Governo italiano e manovra economica

Date:

Il governo italiano si incontra per discutere la manovra economica. La premier Giorgia Meloni, insieme ai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, partecipa a questo incontro, insieme al leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, e al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. La manovra economica è un tema di grande rilevanza, soprattutto in un periodo di incertezze economiche e sfide globali.

Tra le questioni sul tavolo ci sono le politiche fiscali, gli incentivi per le imprese e le misure di sostegno per i settori più colpiti dalla crisi. La necessità di trovare un equilibrio tra rigore fiscale e crescita economica sarà al centro del dibattito, con l’obiettivo di presentare una manovra che possa rispondere alle esigenze del paese. I cittadini si attendono risposte concrete e misure che possano alleviare il peso della crisi economica. La comunicazione del governo sarà fondamentale per rassicurare gli italiani e dimostrare che le istituzioni sono al lavoro per il bene comune. Inoltre, l’approvazione della manovra è essenziale per garantire la stabilità economica e sociale del paese, in un contesto internazionale sempre più complesso. La capacità del governo di unire le diverse anime della maggioranza sarà determinante per il successo di questo incontro.

Il proficuo incontro, spiega una nota di Palazzo Chigi, ha riscontrato la piena condivisione di vedute a sostegno di una manovra che, in continuità con le due precedenti, guarda alle esigenze del sistema sanitario, di famiglie, lavoratori e tessuto produttivo. È intenzione del Governo ascoltare con attenzione le proposte migliorative che giungeranno dal Parlamento, sempre nel rispetto di una legge di bilancio seria e con la dovuta attenzione ai conti pubblici, che devono ancora affrontare i gravissimi danni causati dal super bonus, che nel 2025 graverà sulle casse dello Stato più dell’intera manovra. Alla riunione, i leader hanno dato mandato al Ministro Giorgetti di valutare, alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutte le forze politiche della maggioranza, in particolare relative alle forze dell’ordine, alle politiche sociali e ai settori produttivi.

Allo stato, sono quasi 220 gli emendamenti ‘segnalati’. Il partito di Antonio Tajani è convinto che la legge di bilancio vada migliorata in Parlamento a cominciare proprio dalla la riduzione dell’Irpef per i redditi fino a 50/60mila euro.

La Federazione nazionale di dirigenti, quadri ed executive professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato – dà della Manovra del governo Meloni. Dalla 104esima assemblea nazionale di Milano viene infatti la richiesta di “individuare un nuovo equilibrio tributario e di welfare che non penalizzi il ceto medio fatto di manager, dirigenti e tutti quei lavoratori che superando i 35 mila euro di reddito (sono solo il 15% di tutti i contribuenti italiani) e si fanno carico del 63% di tutte le imposte”.

Marco Ballarè parla così della Finanziaria: “La Legge di Bilancio ha tacitato i mercati ma fa poco per l’Italia produttiva. Non c’è niente per la crescita e si colpisce ancora di più il ceto medio, soprattutto quei cittadini, i soliti pochi e noti che pagano regolarmente tasse e contributi, che mantengono di fatto il welfare del Paese”.

Nel mirino in particolare il tetto alle detrazioni fiscali, “modo elusivo per aumentare le tasse a chi sopra i 70mila euro lordi l’anno già è escluso dalle varie agevolazioni che peraltro finanzia”.

A sostenere il giudizio, l’assemblea di Manageritalia ha richiamato i numeri presentati da Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali: 17 milioni di contribuenti, oltre il 40% del totale, dichiarano di guadagnare meno di 15mila euro l’anno e pagano solo 11% dell’Irpef complessiva. Coloro che invece dichiarano redditi dai 35mila euro in su sono 6,4 milioni, il 15,27% del totale, e pagano il 64% dell’imposta totale. “In sostanza – sintetizza la Federazione – redditi che superano la sogna fatica dei 35mila garantiscono la tenuta del sistema di protezione sociale italiano e delineano un paese diviso in due tra chi paga e chi viene mantenuto”.

Commenta Brambilla: “Con questi numeri e percentuali, che vedono il 40% dei contribuenti mantenere il restante 60% il sistema non regge nel lungo periodo, con una evidente diminuzione dei servizi a disposizione della collettività e un aumento esponenziale del debito pubblico”. Ecco dunque la richiesta di “attuare un vero regime a tassazione continua sul modello tedesco superando il nostro a scaglioni che penalizza la classe media con redditi dai 50mila in su. Va anche superato il sistema dei bonus e delle agevolazioni basate sull’ISEE che certo non fotografa il reale profilo fiscale del cittadino. Oltre a rimodulare l’intero sistema detrazioni”.

Netta bocciatura da Manageritalia anche per “interventi come la ‘pace fiscale’ o la ‘Flat tax’” che “possono rappresentare un motore di produzione di sommerso, di lavoro nero e quindi di evasione con il solo risultato di acuire le disparità tra chi contribuisce alla crescita del paese e chi no, anteponendo il proprio interesse a quello collettivo. I numeri evidenziano come nel lungo periodo, considerando anche l’inverno demografico che stiamo vivendo e l’invecchiamento della popolazione italiana, rendono l’intero sistema insostenibile con evidenti ricadute sulla competitività del Paese e delle imprese”.

Poche modifiche concordate in maggioranza e solo con l’ok del Mef sulle coperture.

Tra le righe della nota diffusa al termine del vertice di centrodestra emerge la linea data dalla premier Giorgia Meloni agli alleati. Uno stop, di fatto, a proposte non condivise da tutta la maggioranza come quella della riduzione del canone Rai chiesto dalla Lega. Ma anche l’ulteriore taglio dell’Irpef sul quale insiste da tempo Forza Italia, al momento risulterebbe complicato. Temi su cui comunque tanto la Lega quanto Fi non sembrano voler mollare la presa.

L’invito, dunque, è quello a concentrarsi su poche modifiche da segnalare al Tesoro che ne valuterà poi la fattibilità. Gli unici spiragli riguardano in particolare misure “relative alle forze dell’ordine, alle politiche sociali e ai settori produttivi”. E dunque niente stretta sul turn over delle forze dell’ordine (un punto sul quale lo stesso Giorgetti ha fatto in passato delle aperture) ma anche Ires premiale (una misura chiesta dagli imprenditori alla quale il ministro Adolfo Urso starebbe lavorando) e ok a misure come il ‘bonus’ per le attività extra-scolastiche caldeggiato da FdI o ulteriori detrazioni per i figli (Nm e FI chiedono di innalzarne l’attuale tetto di 800 euro). “Il proficuo incontro – si legge nel testo diramato da palazzo Chigi – ha riscontrato la piena condivisione di vedute a sostegno di una manovra che guarda alle esigenze del sistema sanitario, di famiglie, lavoratori e tessuto produttivo”. Modifiche migliorative proposte a livello parlamentare saranno “valutate con attenzione dal governo” ma con un occhio ai conti pubblici. Inoltre “i leader hanno dato mandato al ministro Giorgetti di valutare, alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutti”.

La premier Meloni, insomma, in asse con Giorgetti tira una riga sulle richieste degli alleati al termine di una riunione svoltasi in una sede top secret il cui piatto forte è stato, appunto, la manovra.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Condividi post:

Sottoscrivi

Popolare

Articoli Correlati
Articoli Correlati

Gli abiti della statua di Maria SS. della Bruna

La vestizione dei simulacri sacri è una consuetudine che...

Maggioranza, tra caso Netanyahu e rimpasto di governo

Al centro della riunione governativa, si racconta in ambienti...