Tor Vergata: 8 scuole di Specializzazioni del preside Marini vengono chiuse. Danno per l’Ateneo romano

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I medici ci sono. Ma mancano gli specializzati in alcuni settori strategici fondamentali per il servizio sanitario pubblico. E poi c’è il caso, sempre tutto italiano, della chiusura di 41 scuole di specializzazioni per mancanza di requisiti. “Il record negativo, come ha scritto il quotidiano Il Giornale, spetta all’università Tor Vergata di Roma, dove il preside della facoltà di Medicina Stefano Marini firma le autocertificazioni che gli vengono sottoposte dai direttori delle scuole di specializzazione. Otto di queste non hanno risposto ai requisiti previsti dai bandi, tanto che l’Osservatorio nazionale della formazione medica ha chiuso chirurgia toracica, pediatrica, vascolare, medicina d’urgenza, neurochirurgia, oncologia, otorino e nefrologia”. Infatti Stefano Marini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, è il Preside che ha registrato il maggior numero di chiusure di Scuole di Specializzazione, 4 definitivamente, 2 con accreditamento provvisorio e 4 con criticità su 37 Scuole totali. Il Professor Marini, chimico, già chiacchierato per presunti errori procedurali nel concorso per il primariato di cardiologia, presso l’ateneo capitolino, chiede aiuto al Segretario Nazionale ANAAO ASSOMED, Pierino Di Silverio, per salvare capri e cavoli. I due, da quanto risulta, avrebbero cercato un incontro con il Rettore dell’Università Prof. Nathan Levialdi Ghiron per accreditarsi ai suoi occhi nel tentativo di buttarlo nella mischia e coprirsi le spalle, il tutto all’insaputa del Rettore, per mitigare eventuali colpe nella chiusura delle scuole di specializzazioni. Non si sa quando questa eventuale strategia abbia portato a qualche risultato concreto. Di sicuro le scuole restano, al momento ‘chiuse’, con danni agli studenti e allo stesso Ateneo. In questa vicenda spicca la figura di Pierino Di Silverio che ha diffidato tutte le Università italiane sede di Scuole di Specializzazione a seguito della circolare del Ministero dell’Università, sostenendo che le stesse non debbano far sostenere esami di passaggio di anno ai medici in formazione specialistica assunti con il DL Calabria. Si specifica che la valutazione accademica è un pilastro della formazione universitaria e non può essere sostituita con la pratica sul campo, anche perché questa deve essere affiancata da una solida preparazione teorica. Questo tipo di formazione specialistica è fondamentale per garantire la qualità delle cure sanitarie. La legge, così come riformulata dal Decreto-legge n. 19/2024, prevede che gli specializzandi siano assunti con contratti a tempo determinato, mantenendo l’iscrizione alla scuola di specializzazione, con una formazione parziale. Tuttavia, si sospende la certificazione di alcune attività formative. Questa disposizione potrebbe avere effetti negativi sull’efficacia della formazione stessa. Secondo quanto riportato in una nota ministeriale, le università italiane, in base alla normativa vigente, hanno il compito di supervisionare la formazione teorica e di valutarla attraverso esami, che incidono anche sul voto finale di diploma. La Direttiva Europea 2005/36/CE ribadisce inoltre che, anche con formazioni parziali, la qualità e il livello non devono mai scendere rispetto a quella a tempo pieno. Questi aspetti sono cruciali per evitare che la formazione specialistica venga ridotta a un mero affiancamento pratico senza un’adeguata valutazione teorica. Inoltre, eliminare la componente valutativa andrebbe contro gli standard stabiliti a livello europeo, creando un pericoloso disallineamento tra la preparazione degli specialisti italiani e quelli di altri Paesi. Ciò potrebbe compromettere la mobilità internazionale dei professionisti sanitari e la loro capacità di operare in contesti che richiedono livelli di certificazione rigorosi. Ma nell’Italia dalle mille contraddizioni c’è chi riesce a farsi designare Consigliere di Amministrazione della Fondazione PTV. Problematiche procedurali o incomprensioni con gli studenti non allineati alle sue idee politiche non contano più di tanto quando si tratta di ‘nomine’.

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