Negli ultimi mesi, l’Italia ha affrontato un aumento significativo del numero di migranti che tentano di raggiungere le sue coste. In risposta a questa situazione, il governo ha avviato l’operazione Albania, un’iniziativa volta a gestire i flussi migratori e a garantire una maggiore sicurezza nazionale. Tuttavia, le modalità di attuazione di questa operazione sono state oggetto di dibattito e controversie, soprattutto riguardo alla gestione dei richiedenti asilo e ai diritti dei migranti.
Recentemente, il governo italiano ha presentato un emendamento al decreto flussi che modifica le procedure di convalida dei trattenimenti dei migranti. Fino ad ora, era la sezione immigrazione del tribunale di Roma a occuparsi di queste convalide, ma con il nuovo emendamento, la competenza passerà alla Corte d’appello, presieduta dal giudice Giuseppe Meliadò. Questa modifica è stata motivata dalla necessità di garantire un approccio più rigoroso nella gestione dei migranti, in risposta alle critiche che accusavano i magistrati della sezione immigrazione di avere un orientamento favorevole ai richiedenti asilo.
Il governo tira diritto sull’operazione Albania e vuole cambiare i giudici che decidono sulla convalida del trattenimento dei migranti portati al centro di Gjader: non toccherà più ai magistrati della sezione immigrazione del tribunale di Roma, che finora hanno liberato tutti i 19 richiedenti asilo valutati, ma alla Corte d’appello in composizione monocratica.
La novità è contenuta in un emendamento al decreto flussi presentato nella tarda serata di martedì dalla relatrice Sara Kelany (FdI).
Nessun cambio di linea, dunque, ma un nuovo aggiustamento normativo dopo il decreto sui Paesi sicuri dello scorso 23 settembre che non è però servito a far passare i trattenimenti.
La presidente Giorgia Meloni è intenzionata a portare avanti il progetto firmato con il premier albanese Edi Rama.
Trasportare i richiedenti asilo in Albania è ritenuto fondamentale per l’effetto deterrenza sulle partenze. Finora è stata la sezione immigrazione del tribunale della Capitale ad esprimersi sulla convalida dei trattenimenti disposti dalla questura. Magistrati esperti del tema che avrebbero, secondo le voci critiche della maggioranza, un orientamento pregiudizialmente favorevole ai migranti contrastando così la strategia dura del governo. Uno scoglio non superabile: si è visto con il flop dei primi due trasferimenti. Ed ecco la nuova carta messa sul tavolo: l’emendamento di Kelany al decreto flussi modifica la legge 46 del 2017 spostando alla Corte d’appello – presieduta a Roma dal giudice Giuseppe Meliadò – la competenza sulla convalida sui trattenimenti. Contro la pronuncia della Corte è ammesso il ricorso alla Cassazione.
Critica l’opposizione. “Mentre Meloni tace e non difende la nostra sovranità dall’attacco di Musk – afferma Debora Serracchiani – i suoi, con il favore delle tenebre, agiscono contro la magistratura. Siamo davanti a un mostro giuridico mai visto, cambiano i giudici invece di riflettere sull’assurdità dell’accordo Italia-Albania”.
Secondo Riccardo Magi (+Europa), “per mascherare il fallimento dell’esperimento albanese governo e maggioranza continuano a intervenire compulsivamente e in modo isterico sulla normativa”. Cautela sull’emendamento arriva da Forza Italia. “Questa proposta – spiega Pierantonio Zanettin – potrebbe avere una sua astratta plausibilità per risolvere i contrasti giurisprudenziali emersi nei giorni scorsi, ma credo che necessiti ancora di un approfondimento di natura tecnica. Nei prossimi giorni ci confronteremo con il ministro Nordio”.
Immediato arriva invece l’altolà dall’Anm. Per il segretario Salvatore Casciaro, la norma renderà “meno celere la definizione dello status dei richiedenti asilo, col rischio di allungare anche i tempi di permanenza di coloro che non hanno titolo per restare in Italia”. Ed inoltre, aggiunge, si ingolferanno le Corti d’appello “già oltremodo oberate”.
Il decreto flussi è atteso in Aula per il 26 novembre. Dovrà poi passare al Senato per l’approvazione definitiva. Si vedrà se la Libra – ora ormeggiata a Messina – tenterà la sorte una terza volta con un esito che parrebbe scontato, con le norme in vigore. Nel frattempo c’è attesa per la Cassazione che il 4 dicembre è chiamata a decidere se i giudici possono mantenere discrezionalità nella valutazione di un Paese sicuro o dovranno semplicemente attenersi alla lista del governo.
Intanto, i 7 richiedenti asilo trasferiti dall’Albania sono ospitati nel Cara di Brindisi. “Abbiamo inviato una Pec alla prefettura per accedere al centro per poter assisterli legalmente in quanto hanno solo 14 giorni per fare ricorso” contro il diniego della domanda “e cinque giorni sono già passati”, spiega Anna Caputi dell’Arci, aggiungendo che gli stranieri “non hanno neanche un telefono per chiamarci”.
La decisione del governo ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, i sostenitori dell’emendamento affermano che questa mossa è necessaria per rafforzare la sicurezza e per garantire che i migranti siano trattati in modo equo, ma nel rispetto delle leggi italiane. Dall’altro lato, le organizzazioni per i diritti umani e alcuni partiti di opposizione hanno espresso preoccupazione per il rischio di violazioni dei diritti dei migranti e per la possibilità che questa nuova procedura possa portare a un aumento dei respingimenti e a una riduzione delle opportunità di asilo.
Le implicazioni future
Con l’entrata in vigore di queste nuove disposizioni, è probabile che ci siano cambiamenti significativi nel modo in cui i migranti vengono trattati in Italia. La Corte d’appello avrà ora il compito di esaminare i casi di trattenimento, e i migranti avranno la possibilità di fare ricorso alla Cassazione contro le decisioni della Corte. Questo potrebbe portare a un aumento dei contenziosi legali e a una maggiore attenzione da parte della società civile sulla questione dei diritti dei migranti. Sarà fondamentale monitorare l’implementazione di queste nuove regole e le loro conseguenze sui flussi migratori e sulla vita dei richiedenti asilo in Italia.