Bari – “Una città dopata dal turismo”, parola di Arcivescovo

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“Ci sono molti segnali che ci dicono che i luoghi di aggregazione in particolare la movida diventano punti nei quali, soprattutto, i più giovani vogliono manifestare la loro caratura predominante e spesso con risvolti di natura criminale. Non basta emettere ordinanze per risolvere i problemi di sicurezza, non è quella la soluzione al problema” questo il punto di vista espresso dal procuratore aggiunto della procura distrettuale antimafia di Bari e Foggia nell’ambito del convegno “Mafia e disagio giovanile”, promosso dall’associazione “Libera-Puglia” e dalla stessa amministrazione comunale di Bari. Di criminalità organizzata, mafia e disagi giovanili, alla luce degli ultimi episodi di cronaca che si sono verificati, si discute nelle ultime ore a Bari. Intorno al tavolo di discussione moderato da don Angelo Cassano, referente regionale di “Libera”, insieme a tanta gente comune ai familiari delle vittime di mafia, don Luigi Ciotti, referente nazionale di “Libera”, gli assessori del comune di Bari alla legalità e alle Culture, Nicola Grasso e Paola Romano, Francesco Giannella, procuratore aggiunto e coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, l’arcivescovo metropolita della diocesi di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano, Giuseppe Moro, professore di Sociologia dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, e Gigia Bucci, segretaria generale della CGIL Puglia. Un incontro quello pubblico che è stato preceduto da un momento privato al quale ha partecipato per un breve e fugace saluto anche il prefetto di Bari, Franco Russo. A fare eco al pensiero del numero due della procura distrettuale antimafia barese, anche, l’arcivescovo che ha definito il capoluogo di regione “una città che sta vivendo il fenomeno del doping del turismo e dal suo indotto, nel quale si annidano e trovano facilmente modo di fecondare i germi della criminalità organizzata soprattutto giovanile e questa è una realtà pericolosa e dietro questo fenomeno si nasconde un modo di vivere e vedere la città completamente sbagliato. So che non è facile ma è giunto il momento di cambiare perché questa città è cresciuta all’interno di un sistema economico autoreferenziale che ha fatto innalzare l’individualismo che crea violenza diventando il comune denominatore degli ultimi atti criminali che vedono i giovani protagonisti. Tra i giovani violenti si è abbassato il livello anagrafico ed è aumento quello della crudeltà. Dobbiamo resistere, nel senso che dobbiamo tornare ad abitare la vita con i suoi valori fondamentali. Non dobbiamo mollare sulla costruzione di una rete civile e mettere insieme le istituzioni di ogni ordine e grado per leggere e interpretare il disagio, coglierne le radici e saperlo affrontare. C’è bisogno di una rete di istituzioni, siamo in una situazione che non ci può lasciare tranquilli e sereni”. Sulla stessa lunghezza d’onda il 79enne sacerdote veneto icona religiosa dell’antimafia nazionale che punti il dito verso alcuni fattori della nostra società, che Bari e la Puglia, “vivono a pieno l’isolamento, il mondo dei social. C’è un sistema violento”, ha ricordato don Ciotti, “che ci circonda questa è una società che non può dimenticare le responsabilità che gli adulti hanno rispetto ai giovani. Siamo in una società che si preoccupa dei giovani ma che non si occupa di loro e dei loro bisogni. L’unica soluzione per arginare il problema”, ha concluso il prete nazionale antimafia, “sta nel dover inondare la nostra società i nostri territori di nuove e sane opportunità da offrire ai ragazzi in modo che possano evitare di essere attratti dagli stereotipi criminali. I ragazzi se trovano punti di riferimenti veri, come impulsi sani, servizi e opportunità non è vero che si lasciano distrarre dalla tentazione criminale. L’Italia è un Paese con tante belle caratteristiche ma che in alcune zone raggiunge il trenta per cento della dispersione scolastica, fattore questo che consente, di fatto il fenomeno della devianza giovanile verso il mondo della criminalità”. Un concetto quest’ultimo, ripreso dal neo assessore alla legalità del comune di Bari, Nicola Grasso, che ha voluto puntare l’attenzione sul disagio culturale che, sempre più spesso, in una città come Bari cresce e porta alla degenerazione della condizione giovanile.

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