Il 29 novembre in Aula alla Camera il ministro Nordio discute sulla separazione delle carriere dei magistrati

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Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha recentemente ribadito la determinazione del governo italiano a procedere con la riforma della giustizia, in particolare sulla questione della separazione delle carriere dei magistrati. Questo tema, che ha suscitato un acceso dibattito, è previsto per essere discusso in Aula alla Camera il 29 novembre.

Ci sono magistrati che lavorano anni per costruire castelli accusatori in qualità di PM e poi, d’un tratto, diventano giudici. Con un sì chiediamo la separazione delle carriere per garantire a tutti un giudice che sia veramente “terzo” e trasparenza nei ruoli. Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Basta con le “porte girevoli”, basta con i conflitti di interesse che spesso hanno dato luogo a vere e proprie persecuzioni contro cittadini innocenti.

Che differenza c’è oggi tra i magistrati che accusano e quelli che giudicano? Nessuna. Nel corso della carriera, gli stessi magistrati passano più volte dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa. Si alternano nelle diverse funzioni. È capitato che lo facessero anche nel corso dello stesso processo.

Questa contiguità tra il pubblico ministero e il giudice contraddice l’idea che l’attività della parte che accusa (PM) debba restare distinta da quella di chi giudica. Essa crea uno spirito corporativo tra le due figure e compromette un sano e fisiologico antagonismo tra poteri, vero presidio di efficienza e di equilibrio del sistema democratico. Nelle grandi democrazie i PM hanno carriere nettamente separate da quelle dei giudici.

Nordio ha cercato di chiarire che la separazione delle carriere non deve essere vista come un attacco alla magistratura, ma piuttosto come un passo necessario per garantire una maggiore indipendenza e imparzialità. Secondo il ministro, i magistrati temono che questa riforma possa portare a un indebolimento della democrazia, ma lui assicura che non sarà così. “La separazione delle carriere esiste laddove la democrazia è nata”, ha affermato, invitando a un confronto costruttivo piuttosto che a un conflitto.

Da parte della magistratura le reazioni sono state piuttosto critiche: Salvatore Casciaro, segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), ha espresso preoccupazione per il rischio che una norma di questo tipo possa limitare la libertà di espressione dei magistrati. Casciaro ha sottolineato che la separazione delle carriere è già in atto, con una netta distinzione tra le funzioni di giudice e pubblico ministero. Tuttavia, l’idea di creare una carriera autonoma per i pubblici ministeri potrebbe portare a un aumento del potere della pubblica accusa, con conseguenze potenzialmente problematiche.

In aggiunta alla questione della separazione delle carriere, il governo sta anche affrontando critiche riguardo a un’altra proposta di legge, che prevede un limite di 45 giorni per le intercettazioni in alcuni reati. I vertici delle procure di Roma, Milano e Perugia hanno espresso un netto dissenso, affermando che tale limite non è sufficiente per indagini complesse. Francesco Lo Voi, capo dei pm di Roma, ha dichiarato che questo potrebbe trasformarsi in un divieto di indagare, mentre Alessandra Dolci, procuratrice aggiunta a Milano, ha messo in guardia contro l’inefficacia di un’indagine basata su intercettazioni temporanee.

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