Sicure, economiche ed ecologiche. Ma l’idea non piace a tutti. C’è il popolo del Nimby fagocitato da una cultura miope che segue le mode del momento. E poi c’è la fantascienza e la scienza, quella vera, che, invece, vanno a braccetto e riesce a mettere insieme due nomi, due mondi che ai più potrebbero sembrare contraddittori: Oliver Stone e Carlo Rubbia. Hollywood e un premio nobel per la fisica uniti per supportare e ‘sponsorizzare’ il progetto di un italiano che potrebbe evitare, in futuro, il rischio Chernobyl (guasto reattore con radiazioni a palate) e quello Zaporizhzhia (missili dal cielo). Ma soprattutto ‘risolvere’ il dramma della crisi energetica che attanaglia mezzo mondo. Non è ‘fantascienza’ ma realtà: creare centrali nucleari sotterranee. E l’idea è di un italiano. Si chiama Pietro Lunardi ed il grande pubblico lo ricorderà, solo, per essere stato ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture nei governi Berlusconi II e III, dal 2001 al 2006. Ma dalla scienza é stato proclamato ‘Man of the year in construction field’ dalla rivista statunitense «Engineering News-Record. Ed ora sta lavorando al progetto del Telescopio di Einstein per ascoltare l’universo. I meno informati non sanno che Lunardi è considerato uno principali scienziati al mondo nel campo delle tecniche di scavo sotterraneo. E proprio lui lancia una idea rivoluzionaria che potrebbe cambiare le sorti economiche ed ecologiche della società attuale e futura. Una tesi semplice: in un momento di una drammatica crisi energetica, che determina un aumento smisurato dei prezzi, soprattutto per i consumatori finali, bisogna ritornare al nucleare ma non al nucleare ‘storico’. Bisogna andare oltre e costruire centrali nucleari sotterranee.
L’idea di Lunardi. L’idea di Lunardi di creare centrali nucleari sotterranee è stata prontamente sposata dal premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia. Si tratta di realizzare centrali nucleari in profondità, a due-trecento metri sotto terra. Una scelta semplice che neutralizza tutti i problemi legati a sicurezza, terremoti, tsunami, diffusione di radioattività in caso di incidente e nessuna scoria da portare in giro. Per gli ideatori una rivoluzione copernicana di una semplicità unica. In un’intervista, Lunardi spiegò che “i rischi di una catastrofe dovuta a fuoruscite di materiale radioattivo saranno pressocché nulli e anche il problema delle scorie potrà essere risolto nel migliore dei modi”. E ricordando l’esperienza del Gran Sasso, con laboratori costruiti a 1.400 metri di profondità, siamo diversi decenni fa, spiegava. “La particolare natura delle rocce garantisce la quasi completa gestione della radioattività, impedendo fughe. Il discorso, allora, può essere esattamente invertito: se la roccia protegge dalle radiazioni, ne impedisce anche la fuoriuscita. Quindi, “si potrebbe perfino pensare di avere centrali nucleari ecologiche e sicure perfino in città, scavando alla profondità giusta”. I problemi della fissione nucleare, sicurezza e le scorie, sarebbe facilmente superata se fosse adottata questa scelta. “Se realizzate sottoterra, a due/trecento metri di profondità, il problema non si pone – spiega Lunardi –. In passato, l’ipotesi non è mai stata presa in considerazione perché i costi sarebbero stati molto superiori rispetto a quelli di una centrale in superficie: ma oggi, con le nuove tecnologie di scavo, è esattamente il contrario”.
Una centrale nucleare in superficie può costare tra i 9 e gli 11 miliardi con una spesa per la sicurezza pari al 30/40 per cento dell’investimento. Con una centrale sotterranea queste voci si azzererebbero. Per Lunardi, “quanto alla sicurezza, sono annullati i rischi di danni in caso di eventi sismici, per la ridotta sismicità del sottosuolo, di attacchi terroristici, missilistici o di impatto aereo, ma anche i danni in caso di fusione del nocciolo. Per l’ambiente, il vantaggio è dato dall’impatto ridotto a zero e dal minore consumo di suolo. Quanto alla spesa, l’impianto sotterraneo, comprendendo anche lo smantellamento dopo 60 anni di vita e lo stoccaggio delle scorie in profondità, verrebbe a costare almeno il 50 per cento in meno”. Le moderne tecnologie di scavo permettono grandi risparmi; sottoterra tutti i problemi di sicurezza vengono eliminati; lo smantellamento dopo sessant’anni di vita non sarebbe un costo; lo stoccaggio delle scorie in cavità a due/trecento metri di profondità azzererebbe qualsiasi pericolo, ha spiegato Lunardi in una recente intervista.
La Politica vuole il Nucleare?. La politica resta timida sul tema, segue più le tendenze sociali ed elettorali, rispetto alla complessità del problema. Carlo Calenda ha annunciato di aver raccolto, in pochi giorni, più di 50.000 firme per chiedere, attraverso un proposta di legge popolare, il ‘ritorno’ al nucleare. Prima invece c’era stata una interrogazione all’allora ministro della Transizione ecologica Cingolani, come prima firmatari i senatori Enrico Aimi e Alessandra Gallone, rispettivamente capogruppo di FI in commissione Esteri e responsabile dipartimento Ambiente FI. “Dopo oltre un trentennio di immobilismo, a causa dei referendum abrogativi contro il nucleare che provocarono un sentimento antinucleare molto profondo negli italiani, e di fronte a scenari geopolitici in continua evoluzione, chiediamo al Governo di valutare la possibilità di realizzare centrali nucleari sotterranee”. “Da anni – si legge – ormai autorevolissimi tecnici e scienziati hanno sposato la causa delle centrali sottoterra, impianti che si potrebbero collocare dai 100 ai 300 metri di profondità, con costi di gran lunga inferiori rispetto a quelle di superficie e con la capacità di produrre energia elettrica sicura e pulita. Le centrali a fissione nucleare sotterranee dunque non solo sono di più facile realizzazione, ma eliminano i rischi di danno in caso di fusione del nocciolo, poiché la particolare natura delle rocce garantisce la quasi completa gestione della radioattività, impedendone le fughe. E ‘giunto il momento di avviare una seria rivoluzione nella generazione di energia nucleare, investendo anche su nuove tecnologie come gli small modular reactors, reattori di piccole dimensioni capaci di abbattere tempo e costi. Non possiamo più continuare a pagare per scelte politiche non fatte, grazie al condizionamento di ideologie ambientaliste minoritarie e sbagliate, ma dobbiamo assumerci la responsabilità di offrire un futuro diverso al nostro Paese”. Ancora poco per una svolta seria verso il nucleare civile, economico ed ecosensibile e sostenibile. Scienziati e premi Nobel hanno sposato la causa delle centrali sotterranee. Si sono il russo Andrei Sakharov , l’americano Edward Teller e soprattutto il Nobe per la Fisica, l’italiano, Carlo Rubbia che nel 2015, in un intervista rilasciata a ‘Sette’, inserto del Corriere della Sera, spiegò che “l’alternativa è praticabile e probabilmente fattibile eliminando tanti problemi. Con impianti del genere non esiste il pericolo di fuga di sostanze radioattive come è accaduto a Chernobyl e Fukushima”. Ma c’è anche il regista Oliver Stone che con il documentario Nuclear, presentato anni fa alla Mostra del Cinema di Venezia, ha dimostrato la necessità ed i vantaggi dell’energia nucleare.