Il genere umano ha, da sempre, alzato gli occhi al cielo, interrogandosi sul grande buio che circonda la Terra, gli altri pianeti e le stelle. Ebbene, nonostante anni di evoluzione scientifica abbiano portato alla descrizione accurata di alcuni dei meccanismi che controllano l’Universo, ne conosciamo soltanto il 15%. Perché la materia che possiamo toccare e, soprattutto, vedere, con la relativamente poca attrazione di gravità che esercita, non è in grado di spiegare il motivo per cui esistano le galassie, per esempio. C’è ancora un intero Universo da scoprire, definito dagli scienziati come “Universo oscuro”.
Il lancio del telescopio ESA Euclid ha, come scopo, proprio quello di studiare la composizione e l’evoluzione dell’Universo oscuro, osservando miliardi di galassie nel raggio di 10 miliardi di anni luce, fino a coprire un terzo del cielo. Numeri immensi: per capirne l’entità, basta pensare che il Sole dista 8 minuti luce dalla Terra e che il sistema solare più vicino a noi, Alpha Centauri, dista circa 4 anni luce. A poco più di un anno dal suo lancio, Euclid ha concluso il 12% della sua esplorazione, mentre l’ESA ha elaborato un primo puzzle di 208 megapixel (quindi 208 milioni di pixel) a coprire solo l’1% della mappa integrale, la più grande mai pensata e realizzata.
“Questo è solo l’1% della mappa, eppure è pieno di una varietà di fonti che aiuteranno gli scienziati a scoprire nuovi modi per descrivere l’Universo” come afferma Valeria Pettorino, Scienziata di Progetto presso l’ESA, riferendosi anche alle 14 milioni di galassie utili per studiare sia la “materia oscura” che l’ “energia oscura”. La prima, un tipo di materia di cui possiamo soltanto apprezzare gli effetti gravitazionali perché, a differenza di altri corpi massivi, non emette radiazioni elettromagnetiche né, tantomeno, riflette luce (quindi, non possiamo vederla): spiegherebbe la tendenza di pianeti e stelle a riunirsi in galassie. Si pensa possa essere composta da particelle subatomiche, ancora da scoprire. La seconda, è dotata di una forza repulsiva che potrebbe spiegare l’attuale espansione dell’Universo.
La destinazione del telescopio è il secondo punto di Lagrange del sistema Sole-Terra, lì dove una massa “piccola” può orbitare in balia di forti forze di attrazione e repulsione, a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, mentre il primo anno di dati sarà rilasciato nel 2026.