Il Senato ha approvato il decreto flussi su cui il governo Meloni ha posto la fiducia: 99 i voti a favore, 65 quelli contrari, un’astensione. Il decreto, già approvato con lo stesso iter la scorsa settimana alla Camera, ora è legge. Contiene «disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali». Ma al di là di queste disposizioni “ordinarie” sulla materia, la maggioranza ha fatto confluire nel decreto nel corso dell’iter parlamentare anche alcune misure assai discusse: l’elenco dei Paesi sicuri verso cui respingere i richiedenti asilo, licenziato in tutta fretta dal governo dopo lo scontro coi tribunali di Bologna e Roma sul sistema-Albania; ma anche il cosiddetto «emendamento Musk», ossia l’affidamento alle Corti d’appello della valutazione su convalida o proroga dei trattenimenti dei migranti che chiedono la protezione internazionale. Insomma, il decreto si è allargato per “ospitare” al suo interno le risposte giuridiche che il governo Meloni ha escogitato per tentare di averla vinta sui magistrati. I quali, dal canto loro, insistono da settimane che altro non hanno fatto se non disapplicare misure non compatibili con la giurisprudenza della Corte di giustizia europea. Sul caso è attesa una pronuncia della Cassazione, che si riunisce in udienza, anche se la decisione potrebbe essere rinviata in attesa del parere della stessa Corte Ue.
Dl flussi è legge Ong
L’Aula del Senato ha votato la fiducia al decreto legge flussi in materia di ingressi dei lavoratori stranieri, tutela e assistenza alle vittime di caporalato, gestione dei flussi migratori e protezione internazionale. Il via libera con 99 sì, 65 no e un astenuto. Il testo, già approvato dalla Camera, diviene ora legge. Esulta il centrodestra, va in escandescenze la sinistra.
“Fratelli d’Italia vota convintamente a favore della conversione in legge di questo decreto sui flussi perché siamo convintamente contro l’immigrazione illegale, un impegno che avevamo preso con gli italiani”. Il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali a Palazzo Madama e responsabile nazionale del Dipartimento Legalità e Sicurezza del partito è chiaro: “Chi deve entrare e chi no lo decide lo Stato e non gli scafisti. Dietro la cui attività vi sono interessi economici enormi che sono la causa della loro contrarietà alle leggi che il governo Meloni ha varato e si appresta a varare. Ammontano a 452mila gli ingressi regolari negli ultimi tre anni e a 100mila in meno quelli irregolari negli ultimi due anni. A dimostrazione di come la nostra politica stia funzionando”.
Il 25 febbraio può essere di buon auspicio per i migranti che vogliono arrivare in Italia lo sapremo solo l’anno prossimo, quando la Corte di Giustizia Ue – la data si è saputa ieri, così come la scelta dell’iter accelerato che il Giornale aveva ipotizzato – dovrebbe pronunciarsi definitivamente sulla interpretazione della sentenza che secondo i magistrati dà loro il potere di cancellare la stretta sull’immigrazione selvaggia e di negare i trattenimenti nei Cpr in Albania necessari al rimpatrio veloce, che siano i richiedenti asilo portati dalla nave militare Libra a Gjader o quelli portati in Italia dalle Ong, solo perché arrivano da un Paese che per l’Italia e la sua diplomazia è «sicuro» e per loro non lo è, anche se non sono rifugiati politici o fragili o omosessuali, come sostiene la sezione Immigrazione del tribunale di Roma con sentenze fotocopia firmate dal giudice Silvia Albano, big di Magistratura democratica.
La Cassazione chiamata in causa da Viminale e Questura di Roma doveva deciderlo ma ha preso tempo perché così ha chiesto la Procura generale alla prima sezione civile Luisa De Renzis e Anna Maria Soldi, un rinvio pregiudiziale in attesa della corretta interpretazione del concetto di «Paese sicuro» come previsto dalla direttiva 2013/32. Una strada molto più corretta, quella scelta da 12 tribunali come Bologna, rispetto alla disapplicazione tout court decisa a Roma.
Intanto dopo l’Anm anche il Csm dice niet all’assegnazione alle Corti d’Appello della competenza sulla convalida del trattenimento dei migranti richiedenti asilo, un parere non vincolante alla misura contenuta nel Decreto Flussi approvato in Sena, che prova a ridare dignità all’elenco dei 19 «Paesi sicuri» (tra cui Egitto, Marocco e Bangladesh) diventato carta straccia a colpi di sentenze con cui i magistrati si arrogano il diritto di fare strame di un decreto e della nostra diplomazia, tanto da spingere il governo – lo ha detto il Guardasigilli Carlo Nordio – ad anticipare al 2025 il Trattato Ue che dovrebbe definitivamente vincolare i tribunali alla legge. Fino ad allora, l’Albania resterà congelata, con l’opposizione che festeggia parlando di «decreto azzoppato».
Eppure le politiche finora adottate dal governo hanno permesso di ridurre del 58 per cento gli sbarchi rispetto al 2023 e del 32 per cento rispetto al 2022. Anche l’efficacia sui rimpatri, Albania a parte, è dimostrata dai numeri del Viminale snocciolati in Aula dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: +6% sul 2023 e +17% sul 2022 con 5.054 clandestini rimandati nei loro Paesi. Un successo che il premier Giorgia Meloni rivendica in Europa e nel bilaterale romano con il premier ungherese Viktor Orban, sollecitando «l’urgenza di un quadro giuridico aggiornato per facilitare, aumentare ed accelerare i rimpatri dall’Unione europea, con particolare attenzione al consolidamento del concetto di Paesi di origine sicuri», È «la composizione giuridica» di cui parla Piantedosi in Aula. Per questo serve la sentenza della Corte Ue, che potrebbe dar ragione all’Italia sui rimpatri e sdoganerà il modello Albania come best practice in Europa, con l’Olanda e il Regno Unito spettatori interessati.
Quindi, sulla legge si abbatte la bocciatura del Consiglio superiore della magistratura: un parere del plenum, approvato con 4 voti contrari e non vincolante per l’esecutivo, stronca la ’norma Musk’. Cioè la parte del provvedimento che toglie la competenza della convalida del trattenimento dei migranti ai Tribunali per affidarla alle Corti d’appello. Per il Csm si allungherebbero i tempi, rischiando di fallire gli obiettivi del Pnrr. Nelle stesse ore, la Cassazione decide di rinviare il verdetto sul ricorso del governo di ottobre contro le prime mancate convalide dei trattenimenti in Albania. Il pg chiede di sospendere il giudizio in attesa che si pronunci la Corte di giustizia europea.