Kamala Harris, il discorso fatto dopo la sconfitta

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“Accetto la sconfitta ma non la fine della lotta per la nostra libertà”, Kamala Harris, parla dopo una giornata di silenzio alla Howard University: “Sono molto orgogliosa della nostra corsa. Mentre io concedo la sconfitta di questa elezione, non concedo la sconfitta alla lotta per la libertà. Non smetterò mai di lottare per le donne, affinché possano prendere decisioni sul proprio corpo senza che sia un governo a dire loro cosa fare. Non smetteremo mai di lottare per proteggere le scuole e le strade dalla criminalità. E non smetteremo mai di lottare per la democrazia e per la dignità, a cui tutti hanno diritto. La lotta per il nostro Paese vale sempre la pena. So che avete sentimenti contrastanti, ma dobbiamo accettare il risultato del voto, sono fiera della nostra campagna e di come l’abbiamo condotta, unita dall’amore per il Paese, dall’entusiasmo e la gioia per il futuro dell’America.Va bene sentirsi tristi e delusi. Ma a volte la lotta richiede più tempo, questo non significa che non vinceremo, l’importante è non arrendersi mai”.

“È un disastro di proporzioni bibliche. Il Partito democratico che conoscevamo è morto. Oggi fronteggiamo un riallineamento storico. Un tempo c’erano i democratici di Reagan, ora ci sono i democratici di Trump». La sintesi è quella dello stratega Chris Kofinis, già capo dello staff del senatore centrista Joe Manchin: «Troppo impegnati a cercare di distruggere Trump. Non ci siamo concentrati abbastanza sui problemi reali della gente», dice al Wall Street Journal : «Finendo per perdere terreno proprio fra chi un tempo era il nerbo delle nostre coalizioni, compresa classe operaia e minoranze». Sta tutto qui il nodo della colossale sconfitta anche nelle roccaforti storiche dei democratici.

“E’ la notte dei lunghi coltelli” in casa dem è rivolta, è stata la notte dei lunghi coltelli. “La colpa è di Biden”. Le critiche più aspre sono rivolte a lui e al suo staff, rei di averne taciuto il reale stato di salute fisico e mentale dell’ex presidente. «Non avrebbe dovuto aspettare così tanto», dicono fonti della campagna di Harris a Reuters . Anche Mark Longabaugh, ex stratega di Bernie Sanders dice: «Quando hanno passato le redini a Harris era già troppo tardi e ha dovuto lavorare in un ambiente estremamente difficile ». L’editorialista Maureen Dowd lo ribadisce sul New York Times in termini ancora più duri: «Biden è stato vanitoso ed egoista. Ora se ne starà seduto a casa, a dire a Jill che lui sì, che avrebbe battuto Trump».

Un funzionario della campagna di Kamala Harris, intervistato dalla Cnn dietro anonimato, ha detto che ”Biden ha molte responsabilità per questa” sconfitta elettorale. E ”francamente dovrebbe assumersi le sue responsabilità”. Una presa di posizione che, secondo quanto emerso, ha dato voce al malcontento di molti. Innanzitutto, al presidente uscente viene contestato di aver cercato una rielezione per un secondo mandato, piuttosto che aver mantenuto la promessa fatta durante la campagna elettorale del 2020, quando si era presentato come un presidente di “transizione”. I democratici ritengono infatti che, se da subito Biden avesse deciso di non ricandidarsi, ci sarebbe stata una competizione serrata alle primarie per scegliere il nuovo candidato, che avrebbe avuto più chance da giocarsi. Il funzionario citato dalla Cnn ha lamentato che il partito democratico non sarebbe stato messo in condizione di decidere se la vicepresidente fosse davvero la candidata più forte da presentare contro Donald Trump. Alla fine, la corsa di Harris di pochi mesi verso il giorno delle elezioni è stata “la campagna di Biden con nuovi poster”, ha detto l’anonimo dem, di fatto assolvendo una classe dirigente che, comunque la si voglia vedere, non è stata capace né di imporsi né di agire in modo più tempestivo rispetto al ritiro di Biden.

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