Lavoratori del teatro alla mercé dei sindacati che, anziché tutelarli, li penalizzano

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In seguito alla dura levata di scudi dei lavoratori del teatro Petruzzelli di Bari, che minacciano lo stop delle attività dal prossimo 1° dicembre, contro i sindacati nazionali per essersi visti tagliare una parte degli emolumenti previsti dal rinnovo contrattuale arrivato dopo ventuno anni. Infatti, mentre il governo aveva stanziato per decreto legge i fondi per la copertura di tutto il 2024 fondi per il rinnovo contrattuale di lavoratori i sindacati nazionali: Cgil, Cisl, Uil e Fials si erano accordati con l’A.N.FO.L.S., l’associazione nazionale fondazioni lirico-sinfoniche, per riconoscere ai lavoratori spettante solo per tre mesi e non per tutto l’anno. Dopo la protesta dei lavoratori, ieri, le rappresentanze territoriali di Cgil, Cisl e Uil hanno inviato alle loro rappresentanze sindacali nazionali una nota formale di protesta con la quale chiedono di rivedere l’accordo quadro sottoscritto con Anflos, per poter garantire ai lavoratori quanto spettante per legge. Sulla vicenda è intervenuto, anche, il senatore barese Filippo Melchiorre (FdI), che per verso opposto ai sindacati nazionali si era attivato per reperire i fondi per coprire le nuove spese contrattuali dei lavoratori e delle lavoratrici del Petruzzelli. “Ringrazio il Sottosegretario Freni al Mef e il Sottosegretario Mazzi alla Cultura, grazie ai quali è stato colto il mio impulso per la vicenda barese e che, quindi, dopo vent’anni ha portato finalmente al rinnovo contrattuale che è un fatto di estrema importanza”. Uno sforzo quello di Melchiorre che è anche vice presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama e dei due Sottosegretari che rischia di cadere nel nulla a causa di uno scellerato accordo attuativo sottoscritto dai sindacati nazionali che penalizza di nove mesi i dipendenti del politeama barese. Forse presi dall’organizzazione ciclopica delle contestazioni e scioperi nazionali i sindacalisti romani si sono distratti ed hanno perso di vista quella che, per legge costituzionale, è la loro prerogativa, ovvero quella di tutelare gli interessi dei lavoratori che, in questo caso, il centro destra al governo aveva anche garantito con l’individuazione dei fondi per assicurare loro il giusto dovuto. Forse una volta terminate le attività organizzative di protesta contro il governo i sindacati potrebbero tornare a occuparsi dei reali problemi del mondo del lavoro e porre rimedio a quello scellerato accordo che, grazie a loro, e solo a loro penalizza i lavoratori che finalmente, si erano visti riconoscere, dopo vent’anni, un diritto per il quale nessun sindacato prima aveva inteso protestare. Chissà perché? Ai posteri l’ardua sentenza.

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