Bari – Rischio contagio al Policlinico, pazienti infetti isolati e reparto disinfettato

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Circa due mesi fa, più volte è scattato l’allarme infezione al policlinico di Bari ma la notizia è trapelata solo nelle ultime ore. A ottobre scorso, il reparto di medicina interna del “padiglione Balestrazzi” del policlinico del capoluogo pugliese è andato, per ben tre volte, in un mese, in allarme per infezioni resistenti riscontrate su tre pazienti della struttura ospedaliera. A rilevare le anomalie e a far scattare i protocolli sanitari del caso sono stati gli accertamenti effettuati sui malati dagli stessi sanitari del nosocomio più grande di Puglia. Dalla direzione sanitaria dell’azienda ospedaliero universitaria consorziale che ha fatto sapere che “nel mese di ottobre sono stati rilevati dal programma di screening ospedaliero nell’unità operativa di medicina interna al Padiglione Balestrazzi alcuni casi di infezioni da enterobatteri antibiotico resistenti, in particolare tre pazienti sono risultati positivi a klebsiella pneumoniae”. L’infezione in questione, così come catalogata dalla comunità scientifica, è fisicamente presente nella mucosa respiratoria e nell’intestino. L’infezione da klebsiella pneumoniae può essere contratta un po’ ovunque, anche se è molto diffusa soprattutto negli ambienti ospedalieri. La sua trasmissione può avvenire attraverso il contatto della pelle con superfici contaminate, per contatto con le feci e, anche, a causa di rapporti sessuali o trasmessa da madre in figlio. Questo tipo di infezione è, secondo gli studi medici effettuati a riguardo, un patogeno così detto opportunista che, normalmente, colonizza l’apparato gastrointestinale umano, la cute e il tratto respiratorio superiore. Dalla direzione del policlinico, poi, fanno sapere che “le infezioni presenti nei pazienti in ingresso  sono state immediatamente identificate e sono state poste in essere le misure di contenimento, come l’isolamento e la disinfezione degli ambienti, previste dalla procedura operativa di controllo delle infezioni del policlinico di Bari, recentemente aggiornata, secondo le linee guida del ministero della Salute”. Proprio in virtù delle caratteristiche della malattia, dunque, l’ospedale barese ha attivato le procedure previste dal protocollo al fine che il batterio potesse diffondersi nel reparto con il rischio di contagiare le diverse altre decine di persone ricoverate al suo interno. Per questa ragione appena riscontrata la presenza della patologia, i tre pazienti, risultati positivi al controllo, sono stati messi in isolamento, sempre all’interno della stessa struttura sanitaria i cui ambienti sono stati sottoposti ad uno specifico trattamento di disinfezione. A riguardo i vertici del nosocomio barese ci hanno tenuto a spiegare che, normalmente, secondo prassi interna dell’ospedale “la procedura aziendale già prevede che tutti i pazienti a rischio infezione, perché provenienti ad esempio da struttura assistenziale o residenziale, siano sottoposti a screening specifico al momento dell’ingresso in reparto, mediante tampone rettale”. Ma sembrerebbe, da voci non confermate, che in questi casi non si tratterebbe di batteri portati in ospedale dall’esterno al momento del ricovero, ma contratti proprio all’interno della struttura ospedaliera barese che ospita mediamente diverse decine di degenze giornaliere. Sarà, forse, anche, per questo che, sempre dalla direzione del policlinico ci tengono a specificare che “in questo caso lo screening è stato esteso a tutti i pazienti in ingresso in reparto al fine di identificare tutti i potenziali casi di infezione e mettere subito i paziente in stanze di isolamento”. Per fortuna sembrerebbe che, poi, dopo l’attivazione dei protocolli e delle procedure di emergenza l’allert sia rientrato senza far riscontrare particolari problematiche alla struttura e ai tre pazienti risultati affetti da klebsiella pneumoniae che, pare, dopo le cure del caso e di cui avevano bisogno, motivo per il quale erano stati ricoverati, sono stati ritenuti idonei per essere dimessi dall’ospedale. Per fortuna le procedure di screening dell’ospedale barese hanno consentito ai medici di individuare per tempo i tre casi e poter intervenire tempestivamente su ciascuno di loro evitando un pericolosissimo contagio che avrebbe potuto far registrare un tragico bilancio.

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