Giovanni Toti, è sul palco della Terrazza Colombo, al trentunesimo piano del grattacielo Piacentini, con il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti che ha scritto la prefazione del libro, da domani in vendita, Confesso: ho governato, edito da Piemme.
“Questo testo – spiega l’ex governatore, arrestato il 7 maggio e oggi in stand by come un telefonino in modalità aereo – non è un atto d’accusa contro la magistratura che pure ha sbagliato, secondo me, ma si rivolge criticamente alla politica che si è autoscreditata e l’ha sempre data vinta alla giustizia. A sinistra hanno sfilato per chiedere le mie dimissioni, senza pensare che magari la prossima volta toccherà a loro. A destra, dove pure la solidarietà sul piano personale non è mancata, c’è stata una gigantesca sottovalutazione del problema. Di queste cose non si parla”.
Martina Maltagliati, volto Mediaset che conduce la serata, sottolinea che il volume non è una geremiade o uno sfogo, ma un’analisi sulla vulnerabilità del Palazzo. “Io sono cresciuto con Berlusconi – spiega Toti – che incarnava lo spirito liberale e ho cercato di portare un pizzico di quella rivoluzione liberale qui in Liguria”. “Proprio per queste ragioni – osserva Sallusti – Toti doveva essere fermato, esattamente come trent’anni si cercò in tutti i modi di sbarrare la strada al Cavaliere”.
Il prezzo pagato è umanamente alto, come sa bene Siria Magri, la moglie dell’ex governatore seduta in prima fila. Ma il patteggiamento non è una sconfitta: “Toti ha patteggiato? Ha patteggiato anche la procura, la grande inchiesta – conclude Sallusti – ha partorito il topolino”.