L’autogol culturale e politico di Landini che regala alla premier ‘L’uomo in rivolta’, di Albert Camus, senza cogliere il reale significato del testo

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Landini arriva a Palazzo Chigi per ascoltare la premier sulla finanziaria, fiero e tronfio per un regalo sorpresa da consegnare alla Meloni, come già anticipato: “Regalerò al Presidente del Consiglio il libro di Albert Camus, ‘L’uomo in rivolta’. Perché se hanno paura delle parole, è bene che colgano un tema. E cioè di fronte a un livello di ingiustizie e di diseguaglianze come quello che si sta determinando, io credo che ci sia bisogno proprio che le persone non accettino più, che non si girino da un’altra parte, che non guardino da un’altra parte’.

Il leader della Cgil ruota come una trottola, visto che era presente sabato ai festeggiamenti per il 60 anni di Magistratura democratica, tra l’altro dopo aver usato parole incendiarie contro il governo, invocando la “rivolta sociale”, per ascoltare la presidente Silvia Albano, sperando nell’ennesimo polverone politico, sperando in sentenze simili a quelle dello scorso 18 ottobre, che bocciarono il trattenimento dei primi dodici migranti portati nel centro italiano in Albania. ‘Credo che quanto successo finora sia già molto grave e problematico’, dice la Albano, giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma. Si tratta, come detto, della stessa magistrata che non ha convalidato il trattenimento di uno dei primi dodici migranti nel cpr di Gjader, per la quale – solo qualche giorno dopo – è stata disposta una vigilanza per le minacce giunte sulla sua mail e sui social. Di certo la Albano non avrà in tasca il libretto rosso di Mao o il Capitale, ma sicuramente li ha imparati bene a memoria entrambi, visto e considerato il suo inquietante lessico da veterocomunista che, oltre ai provvedimenti, tanto ha affascinato Landini che, riguardo alla premier, pensava di vincere facile attraverso il libro dell’autore comunista così amato a sinistra. Purtroppo, Landini, ha scelto l’unico libro nel quale Albert Camus, premio Nobel per la Letteratura, nel 1957, comunista militante, intellettuale francese di ispirazione esistenzialista e razionalista, esprimeva tutte le sue perplessità sull’approccio ideologico della sua stessa parte politica e chiedeva di discutere nel merito.

‘L’uomo in rivolta’, fu pubblicato nel 1951 e approfondiva sì il concetto di rivolta come reazione dell’individuo contro un’ingiustizia percepita, ma atterrava sull’amara constatazione che tutte le ideologie totalitarie, sia di destra che di sinistra, siano forme di oppressione a cui ribellarsi, ma puntando l’indice, in particolare, contro il marxismo-leninismo e la giustificazione della violenza in nome di un fine superiore. La rivolta in Camus nasce da un “no” dell’uomo di fronte a una condizione intollerabile, ma al contempo afferma un “sì” alla vita e a un insieme di valori comuni e ha in sè il germe della comunità, dell’interesse collettivo, del fine sociale della politica, della democrazia. Questo fa del volume un inno alla libertà, non alla rivolta finalizzata all’utopia politica di un mondo egualitario per omologazione, non per diritti.

Camus chiede al ribelle il senso di una rivolta dietro la quale non c’è nulla, se non la rottura dell’ordine esterno, e delle scatole altrui. “Perché rivoltarsi se non s’ha, in se stessi, nulla di permanente da preservare?”, si chiede Camus.

Ancora una volta Landini e Meloni sono divisi dalla barriera di usare una lingua in comune, tanto che ironicamente potremmo usare un detto di Oscar Wilde: ‘Vivo nel timore di non essere frainteso…’.

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