Ursula von der Leyen imprime un’accelerazione decisa alla linea italiana sulla questione migratoria. Nella sua lettera ai leader europei in vista del summit di oggi, la presidente della Commissione europea si spinge oltre e lancia una serie di proposte che non solo sposano il modello Meloni, ma lo proiettano come punto di riferimento per l’intera Unione.
«Abbiamo già chiesto all’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo di accelerare l’analisi di Paesi terzi specifici che potrebbero potenzialmente essere designati come Paesi di origine sicuri e Paesi terzi sicuri, al fine di stilare elenchi Ue», scrive von der Leyen, annunciando consultazioni con Stati membri, Parlamento europeo, Unhcr, Oim e Ong. Un vero e proprio passo avanti: anziché attendere il 2026, si punta a stilare in tempi rapidi un elenco europeo di Paesi terzi sicuri, con il supporto dell’Agenzia Ue per l’asilo. Una scelta che mira a rincorrere i risultati concreti ottenuti dall’Italia, come il calo dell’80% degli arrivi dalla Tunisia.
I centri di rimpatrio in Paesi terzi sono ora più di una suggestione. «Dobbiamo esaminare gli aspetti legali, operativi e pratici, nonché le implicazioni finanziarie degli hub, nel rispetto dei diritti fondamentali e del principio di non respingimento», precisa Von der Leyen, senza cedere al buonismo che ha paralizzato l’Europa negli anni passati. Per molti, è la realpolitik italiana ad aver aperto questa strada, dimostrando che solo un approccio rigoroso può contrastare l‘immigrazione clandestina.
Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, non perde dunque occasione di rimarcare il successo del governo italiano: ‘La presidente dell’esecutivo europeo ha «certificato ancora una volta l’ottimo risultato che abbiamo raggiunto» dichiara in aula, ricordando il protocollo Italia-Albania come esempio per i futuri centri di identificazione fuori dal territorio dell’Unione. Mentre la destra pragmatica trova «soluzioni per porre fine ai traffici di esseri umani», la sinistra europea, accecata «dall’ideologia delle porte aperte», si crogiola in una crisi di identità. E quando le toghe rosse cercano di minare il concetto di Paese terzo sicuro con sentenze «ciclostilate», si ha la misura di quanto sia stretto il loro legame con un furore ideologico ormai fuori dal tempo.