Decima fumata nera nell’Aula del Parlamento in seduta comune sul giudice costituzionale.
Nulla di fatto nemmeno per l’elezione degli altri tre prevista per la prima volta nella stessa seduta: nessuno ha raggiunto il quorum previsto.
E la maggioranza delle schede sono state bianche.
La seduta di oggi, però, era convocata anche per l’elezione di altri tre giudici della Corte, ma in questo caso si tratta del primo scrutinio ed è necessaria la maggioranza dei due terzi dei componenti.
Il Parlamento in seduta comune era chiamato per la decima volta a eleggere il giudice costituzionale che prenderà il posto di Silvana Sciarra, l’ex presidente della Consulta scaduta dall’incarico ormai oltre un anno fa. Finora il quorum non è mai stato raggiunto, ma da adesso in poi ogni volta potrebbe essere quella buona: a partire da questa seduta, infatti, deputati e senatori dovevano votare anche per la nomina di altri tre giudici, chiamati a sostituire il presidente in carica Augusto Barbera e i suoi vice Franco Modugno e Giulio Prosperetti, tutti in scadenza il prossimo 21 dicembre. La novità era attesa dalla maggioranza per sbloccare il dossier, distribuendo le quattro poltrone tra i vari partiti in modo da garantirsi anche i voti dell’opposizione.
Per eleggere i giudici costituzionali, infatti, servono i due terzi dei parlamentari nelle prime tre votazioni, i tre quinti dalla quarta in poi. Soglie che presuppongono il raggiungimento di un’intesa larga. Perciò è difficile che la fumata bianca arrivi subito: più probabile che si scelga di arrivare alla quarta votazione, da tenersi prima delle feste natalizie, in modo da abbassare il quorum a tre quinti per tutte le caselle da riempire. Al momento lo schema più gettonato prevede due giudici espressione della maggioranza, uno alle opposizioni e un “tecnico” dal profilo indipendente: a seconda dell’aria che tira, però, i partiti di governo potrebbero provare a forzare la mano e a portare a casa tre posti, o al contrario lasciarne due alle opposizioni.