Secondo alcuni botanici del Royal botanical gardens di Kew (Regno Unito), esisterebbero 33 zone nel mondo (definite “darkspots”) in cui è concentrata la maggior parte delle specie botaniche non ancora scoperte, molte delle quali si pensa possano già trovarsi a rischio di estinzione. Infatti, come si legge dalla ricerca, si pensa che il 15% delle piante vascolari (quindi dotate di vasi e organi; anche gli alberi si possono considerare tali) sia ancora da scoprire, mentre più di 350mila specie, per quanto scientificamente riconosciute e descritte, presentano poche informazioni sulla loro distribuzione geografica.
Ad oggi, il 30% delle specie di alberi è a rischio estinzione; se si parla delle piante in generale, il numero di specie da tutelare è circa il doppio rispetto a quello degli animali. Un albero può assorbire fino a 100 Kg di anidride carbonica, mentre può arrivare ad emettere 118 tonnellate di ossigeno all’anno. Calcolando che ogni persona consuma 740 Kg di ossigeno in 9,5 tonnellate di aria l’anno e considerando la popolazione mondiale, una persona necessita otto alberi per vivere. La ricerca punta, quindi, a scoprire il maggior numero di piante possibili, con lo scopo di monitorarle ed ideare metodi più efficienti di conservazione.
I ricercatori hanno quindi individuato, partendo da dati mancati delle ricerche precedenti, 33 aree su cui lavorare: 22 in Asia, 8 in Sudamerica, 2 in Africa e 1 in Nordamerica. Ovviamente, la stragrande maggioranza dei “darkspots” coincide, geograficamente, con quelli che vengono chiamati “hotspost”, punti ad alta densità di specie endemiche ed a rischio estinzione. A partire da questa prima mappatura, è stato poi necessario definire Paesi prioritari, basandosi su una serie di considerazioni socio-economiche: Colombia, Myanmar, Nuova Guinea, Peru, Filippine e Turchia sono stati eletti come “priorità per la raccolta globale” per raggiungere specie che “potrebbero estinguersi prima di essere scoperte”, come ha dichiarato il direttore scientifico del Kew Garden, Alexandre Antonelli.