“Tra qualche settimana 400 milioni di cittadini europei saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento: sarà un grande esercizio di democrazia. E mi auguro che vi sia una grande partecipazione al voto, perché in questo modo i cittadini sono protagonisti del futuro del continente e dell’Unione di cui fanno parte. Sarà compito poi delle Istituzioni europee e dei governi adoperarsi perché l’Unione sia protagonista nella vita internazionale, recandovi il suo contributo che è essenzialmente di volontà di pace, di collaborazione e di stabilità”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella riunione informale dei Capi di Stato in occasione del ventennale dell’adesione della Slovenia all’Unione Europea lancia vari moniti in vista delle prossime elezioni europee. Innanzitutto l’invito ai cittadini di recarsi alle urne in occasione del rinnovo del Parlamento Europeo. “Quel 1° maggio 2004 sono entrati nell’Unione anche altri nove Paesi. Fu il più grande allargamento mai realizzato fino allora: settantacinque milioni di nuovi cittadini europei. L’Unione passava a venticinque Stati, impegnati nell’attuazione dei comuni principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani, Stato di diritto. L’ingresso della Slovenia nelle Istituzioni europee è stata una manifestazione di grande successo”. Ora, però, sottolinea Mattarella, “alcuni Paesi, che contribuiscono oggi alla vita dell’Unione, si trovano al confine con la terribile guerra provocata dall’aggressione russa all’Ucraina, che ha violato ogni regola del diritto internazionale. La condizione di questi Paesi che confinano con quella guerra sarebbe ben diversa se non fossero saldamente parte dell’Unione. E qui si coglie il valore delle scelte fatte a tempo debito, fatte tempestivamente. Perché la Storia presenta sempre il conto delle occasioni perdute, e poi sono i popoli a pagarlo in seguito, a caro prezzo”. Il Presidente della Repubblica, nel suo discorso, chiede all’Europa il “coraggio di riforme incisive e coraggiose”. “Non possiamo rimanere in una condizione in cui l’Europa, e tutti i suoi Stati membri, di conseguenza, sono, in realtà, sovente, spettatori di quanto avviene nella comunità internazionale, anche di fronte a eventi di cui talvolta subiscono le conseguenze. Questo – è il richiamo di Mattarella – richiede il coraggio di riforme incisive e coraggiose, che sono rimesse al prossimo periodo, dopo le elezioni del Parlamento europeo”.
E poi spiega, in un punto stampa, le riforme di cui l’Europa ha bisogno e che dovrà affronterà le prossime elezioni europee. “Vi sono riforme di carattere economico, naturalmente, per aumentare la capacità competitiva dell’Unione, per essere più presente, con propri campioni, nei settori strategici che sempre più condizionano le prospettive di produzione. Ma vi sono poi altre esigenze di riforma che sono di carattere istituzionale. Ne indico tre che mi sembrano indispensabili. La prima – spiega Mattarella – riguarda le modalità del processo decisionale dell’Unione europea. Nel mondo di oggi sempre più i problemi nascono velocemente e richiedono risposte tempestive. E chi le fornisce prima, orienta la soluzione ai problemi del mondo. L’Unione europea non è in questa condizione. Deve avere un processo decisionale che le consenta di assumere decisioni efficaci, tempestivamente, perché – ripeto – i problemi non aspettano. Li risolvono altri, altrimenti, e l’Unione rimane spettatrice, con i suoi Stati membri, nelle soluzioni recate da altri. Una seconda riforma riguarda la difesa comune dell’Unione che, venticinque anni fa a Helsinki, sembrava a portata di mano. È indispensabile venga messa all’ordine del giorno, non è più rinviabile a causa dell’aggressione della Russia all’Ucraina. Non è un’alternativa alla Nato, è, al contrario, il rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza, che oggi spende somme ingenti con ridotte capacità operative di difesa. Mettendole insieme, in difesa comune, renderebbero enormemente di più, quanto a capacità. Una terza proposta – conclude il Presidente della Repubblica italiana – riguarda il sistema finanziario dell’Unione, che va completato. È monco, oggi. Un sistema finanziario non completo non può reggere a lungo, altrimenti crolla, si dissolve, travolgendo anche l’economia dei Paesi membri”.