Inchiesta hacker: Pazzali della Equalize di Milano realizza  un report  su Ignazio La Russa e sul figlio Geronimo

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Ancora dati spiati, ancora  dossieraggio e hackeraggio. Le rivelazioni che stanno emergendo dall’inchiesta sui dati sottratti a Milano hanno innescato reazioni accese nella politica italiana. L’attenzione si è subito concentrata sulle falle di un sistema che sembra incapace di proteggere informazioni sensibili. I magistrati, prudenti, avvertono che “le indagini sono appena iniziate”, ma già il terremoto mediatico scuote Palazzo Chigi.

Di fronte all’ondata di rivelazioni sugli abusi delle banche dati delle forze dell’ordine, l’esecutivo si prepara a introdurre un decreto-legge per rafforzare la sicurezza delle informazioni e limitare l’uso non autorizzato delle banche dati stesse.

Fonti interne di Palazzo Chigi e del ministero della Giustizia confermano che l’obiettivo non sarà solo “inasprire le pene” per chi accede illecitamente ai sistemi di polizia, ma anche introdurre restrizioni per gli investigatori, vincolandoli all’autorizzazione delle procure per accedere a banche dati o intercettazioni su telefoni e dispositivi.

L’esecutivo sta definendo il testo del decreto, lavorando a stretto contatto con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro degli Interni Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il provvedimento mira a rafforzare le regole sugli accessi e l’uso delle banche dati investigative, come il Sistema di Indagine (Sdi), e ad aumentare le pene per chi sfrutta illegalmente le informazioni a fini di dossieraggio. Nordio ha inoltre espresso l’intenzione di accelerare la riforma della giustizia in Parlamento, inclusa la separazione delle carriere e le modifiche al Csm.

Matteo Salvini  annuncia un disegno di legge per pene più dure. La reazione è stata immediata anche da parte di Antonio Tajani, preoccupato per possibili infiltrazioni straniere nei dati trafugati: “Non è escluso peraltro che questi dati siano utilizzati anche da chi è nostro nemico dal punto di vista geostrategico, non è escluso che li utilizzino anche la Russia e i Paesi che non sono certamente nostri amici”, ha dichiarato in un eccesso di maccartismo.

Stupito” e “disgustato”. Queste le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa alla notizia di essere stato tra i tanti spiati dalla società di investigazioni Equalize di Milano. “Conosco da anni Enrico Pazzali che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Attendo di avere altri elementi, quindi, prima di un giudizio definitivo assai diverso su di lui”, dice La Russa. Prendendo le distanze dal manager della Fiera al centro dell’inchiesta milanese perché “è noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano da FdI né tantomeno da me. Sono stupito più che allarmato, dalle notizie di una sua azione di dossieraggio nei miei riguardi. Sono infine disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa’ di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l’unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia”.

Nell’inchiesta del pm della Dda di Milano Francesco De Tommasi, emergono le intercettazioni del manager, presidente della Fondazione Fiera Milano, che chiede di effettuare la ricerca sul politico di Fratelli d’Italia a Samuele Calamucci, ai domiciliari, e al tecnico informatico Samuele Abbadessa, tra gli indagati.

È il 19 maggio del 2023. Pazzali è nell’ufficio della società in via Pattari. “Fammene un’altra nel frattempo, Ignazio La Russa! – esordisce Pazzali -. Del 53! No, ha settantacinque anni lui, ha.. vai giù.. 18 luglio.. esatto”, dice cercando la giusta data di nascita per evitare omonimie. Ma non si accontenta. Alla richiesta aggiunge quella di un report sul primogenito del presidente del Senato, Geronimo, avvocato e presidente dell’Automobile club Milano. “E metti anche un altro se c’è.. come si chiama l’altro figlio? Geronimo.. come si chiama Geronimo.. Lui è del ‘80.. vediamo..”. Abbadessa inizia a cercare le informazioni insieme a Pazzali. “Fammi vedere un po’.. allora c’abbiamo Ignazio La Russa, che continua a venire.. esce arancione”. Il colore indica la situazione dei pregressi giudiziari del soggetto di cui si richiedono le informazioni nello Sdi, la banca dati interforze del Ministero dell’Interno a cui il gruppo di hacker aveva accesso illegalmente.

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