La vera crisi della Sanità: mancano gli specialisti, non i medici

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I medici ci sono ma mancano quelli nei settori cruciali per il sistema sanitario italiano. Scarseggiano gli specialisti in settori come emergenza-urgenza, geriatria, anatomia patologica, chirurgia vascolare e toracica. E’ questo il motivo, vero, della crisi della sanità pubblica in Italia che ne compromette la qualità dei servizi e rende difficile garantire una copertura omogenea delle competenze su tutto il territorio nazionale. Le cause di questo ‘Titanic’ sono tante ed ataviche ma è una la fa da padrona: questi ambiti sono poco attrattivi per i giovani medici perché guadagnano poco ed i giovani professionisti seguaci di Ippocrate scelgono rami più remunerativi. E la nuova manovra finanziaria non gli aiuta: 17 euro in più al mese è considerato ‘ridicolo’ tanto che i sindacati di categoria hanno proclamato uno sciopero nazionale per il 20 novembre.

I medici in Italia. I numeri.  A livello internazionale, l’Italia si distingue per il più alto numero di laureati in Medicina per abitante: nel 2021 si sono registrati 10,7 mila nuovi medici, pari a 18,2 laureati ogni 100 mila abitanti. Il numero di laureati si è stabilizzato intorno ai 10 mila annui, con una previsione di crescita fino a 16 mila nei prossimi anni. I dati evidenziano, che nel 2030 ci sono saranno 20.000 medici in più rispetto alle necessità del servizio sanitario nazionale. La criticità si presenta al momento della specializzazione: dal 2020/21 i posti nelle scuole di specializzazione hanno superato il numero di candidati, con un picco nel 2022/23, quando i 15.701 posti disponibili sono stati coperti da soli 13.957 candidati. Ciò ha portato a una copertura insufficiente in aree come chirurgia generale, medicina d’emergenza e radioterapia, dove il tasso di copertura è sceso al 10,7%, come emerge anche dal  Rapporto ANVUR 2023 – La formazione di area medica.

I settori non attrattivi. La carenza di specialisti in settori chiave ha conseguenze dirette sui servizi sanitari: nei reparti di emergenza la mancanza di medici allunga i tempi di attesa e sovraccarica il personale. Anche in settori come neuropsichiatria infantile e medicina di comunità, la mancanza di professionisti penalizza le fasce di popolazione più vulnerabili. Queste specializzazioni sono poco attrattive non solo per i turni gravosi e le difficili condizioni di lavoro, ma anche per la retribuzione, che spesso non rispecchia l’impegno e le responsabilità richieste. I giovani medici, di fronte a queste prospettive, preferiscono orientarsi verso specialità più remunerative e con migliori opportunità di crescita, come chirurgia plastica e dermatologia, che continuano ad attrarre numerosi candidati. E sono attratti dal ‘privato’.

Le scuole di specializzazione: top e flop. Ogni anno, i bandi per le scuole di specializzazione mettono in evidenza un chiaro divario: alcune discipline attirano molti candidati, mentre altre faticano a coprire i posti disponibili, evidenziando uno scollamento tra ciò che offre il sistema formativo e le necessità del sistema sanitario. Questa criticità è particolarmente grave in un Paese con una popolazione che invecchia rapidamente e un aumento delle malattie croniche e delle disabilità, richiedendo una distribuzione più efficace delle competenze sanitarie.

Soluzioni. Affrontare la carenza di specialisti richiede interventi strutturali: migliorare le condizioni di lavoro, incrementare la retribuzione e creare incentivi per rendere più appetibili le specializzazioni meno richieste, favorendo percorsi di carriera flessibili e interdisciplinari. È fondamentale una sinergia tra sistema sanitario e universitario per allineare la formazione dei medici alle reali esigenze del Paese, garantendo così servizi adeguati su tutto il territorio.

L’aumento dei posti nei corsi di laurea in Medicina, passati da 9,7 mila nel 2017/18 a circa 19,5 mila nel 2023/24, avrà un impatto sul numero di laureati nei prossimi anni, con una previsione di circa 16 mila medici annui entro il 2028/29. Ma aumentare il numero di laureati non basta: è essenziale orientare il fabbisogno formativo verso le specializzazioni più carenti, per garantire una sanità equa e accessibile per tutti. La vera sfida è costruire una sanità sostenibile, capace di rispondere alle necessità del Paese e di offrire servizi di qualità a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale.

Valentina Alvaro

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