Dopo gli ultimi raid israeliani che hanno decimato la leadership di Hezbollah, la milizia più radicata e resistente del Medio Oriente sta cercando di ritrovare compattezza al suo interno. Naim Qaseem, il nuovo leader della milizia libanese, due giorni fa, durante uno dei suoi primi discorsi da quando è entrato in carica a fine ottobre ha fatto sapere che occorre mantenere unita l’organizzazione, proprio, mentre gli Usa continuano a impegnarsi per raggiungere un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. A fronte di ciò Qassem ha cercato di usare toni concilianti, affermando che Hezbollah “aveva accettato l’accordo di cessate il fuoco Biden-Macron il 23 settembre”, ma per responsabilità della parte israeliane i lavori dei negoziati sono falliti visto che Israele aveva assassinato Hassan Nasrallah, il leader storico dell’organizzazione qualche giorno dopo l’avvio delle trattative. Oggi, Qassem ha deciso di mostrare al mondo il polso duro, ipotizzando una virata drastica nei combattenti di Hezbollah al motto: “vittoria o martirio”. Visto il tono bellicoso e al tempo stesso fiducioso del messaggio di Qassem, la comunità internazionale si interroga se la famosa resilienza di Hezbollah possa continuare ancora a lungo.