‘Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni.
Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto.
In secondo luogo perché la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora. E isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci. Sull’isolamento sociale non abbiamo il controllo ma sul tema della compattezza interna possiamo averlo. Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico si danni dell’intera magistratura.
In terzo luogo la compattezza e omogeneità di questa maggioranza è molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale ribaltando principi cardine che consideravamo intangibili. Come corollario di questa condizione politica, anche l’accesso ad un informazione decente è ancora più difficile dell’era di Berlusconi.
Quindi il pericolo per una magistratura ed una giurisdizione davvero indipendente è altissimo. Dobbiamo essere uniti e parlare con chiarezza. Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente. Senza timidezze’, è quanto scritto dal sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello il 20 ottobre, che Giorgia Meloni aveva poi rilanciato sui suoi profili social, pubblicandone alcuni stralci per dimostrare che la magistratura italiana è politicizzata e contro di lei, visto che Paternello dichiarava il tempo Meloni “più pericoloso e insidioso” di quanto accaduto ai tempi di Silvio Berlusconi.
Paternello rilascia oggi un intervista al Corriere della Sera. “Ho accettato di candidarmi per Magistratura democratica – dice il giudice Patarnello – perché quando sono in gioco questioni di principio, per un giudice è un dovere offrire il proprio contributo alla riflessione, come hanno più volte detto le istituzioni europee. Mi piacerebbe un’Anm unita e concentrata a difendere la giurisdizione e una magistratura autonoma e indipendente, come è stata disegnata dalla Costituzione in un delicato bilanciamento di rapporti e poteri, del quale fa parte anche un pubblico ministero non separato dal giudice se non per funzioni”.
Il sostituto procuratore generale della Cassazione ha annunciato così la sua candidatura alle prossime elezioni per il Comitato direttivo dell’Associazione nazionale magistrati.
Per quanto riguarda quella mail su Giorgia Meloni e sul suo governo, spiega il magistrato, “non vedo ragioni di pentimento. Si trattava di uno scritto destinato ai colleghi dell’Anm, ed era un invito ad essere uniti e mettere al centro gli interessi della giustizia e della giurisdizione”. E sottolinea: “La maggioranza di governo è riuscita a raccogliere un consenso significativo intorno ad alcune proposte di trasformazione della giustizia, che io considero pericolose per l’assetto costituzionale dei poteri e per le garanzie dei cittadini”.
Ora alla magistratura spetta “un doppio onere, maggiore rispetto al passato: essere in grado di rivolgersi al Paese, con argomentazioni che rendano chiari gli effetti di quelle iniziative, negativi per i cittadini non per noi; e poi fare i conti con noi stessi, chiedendoci quali errori abbiamo commesso, da magistrati, e come possiamo impegnarci per migliorare il servizio che rendiamo ai cittadini. Le due cose devono stare insieme”. Per Patarnello “la politica fa le sue scelte e le leggi si applicano, ma finché quelle scelte non sono legge il dibattito è aperto”.
“Siamo sicuri che Marco Patarnello, magistrato che aveva attaccato il governo definendolo ‘pericoloso e insidioso’, sarà accolto a braccia aperte dal comitato direttivo dell’Anm, perché ha tutte le caratteristiche che servono per far parte di questa Associazione. Lo conferma l’intervista che ha rilasciato a un noto quotidiano, in cui torna a sostenere che le riforme della giustizia portate avanti da questo governo sono ‘pericolose‘, sottolineando che ‘chi vince governa, non comanda’. Detto da una corrente che pensa di potersi sostituire a qualsiasi potere potrebbe far quasi sorridere se non fosse per il fatto che questi magistrati continuano a fare un uso politico della giustizia che non possiamo più tollerare. Tutto questo dimostra come sia, oggi piu’ che mai, urgente una riforma della giustizia nell’interesse di tutti i cittadini italiani”. A dirlo è il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.