Conti pubblici, Ue promuove piano a 7 anni dell’Italia: “Percorso credibile”

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La Commissione Europea promuove, oltre alla manovra economica per il 2025, anche il piano pluriennale presentato dal governo italiano, che si estende su un periodo di sette anni, il massimo previsto dal nuovo patto di stabilità. L’Italia deve riportare il deficit sotto il 3% del Pil “entro il 2026”, è ‘ la raccomandazione della Commissione Europea, che verrà trasmessa al Consiglio. Di fatto, la raccomandazione non dovrebbe essere troppo difficile da attuare: secondo le previsioni della stessa Commissione, il deficit/Pil del nostro Paese dovrebbe scendere al 2,9% nel 2026. La spesa netta non dovrebbe crescere, in termini nominali e anno su anno, più dell’1,3% nel 2025 e più dell’1,6% nel 2026.


L’esecutivo Ue ha concluso la valutazione di 21 dei 22 piani presentati dagli Stati membri: dei 21 piani valutati, venti soddisfano i requisiti del nuovo patto di stabilità e stabiliscono un percorso fiscale “credibile” per garantire che il livello del debito dei rispettivi Stati sia messo su un percorso discendente “sostenibile” o mantenuto a livelli “prudenti”.

La Commissione Ue ha infatti certificato che è “in linea” con le raccomandazioni, dando dunque il via libera. Non è andata bene, invece, a Germania e Olanda, che, insieme ad altri Stati membri, si sono viste recapitare una serie di appunti. Il nostro governo, oltre al via libera alla legge di Bilancio 2025, incassa anche quello al Piano strutturale di bilancio, il piano pluriennale richiesto dal nuovo Patto di stabilità e che si dispiega, come detto, su un arco di sette anni. “Un giudizio atteso, frutto di una politica economica e di scelte improntate sulla serietà. Procederemo, come fatto finora, silenziosamente e sobriamente”, ha commentato in una nota il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Nel complesso, per palazzo Berlaymont, sono otto su 17 gli Stati membri della zona euro con le carte in regola. Oltre all’Italia, si tratta di Grecia, Cipro, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Croazia e Francia. Per gli altri (Estonia, Germania, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Olanda e Lituania), che per vari motivi di spesa e di politiche fiscali sono “non in linea” con le raccomandazioni, saranno necessari “vigilanza” e “azioni adeguate” per garantire l’allineamento con i propri obiettivi e con il nuovo quadro fiscale dell’Ue.

L’esito delle valutazioni, contenute nel pacchetto d’autunno del semestre europeo pubblicato oggi dalla Commissione europea, assume i connotati di una sorta di nemesi per Paesi come l’Olanda, storicamente capofila dei cosiddetti ‘frugali’  e oggi finita nella lista degli indisciplinati spendaccioni con una finanziaria che prevede una spesa netta “superiore ai massimali”, sia in termini annuali sia in termini cumulativi.

Per l’Olanda, poi, lo smacco è stato doppio: oltre alla manovra, la Commissione ne ha bocciato anche il piano pluriennale, proponendo al Consiglio di raccomandare un percorso di spesa netta “coerente” con le informazioni tecniche trasmesse dalla Commissione a giugno. Disco verde, invece, oltre che per l’Italia anche per Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Grecia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia. Per loro la Commissione ha valutato che i piani soddisfano i requisiti del nuovo patto di stabilità e stabiliscono un percorso fiscale “credibile” per garantire che il livello del debito dei rispettivi Stati sia messo su un percorso discendente “sostenibile” o mantenuto a livelli “prudenti”. Un giudizio positivo che, dunque, riguarda anche i cinque Paesi, tra cui l’Italia, che avevano chiesto l’estensione del piano da quattro a sette anni (gli altri sono Finlandia, Francia, Spagna e Romania). La Commissione “sta ancora valutando”, invece, il piano a medio termine dell’Ungheria, mentre quello tedesco è stato rinviato a causa della convocazione delle elezioni.

C’è comunque una raccomandazione rivolta dalla Commissione all’Italia e riguarda la necessità di riportare il deficit sotto il 3% del Pil “entro il 2026”. L’Italia “dovrebbe porre fine alla situazione di deficit eccessivo” in cui si trova “entro il 2026”, si legge nel pacchetto d’autunno. Di fatto, la raccomandazione non dovrebbe essere troppo difficile da attuare: secondo le previsioni della stessa Commissione, il deficit/Pil del nostro Paese dovrebbe scendere al 2,9% nel 2026. La spesa netta non dovrebbe crescere, in termini nominali e anno su anno, più dell’1,3% nel 2025 e più dell’1,6% nel 2026.

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