La conclamata lite tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte ha segnato, in modo definitivo, il distacco del primo dal movimento da lui fondato. Quello che è successo a Grillo s’era già visto con Umberto Bossi: l’uno e l’altro sono riusciti, venendo dal nulla, a creare un movimento politico di successo, ma alla fine entrambi sono stati messi da parte.
Le capacità politiche e carismatiche dei due leader sono indubbie e i due movimenti sono senza dubbio centrati sui loro fondatori ma, purtroppo, quanto creato come era nato è morto, mescolando verità e menzogne, confondendone i confini e volgarizzando il tutto, come capitò a Bossi che chiuse la sua parabola politica tra rimborsi elettorali e diamanti della Tanzania.
Il problema reale che sorge a valle è che le spiccate personalità di Bossi e Grillo poco avevano in comune con le logiche e le personalità politiche del contemporaneo, visto che poco avevano in comune Maroni con Bossi e Conte con Grillo.
La Lega e il Movimento 5 Stelle sono state realtà assai diverse, ma con qualche elemento convergente. L’avvento di Bossi a fine anni Ottanta e quello dei grillini un quarto di secolo dopo furono, sul piano politico, due avvenimenti miracolosi: due incidenti imprevisti e in larga misura legati al carattere anomalo dei fondatori.
Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte è paragonabile a quello tra l’azionista (il fondatore Grillo) e l’amministratore delegato (il manager Conte) di una grande azienda. L’ipotesi più probabile è quindi l’implosione dell’azienda, i cui resti saranno raccolti a costo irrisorio dai concorrenti.
Beppe Grillo, con tutti i suoi difetti ha, nella vicenda, diverse ragioni, prima tra tutte è che il suo amministratore delegato ha fallito su tutti i fronti. Presidente del Consiglio per grazia ricevuta Conte riuscì a stare in piedi non più di sedici mesi sia al primo giro (quello con Salvini) sia al secondo (quello con Pd e Renzi). Sarà ricordato per la disastrosa gestione dell’emergenza Covid e per le macerie che ha lasciato, nell’economia reale, con il reddito di cittadinanza e il bonus 110 per cento. Non contento di aver distrutto mezzo Paese, lasciato Palazzo Chigi Conte ha distrutto anche il Movimento. Sotto la sua gestione i Cinque Stelle hanno perso oltre sei milioni di voti alle politiche del 2022 (-15%, equivalenti a 175 deputati e 84 senatori), oltre due milioni e mezzo di voti alle Europee del 2024 (-17%, 6 eurodeputati) mentre la perdita media nelle varie elezioni regionali che si sono succedute è stata dell’8% (una cinquantina di consiglieri).
Non solo in qualsiasi azienda, ma pure in qualsiasi partito, uno con un curriculum del genere dovrebbe scomparire, lasciando spontaneamente per manifesta incapacità come da tempo, se non da sempre, sostiene Beppe Grillo.
Fino a che la sinistra ci navigherà insieme il centrodestra può dormire sonni tranquilli…