Fitto, vicepresidente di Commissione Ue, per politiche di coesione e di investimento dell’Unione europea

Date:

Un successo innegabile dell’Italia, e una vittoria della premier Giorgia Meloni, che è riuscita a superare i veti incrociati e la resistenza dei socialisti europei stanando il Pd, impantanato in un “no” pregiudiziale e pregiudizievole. Ma la conferma di Raffaele Fitto al ruolo prestigioso di vicepresidente esecutivo della commissione Ue con deleghe strategiche non è una pericolosa bandierina dell’Ecr per spostare il baricentro della commissione a destra. “È una vittoria di tutti gli italiani, non del governo o di una forza politica”, ha detto la premier Meloni.

Raffaele Fitto, con il portafoglio di peso alla Coesione e il coordinamento di deleghe strategiche come l’agricoltura, la pesca, l’economia del mare, i trasporti e il turismo sono coerenti con il profilo e la storia del ministro per gli Affari europei e il Sud. Un segnale incoraggiante per i territori locali e le regioni europee. Il suo è un profilo inattaccabile di fronte al quale Ursula von der Leyen non ha avuto tentennamenti quando ad agosto l’Italia ha proposto il suo nome. Il via libera convinto della presidente della Commissione Ue poggia sul riconoscimento di requisiti fondamentali per sedere nella stanza dei bottoni della nuova commissione. Al primo posto l’innegabile competenza del ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr per gli incarichi svolti e l’ottimo lavoro di mediatore con i vertici Ue sul difficile dossier del Pnrr. Fitto è già stato ministro per gli Affari regionali e la coesione tra il 2008 e il 2011 con il quarto governo Berlusconi, è stato presidente della Regione Puglia, ha una particolare attenzione al territorio e alle politiche regionali testimoniata dalla sua regia nella firma dei Patti di coesione.

Nessuno come Fitto, può consentire di portare a livello europeo il modello italiano nella attuazione delle politiche di coesione e del Pnrr. Fitto avrà un ruolo strategico, come chiarito nella “mission letter” di von der Leyen, che contiene le regole di ingaggio. Dovrà “garantire che l’Ue continui a supportare riforme e investimenti di lunga durata che contribuiscano direttamente a rafforzare la crescita europea”.

Un risultato superiore al quinquennio precedente, targato giallo-rosso ed eurolirico nei proclami, dove ci si è dovuti accontentare – con Paolo Gentiloni – di un commissario semplice. Il premier Giuseppe Conte lo designò come candidato unico alla poltrona di commissario europeo e la presidente Ursula von der Leyen ha più volte manifestato stima nei suoi confronti.
In qualità di commissario agli Affari economici, Gentiloni è stato anche l’interlocutore della Banca centrale europea, e responsabile della Direzione Generale per gli affari economici e finanziari, diretta dall’italiano Marco Buti.

Meloni ha ottenuto l’incarico per Fitto come vicepresidente senza alcun inchino, senza strappi con il mandato popolare né annacquamento della propria proposta dentro la Grosse Koalition targata Ue. Tutti si stracciavano le vesti per l’astensione italiana sui top jobs al Consiglio europeo e per il successivo «no» al discorso di investitura di Ursula von der Leyen? Per la premier si trattò di un problema di metodo: quando Macron e Scholz – le due anatre zoppe, bocciati dai rispettivi elettorati – pensarono ad architettare, senza consultare nessuno, le nomine “nonostante” il responso delle Europee. E successivamente si è trattato di far valere un problema di merito: quando von der Leyen presentò il suo programma aggregando un surplus di tesi dei Verdi, gli altri grandi sconfitti alle urne. Gli stessi che in queste ore – davanti alla “realtà” – hanno annunciato la loro uscita dalla maggioranza Ursula. Proprio la genuinità e la fermezza della posizione di Meloni, ha esercitato un ruolo determinante nel garantire all’Italia il riconoscimento della sua ritrovata centralità in seno all’Unione.

Tutto ciò al netto di quello spostamento a destra dell’asse politico europeo che ha già determinato – piaccia o no a certi partner della maggioranza Ursula e ai media di riferimento – la conquista di posizioni storiche per i Conservatori di Ecr in Parlamento e nelle commissioni: sulla scia di quel “modello italiano” di centrodestra cui il governo Meloni è il laboratorio. Insomma, altro che arco costituzionale, cordone sanitario o frattura con l’Ue: all’Italia sono state riconosciute ruolo e capacità di indirizzo politico. Con quest’ultimo, è evidente, che ha ristabilito agli occhi di chi è chiamato a governare la nuova Commissione la naturale collocazione di uno dei Paesi fondatori dell’Ue. Per ottenere ciò occorrevano idee chiare, visione e voglia di assumersi responsabilità: l’esatto opposto di chi è pronto a barattare porzioni di sovranità per un posticino da attore non protagonista nelle tribune del vincolo esterno. Il risultato è più Italia in Europa.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Condividi post:

Sottoscrivi

Popolare

Articoli Correlati
Articoli Correlati

Arrestate Netanyahu

La Corte dell' Aia: crimini contro l'umanità anche per...

Nasce l’Intergruppo Parlamentare “Innovazione Sanitaria e Tutela del Paziente”

Perseguire la promozione dell’innovazione nel settore sanitario, focalizzandosi sulla...

Condoni e corruzione a Roma, sei arresti: anche due ex dipendenti del Comune

Sei persone finite nel mirino dei carabinieri, sono state...

Reggio Calabria, 16enne violentata mentre va a scuola: un arresto

I carabinieri della Stazione di Bagnara Calabra hanno arrestato...