine del giorno la ratifica del presidente Rai. Il Tesoro ha indicato la consigliera di Forza Italia Simona Agnes. Ma per diventare efficace alla nomina serve il voto della commissione di vigilanza con il quorum dei due terzi: a Fi, Lega e Fdi mancano due voti.
“La sinistra non ha vinto le elezioni. Si devono rassegnare, le hanno perse, non possono decidere loro”, dice il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi, all’Huffpost. L’intento dei forzisti è bloccare i lavori della vigilanza, commissione presieduta dai Cinque stelle. Ma secondo fonti di maggioranza, anche dare un segnale all’amministratore delegato Rai Giampolo Rossi, ma fino a che Agnes non sarà presidente, non si può procedere alle nomine in Rai. E dunque non potranno trovare soddisfazione neppure i desiderata dei Cinque Stelle, che puntavano – ma loro smentiscono – a una direzione tra Tg3 e Rainews.
Ma sulla partita Rai, così come sulla Corte Costituzionale, Meloni propone lo stesso schema: intanto Fdi incassa il suo rappresentante (Marini alla Consulta, Rossi ad Rai) poi gli alleati trovano la quadra tra loro, risolvendo il rebus Agnes/Marano a viale Mazzini o la spartizione dei giudici costituzionali a dicembre.
La determinazione con cui Schlein ha tenuto il punto sulla Consulta e sulla Rai ha chiuso ogni spazio di manovra al M5s e ad Avs che pure avevano votato in Parlamento per il rinnovo del cda, riuscendo ad eleggere Roberto Natale in quota sinistra-verdi e Alessandro Di Majo in quota M5s. Giovanni Donzelli ha provato a sondare Nicola Fratoianni. Su Giuseppe Conte sono tornati alla carica i forzisti. Ma ora il leader M5s non può votare la candidata di Forza Italia senza passare per quello che ha portato il soccorso pentastellato alla maggioranza impantanata.
D’altro canto, nel voto sulla consulta non è passato inosservato che a fronte di 323 votanti, nel centrodestra ci sono state 25 assenze (12 delle quali della Lega) e 19 schede tra nulle e voti dispersi. Se il centrodestra fosse stato compatto i voti probabilmente li avrebbe avuti.
Stanno emergendo crepe nella tenuta del centrodestra e in particolare dei rapporti di forza al loro interno. Il tema è che Agnes è stata indicata dal Tesoro. E per avere un nuovo presidente la designata dovrebbe dimettersi da consigliere. Ipotesi esclusa in partenza, spiegano da Fi. Ma dipende in gran parte da Giorgia Meloni se opposizioni e maggioranza scenderanno dai rispettivi colli. “Il governo deve mostrare un minimo di apertura alle opposizioni e le opposizioni devono scendere dall’Aventino. Così non si va avanti”, è l’invito del leader di Azione Carlo Calenda. Ma in Fdi ci sono due distinte visioni sul modo in cui impostare i rapporti con le opposizioni. La prima, spiegano fonti di partito, fa capo all’asse Fazzolari-Donzelli e vuole la prova di forza. La seconda è riferita all’altro sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, fautore del dialogo. Chi ascolterà Giorgia Meloni?
Alla fine della fiera, impasse sulla Rai, impasse anche sulla Consulta. Palazzo Chigi, dopo il fallito blitz di martedì che ha fatto saltare l’intesa tra Meloni e Conte su Marini, ha la tentazione di prendere l’opposizione per sfinimento, convocando votazioni a raffica nelle prossime settimane: «Stavolta a Elly Schlein è andata bene, ma non possono stare accampati sull’Aventino per mesi. Qualcuno si stufa prima», dicono. E in effetti qualcuno si sta stufando: Carlo Calenda lo ha già comunicato, prima agli alleati e poi in pubblico: «Non si va avanti così. Io al prossimo Aventino non partecipo: il confronto istituzionale serve, usiamolo per stanare il governo su temi seri nell’interesse del paese: io, se per esempio mi avessero assicurato il via libera al piano per l’energia nucleare, Marini glielo avrei pure votato». Scatta l’allarme nel Pd: se al prossimo giro qualcuno diserta, si va dritti al «liberi tutti». Così si fanno circolare i sospetti: «Altro che nucleare, Calenda punta alla presidenza della Commissione Demografia per Elena Bonetti». Matteo Renzi invita la maggioranza a sbloccare la situazione «offrendo una terna di nomi di qualità per votare insieme sulla Consulta». Ma il sottosegretario Fdi a Palazzo Chigi, Giovanbattista Fazzolari, accusa: l’Aventino «è una mancanza di rispetto verso il Colle», che sollecita il rispetto del plenum della Corte. «L’opposizione vuole aspettare che scadano altri 3 giudici per spartire le nomine». Ma lancia anche una frecciatina agli alleati, e a quelle 12 assenze della Lega: «È dovere della maggioranza quantomeno di presentarsi».