“No more hot air… please!” (“Basta aria calda, per favore!”)

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Il nuovo rapporto delle Nazioni Unite è un appello urgente affinché i governi di tutto il mondo intensifichino i loro sforzi nella lotta contro la crisi climatica, sottolineando che le azioni intraprese finora sono insufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), anche con gli attuali impegni, le temperature aumenterebbero di circa 3,1°C entro la fine del secolo, un livello considerato catastrofico. Anche se i paesi raggiungessero i loro obiettivi più ambiziosi, il riscaldamento si attesterebbe comunque intorno ai 2,6°C, superando la soglia di sicurezza stabilita dagli accordi di Parigi.Il rapporto esamina quanto le nazioni devono promettere di tagliare i gas serra e di consegnare, nel prossimo round di Nationally Determined Contributions (NDC), la cui presentazione è prevista per l’inizio del 2025 prima della COP30. Sono necessari tagli del 42 percento entro il 2030 e del 57 percento entro il 2035 per raggiungere l’obiettivo di 1,5°C. Un fallimento nell’aumentare l’ambizione in questi nuovi NDC e nell’iniziare a realizzare immediatamente metterebbe il mondo sulla strada di un aumento della temperatura di 2,6-3,1°C nel corso di questo secolo. Ciò porterebbe impatti debilitanti su persone, pianeta ed economie. Resta tecnicamente possibile intraprendere un percorso di 1,5°C, con l’energia solare, eolica e le foreste che promettono davvero tagli alle emissioni rapidi e radicali. Per realizzare questo potenziale, NDC sufficientemente forti dovrebbero essere sostenuti urgentemente da un approccio di governo complessivo, misure che massimizzino i co-benefici socioeconomici e ambientali, una collaborazione internazionale rafforzata che includa la riforma dell’architettura finanziaria globale, una forte azione del settore privato e un aumento minimo di sei volte degli investimenti per la mitigazione. Unite per l’Ambiente (UNEP), evidenzia l’urgenza di un’azione concreta per colmare il divario tra gli impegni attuali e ciò che sarebbe necessario per contenere il riscaldamento globale entro l’obiettivo di 1,5°C, stabilito nell’Accordo di Parigi. Questo rapporto, giunto alla sua quindicesima edizione, analizza le proiezioni sulle emissioni di gas serra e fornisce suggerimenti per colmare il gap tra gli impegni attuali e quelli necessari per limitare l’aumento delle temperature.Il documento sottolinea che, senza un incremento sostanziale dell’ambizione climatica nelle Nationally Determined Contributions (NDC) — gli impegni nazionali di riduzione delle emissioni — l’obiettivo di 1,5°C potrebbe essere compromesso a breve. Le NDC rappresentano un punto cardine della lotta ai cambiamenti climatici, ma secondo il rapporto, gli impegni attuali sono ancora insufficienti rispetto al livello di riduzione richiesto.Gli autori, tra i maggiori esperti nel settore, insistono sulla necessità di interventi più rapidi e incisivi in settori chiave come l’energia, i trasporti, l’agricoltura e la gestione del territorio. Soluzioni proposte includono una transizione accelerata verso energie rinnovabili, l’elettrificazione dei trasporti, il rafforzamento delle pratiche agricole sostenibili e la protezione delle foreste.Il messaggio principale del rapporto è che non c’è più spazio per parole vuote (“No more hot air”): servono azioni concrete e immediate, poiché ogni anno di ritardo riduce le possibilità di raggiungere gli obiettivi climatici e aumenta il rischio di conseguenze gravi e irreversibili per l’ambiente globale.L’Unep e il segretario generale dell’ONU António Guterres evidenziano che, per restare in linea con l’obiettivo di 1,5°C, è necessaria una riduzione delle emissioni globali di gas serra del 42% entro il 2030 e del 57% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019. Guterres ha ammonito che l’inazione avrà conseguenze particolarmente gravi per i gruppi più vulnerabili e svantaggiati, che sono spesso i meno responsabili delle emissioni di gas serra ma i più colpiti dagli effetti devastanti del cambiamento climatico.L’avvicinarsi della COP29, che si terrà in Azerbaigian, è visto come un’occasione cruciale per i governi di aggiornare e rafforzare i loro Contributi determinati a livello nazionale (NDC), presentando piani dettagliati per riduzioni immediate delle emissioni. La direttrice dell’Unep, Inger Andersen, ha sottolineato la necessità di una “mobilitazione globale” senza precedenti per affrontare con decisione questa crisi, o la possibilità di limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C potrebbe essere definitivamente compromessa.Servono politiche molto più ambiziose, da elencare all’interno delle pagine dei prossimi Nationally determined contributions (Ndc), i piani nazionali (non vincolanti) dedicati alle azioni per contrastare il riscaldamento globale, da presentare entro la Cop30 del 2025 (Brasile). In questo contesto, il solare e l’eolico potrebbero soddisfare il ventisette per cento delle riduzioni delle emissioni entro il 2030 e il trentotto per cento entro il 2035. Puntando sulle fonti energetiche pulite, quindi, i governi devono alzare immediatamente l’asticella della propria ambizione climatica, senza rimandare una transizione verde inevitabile.Questo allarme richiede un cambio di passo immediato nella politica globale, con interventi che non solo riducano le emissioni, ma che affrontino anche le disuguaglianze e garantiscano sostegno finanziario e tecnologico ai paesi in via di sviluppo, essenziali per una risposta efficace e giusta al cambiamento climatico.

Paolo Iafrate

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