Con la morte di Sinwar si apre una nuova fase

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Con l’ eliminazione del capo di Hamas, a detta degli americani e di gran parte del mondo occidentale, inizia una nuova fase che dovrebbe portare ad una tregua e agli aiuti umanitari. Gli Stati Uniti sono stati sempre a fianco di Israele, considerando l’ autodifesa legittima, perché circondato da nemici che ne vogliono la distruzione. Adesso Biden si augura che Netanyahu volti pagina, forte anche del successo militare conseguito, per aver decimato la dirigenza di Hamas . Quindi è il tempo di sentirsi magnanimi con gli sconfitti, compreso i Palestinesi ingannati da Hamas che gli avevano fatto credere di poter sconfiggere il nemico di sempre con il terrorismo e le stragi . A Gaza c’è una tragedia umanitaria senza precedenti che deve essere affrontata rapidamente con rapide forniture di acqua, cibo, medicinali e cure. Già qualche giorno fa , la Casa Bianca aveva ammonito Israele di lasciar passare gli aiuti umanitari, minacciando di sospendere gli aiuti militari. Oggi , quindi , con l’ uccisione di Sinwar, gli Usa hanno un argomento nuovo per spingere Israele verso una tregua. Il Premier israeliano adesso è in posizione di forza e può liberarsi dal giogo dell’ estrema destra e quindi ascoltare la voce del popolo che gli chiedono di liberare gli ostaggi ancora vivi, che dovrebbero essere un centinaio. E’ ora che le armi tacciano per lasciare il posto ai negoziati che portano alla tregua, alla formazione di un governo provvisorio riconosciuto dai Palestinesi di Gaza, con il coinvolgimento degli altri stati arabi anche nella ricostruzione dell’ area, in vista della creazione di uno stato palestinese. E’ un percorso lungo irto di ostacoli che ancora persistono nonostante la morte di Sinwar. Ma ci poniamo subito una domanda: ” Chi rappresenterà Hamas negli eventuali negoziati? ” . La rappresentanza politica del movimento si trova a Doha, ( Qatar), ma realmente non rappresenta quel che resta della milizia a Gaza . Con la decapitazione dei capi di Hamas ed Hezbollah, cade la maschera del vero nemico e regista , fino a qualche tempo fa occulto, oltre che finanziatore dei movimenti del terrore: l’ Iran. Gli aiatolla potrebbero richiedere a quello che è rimasto delle milizie di accettare condizioni di tregua, fino ad oggi respinte? Siamo ad un punto di svolta, se lo è, delicatissimo. Per gli Usa l’ eliminazione di Sinwar rende quanto mai più opportuno che Israele rinunci all’ annunciata rappresaglia contro l’ Iran o quantomeno che sia chirurgica, quasi simbolica ed eviti di attaccare i siti nucleari. Anche al paese degli Ayatollah conviene, in questo momento di completa disfatta delle sue milizie a Gaza e in Libano , di trattare una via d’ uscita che gli permetta di uscire da questa impasse, in cambio di una de- escalation su tutti i fronti bellici. Già nel passato è accaduto qualcosa di simile. Al netto dei probabili scenari che appaiono, resta il fatto che lo scacchiere geopolitico resta pieno di incognite. La campagna elettorale americana può determinare nuove svolte nella politica estera. Netanyahu, forte dell’ eliminazione di Sinwar, potrebbe essere incoraggiato ad andare fino in fondo verso la completa eliminazione di tutti i pericoli esterni ai suoi confini. La Russia potrebbe fomentare l’ Iran a continuare nella lotta contro Israele. Alla fine la situazione potrebbe sfuggire di mano a qualcuno e portare alla terza guerra mondiale.

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