Politiche migratorie in bilico tra parlamento e magistratura che non utilizzano un identico linguaggio compatto

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In un’intervista rilasciata al Foglio,  il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano,  – da magistrato– parla di Europa e di politiche migratorie del governo italiano, e di esse come vengano guardate e imitate da altre nazioni. Mantovano pone l’accento  sulla necessità che nella nuova legislatura europea si parli “una sola lingua in materia di migrazione. Le migrazioni sono una delle voci, non l’unica ovviamente, ma una delle voci più significative dell’ordine del giorno, dei Consigli europei, dei primi ministri e dei ministri dell’Interno”. Il tema è determinante perché – spiega Mantovano- l’immigrazione si salda, se ben regolamentata, con il calo demografico; con la necessità di manodopera qualificata in settori che non l’hanno più”.

Per Mantovano l’Europa deve parlare una sola  lingua sull’immigrazione,  immaginando dei percorsi comuni,  immaginando delle formazioni tendenzialmente comuni: cioè provare a parlare  un linguaggio non identico, ma abbastanza compatto”.

L’azione del governo, con il decreto flussi e con gli accordi con i paesi di provenienza sta facendo un lavoro certosino che sta dando i suoi frutti, e governo e Parlamento fanno le leggi per assicurare che i migranti non aventi diritto all’asilo vengano rimpatriati. Poi, però, ci sono i giudici che li fanno uscire dai Cpr. “Non si tratta di fatti isolati, ma di una routine consolidata. Basti pensare che da metà marzo ad oggi, solo in Sicilia, non sono state convalidate 108 richieste di trattenimento avanzate dai questori. Mentre sono solo 21 quelle convalidate. Significa che su 129 casi totali, l’84% delle volte c’è stato un provvedimento di rigetto”.

“Finalmente entra a regime un nuovo modello per affrontare i flussi migratori, voluto dal presidente Meloni in collaborazione col leader albanese Rama”, ha commentato il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti, manifestando insieme il rammarico per alcune incursioni a gamba tesa della magistratura sul tema dei “Paesi extracomunitari sicuri”. Spiace constatare come a fronte di una lungimirante soluzione politica, che mira a gestire una problematica di portata internazionale, arrivino altrettanto puntuali certi interventi giudiziari che sembrano voler ridiscutere il concetto di “Paese extracomunitario sicuro”, alla base della normativa sui richiedenti asilo. In questo modo si rischia di rimettere in libertà i clandestini che sbarcano sulle nostre coste, vanificando quanto realizzato, nonché apprezzato da altre nazioni europee, come i centri resi operativi in queste ore”, ha sottolineato Foti. Il riferimento è con ogni probabilità ai cinque decreti emessi dalla sezione migranti del Tribunale di Palermo in merito al rimpatrio di altrettanti cittadini tunisini, che di fatto gettano le basi per ostacolare la strada dei rimpatri, accogliendo una indicazione della Corte di Giustizia Ue.

I due centri di accoglienza dei migranti, costruiti dall’Italia in Albania, sono operativi e siamo pronti ad accogliere i primi arrivi. L’annuncio è stato dato dall’ambasciatore d’Italia a Tirana, Fabrizio Bucci, nel corso di un sopralluogo con la stampa nel centro di Shengyin, sulla costa adriatica, dove avverrà lo screening dei migranti. L’altro centro è stato allestito a Gjader e ospiterà i migranti durante l’elaborazione delle richieste d’asilo. Parlando al termine del summit Med9 a Cipro, il premier Giorgia Meloni ha spiegato che “partirà probabilmente tra qualche giorno in termini operativi il protocollo che ormai tutti conoscono tra Italia e Albania che vuole essere esattamente questo: una soluzione innovativa in tema di governo dei flussi migratori, di lotta ai trafficanti di esseri umani”.

“L’avvio dei centri di accoglienza in Albania rappresenta un passo concreto nella gestione dei flussi migratori, grazie alla cooperazione tra Italia e Albania. Questo approccio consentirà una gestione più sicura e ordinata, assicurando al tempo stesso il rispetto dei diritti umani e un rapido esame delle richieste di asilo”, ha commentato il vicecapogruppo di FdI alla Camera, Elisabetta Gardini, anche lei facendo riferimento al fatto che “purtroppo, alcuni interventi di certa magistratura rischiano di minare questo modello innovativo, mettendo in discussione il concetto di ‘Paese sicuro’ e vanificando gli sforzi di trattenimento e rimpatrio dei migranti irregolari. L’Italia sta diventando un riferimento in Europa sulle politiche migratorie, come dimostrano i riconoscimenti ricevuti da leader internazionali come il premier britannico laburista Starmer o il Presidente della Repubblica Federale Tedesca Steinmeier. Speriamo – ha concluso Gardini – che questo percorso non venga ostacolato da interventi giudiziari che potrebbero compromettere i progressi raggiunti”.

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