Manifestazioni di protesta in piazza con scontri e violenze ai limiti dell’eversione

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Da giorni, forse da più tempo, stiamo assistendo a quelle che vengono presentate immeritatamente come manifestazioni di protesta. Ma non è così perché si parla di attacchi eversivi, violenti, ingiustificabili. Le manifestazioni studentesche del “No Meloni day” sono state segnate da scontri, da una impostazione violenta, al punto che il Viminale aumenta le scorte del ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e del il titolare degli Esteri Antonio Tajani.

“Il clima d’odio è nei fatti. Schlein e Landini riflettano, il clima di odio è nei fatti e, nell’opposizione al governo, si sta giocando a fare di tutta l’erba un fascio: estremismo ideologizzato che si traveste da movimento studentesco, finto pacifismo che si nutre di odio antisionista e di spirito antioccidentale. In questo contesto – ha aggiunto il ministro Bernini– non aiutano a stemperare il clima le parole di chi evoca la rivolta sociale o l’olio di ricino. A Elly Schlein e Maurizio Landini vorrei dire che la migliore tradizione della sinistra italiana sta nella difesa della democrazia. E che la democrazia è una cornice che tutti dobbiamo preservare”.

Intervistata dal Corriere della Sera, Bernini ha avvertito che quello che si è visto in piazza, a partire dall’ordigno rudimentale scagliato a Torino contro le forze dell’ordine, “non è protesta”. “La protesta, anche se radicale, è sempre legittima in un contesto di rispetto delle regole democratiche. Qui siamo in presenza di reati di fronte a cui serve la massima severità da parte di tutti”, ha sottolineato, ribadendo come già fatto da altri esponenti dell’esecutivo, compreso Valditara, che “né il governo né la sottoscritta si fanno intimidire”.

Sulla possibilità che le tensioni influenzino il voto, di cui le ha chiesto Valentina Santarpia che firma l’intervista, Bernini ha spiegato che “se si parlasse di alluvione, come ha fatto Forza Italia, non si alimenterebbe la disaffezione. Sono molto colpita da come si è comportata la sinistra in Emilia-Romagna. Lì – ha commentato – è sempre stata attenta ai temi del governo e della buona amministrazione. Stavolta vedo una torsione ideologica, tra evocazione di camicie nere e olio di ricino. Un tradimento verso quella Regione produttiva che chiede proposte e non un remake degli Anni ’70”

Al No Meloni Day che paralizza le città a una settimana esatta dall’ultimo blocco dovuto allo sciopero del trasporto pubblico, nelle strade di Roma, Milano, Torino, Genova e Bari, si rispolverano vecchi slogan, insulti e provocazioni agli agenti. E si registrano danni e disordini sparsi inferti a negozi e facciate imbrattate, rigorosamente con vernice rossa.

Come a Milano, dove alcuni manifestanti del corteo No Meloni Day, vestiti con tute bianche e mascherati, hanno lanciato palloncini caricati a smalto rosso contro la facciata del supermercato Carrefour di via Visconti di Morrone, in pieno centro cittadino.

A Roma invece, cinque studenti con il volto coperto da foulard rossi, le braccia tese verso l’alto, e le manette ai polsi, hanno inscenato alla fine di Ponte Sublicio una protesta virulentemente coreografata – mentre il corteo procedeva verso il Mim – schierandosi davanti al cordone degli agenti del reparto mobile in tenuta antisommossa, mentre dal corteo lanciavano vernice rossa. Appesi al collo dei giovani dei cartoni con su scritto «arrestateci/e tutti/e». «Stop repressione subito». E «no ddl 1660» (ddl sicurezza ndr).

Stesso contesto, stesso scenario inquietante, nella manifestazione degli studenti di Bari. Dove, riferisce Il Giornale, la protesta «si è caratterizzata per gli slogan che richiamavano quelli dei terroristi rossi degli anni Settanta, le Brigate rosse», con una fazione del corteo in cui gli studenti di Cambiare Rossa e Osa «non hanno mancato di cantare: “Meloni fascista sei la prima della lista”».

Tutto mescola le critiche alla manovra, alla guerra in Medioriente, alla lotta al precariato, il tutto con le bandiere della Palestina, con slogan che inneggiano: «O mio caro governo Meloni, Palestina sarà il tuo Vietnam».

A Milano, alcuni partecipanti, indossando maschere rappresentanti Giorgia Meloni, il presidente statunitense Donald Trump, l’ex presidente Usa Joe Biden, il magnate Elon Musk, il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, hanno srotolato una bandiera palestinese macchiata di rosso. E se non bastasse, hanno aggiunto l’immagine di fucili finti imbracciati per l’occasione.

I manifestanti hanno poi intonato cori contro i lavoratori del consolato e gli Stati Uniti. «Gli Stati Uniti sono la nazione più guerrafondaia dell’umanità – hanno detto – indirizzando invettive e slogan contro la Casa Bianca che ha appena eletto un presidente che ha ribadito a più riprese che fermerà le guerre che attualmente infiammano lo scacchiere internazionale. Senza farsi mancare, ovviamente, insulti anche contro le forze dell’ordine schierate: «La polizia è qui per difendere chi lavora negli uffici di chi è complice del genocidio in Palestina. Sono dei pagliacci, sono dei playmobil».

Il problema è che tutto questo con la scuola non ci entra neanche di striscio visto che il tutto è «Contro un governo di fascisti e sionisti». Violenza, scontri con la polizia, atti vandalici, fantocci di ministri dati alle fiamme, vernice rosso sangue sulla premier. A meno da una settimana dalla guerriglia degli antagonisti a Bologna si ripete il triste copione, con un bilancio di una ventina di agenti in ospedale a Torino. A scendere in piazza dietro la sigla pro Pal, da Torino a Bari, questa volta sono gli studenti della rete di estrema sinistra sotto la regia dei centri sociali. Nel mirino il governo Meloni “amico dei sionisti”, il ministro dell’Istruzione Valditara, nemico numero uno, e il presunto pericolo fascista che si nasconde a Palazzo Chigi. Il gesto più eclatante e più grave, però, è aver ammainato la bandiera tricolore in vetta alla Mole Antonelliana per sostituirla con quella palestinese. La premier Meloni su X osserva: “Anche oggi abbiamo assistito a inaccettabili scene di violenza e caos in alcune piazze, ad opera dei soliti facinorosi. La mia totale solidarietà va a tutti gli agenti feriti, con l’augurio di una pronta guarigione. Spero – scrive Meloni – che certa politica smetta di proteggere o giustificare queste violenze e si unisca, senza ambiguità, nella condanna di episodi così gravi e indegni”.

Elisabetta Casellati esprime solidarietà alla premier e ai colleghi di governo. “Dare fuoco a un fantoccio raffigurante un ministro ed esporre immagini insanguinate superano il diritto di manifestare ed esprimere dissenso. Sono gesti violenti e minacciosi, inaccettabili in un Paese civile e democratico”.

I presidenti delle Camere, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana condannano senza se e senza la violenza e auspicano un ritorno a un dialogo civile.

Tommaso Foti non ha dubbi: “Cattivi maestri formano pessimi allievi. La nostalgia per il ritorno della violenza politica si radica sempre più. Aria politica viziata finisce per spalancare le porte alla violenza – scrive sui social il capogruppo di FdI alla Camera – c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico: il ritorno agli anni di piombo”.

Elly Schlein esprime solidarietà e vicinanza agli agenti feriti dai fumi urticanti di un ordigno artigianale a Torino. “Il diritto alla protesta, a manifestare e a scioperare non può e non deve mai essere confuso con l’aggressione violenta nei confronti di nessuno”, dice la segretaria dem che però non rinuncia alla polemica con Meloni. “La violenza è intollerabile, così come la strumentalizzazione politica della violenza che non dovrebbe fare nessuno, in particolare modo chi ha responsabilità di governo”.

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