Justin Trudeau ha annunciato le proprie dimissioni come capo del Partito liberale e come primo ministro del Canada. La comunicazione è giunta con un discorso trasmesso in televisione da Ottawa.
Trudeau ha riferito che resterà premier ad interim finché non verrà scelto un nuovo capo del Partito e che i lavori parlamentari saranno sospesi fino al 24 marzo.
La crisi politica ad Ottawa si era acuita il mese scorso, con le dimissioni della ministra delle Finanze Chrystia Freeland. Il contesto è un forte aumento dei prezzi, in particolare del cibo e degli alloggi.
Secondo Trudeau, all’origine della sua rinuncia ci sono “battaglie interne” al Partito.
Il primo gennaio scorso il Canada ha assunto la presidenza del forum del G7, succedendo nell’incarico all’Italia.
Trudeau ha 53 anni. Ha guidato il Partito liberale dal 2013 e il governo per la prima volta dal 2015
Negli ultimi tempi il suo partito ha registrato un netto calo nei sondaggi per una sopraggiunta impopolarità dovuta, come detto, al rincaro del costo della vita.
Nel corso della conferenza Trudeau ha riferito che abbandonerà la sua carica non appena il suo partito avrà scelto un nuovo leader. Lo stesso partito, scrive Repubblica e riporta Reuters, avrebbe fatto pressioni affinché il premier lasciasse il posto a un successore.
Un declino politico che si basa sopratutto sull’incapacità di gestire i conti pubblici e l’esplosione del deficit di bilancio: quasi 62 miliardi di dollari canadesi contro una previsione di 40 miliardi nel 2024. Con conseguenti dimissioni della ministra delle Finanze Chrystia Freeland, pilastri del governo di centrosinistra di Justin Trudeau, oggi arrivato alle sue stesse conclusioni…
Il Partito Liberale del Canada è un partito politico canadese di centrosinistra, descritto anche come “partito pigliatutto”. Tra le politiche principali da capo del governo ci sono la legalizzazione della cannabis con il Cannabis Act del 2018 e le battaglie sui diritti Lgbtq, su cui Trudeau arrivò ad attaccare il governo Meloni, non si sa bene ancora oggi a che titolo. Nel maggio del 2023, nel corso del bilaterale di Hiroshima prima dell’avvio dei lavori del G7, era avvenuto uno “scambio di opinioni” sui diritti Lgbt tra Trudeau e la premier Giorgia Meloni. Il canadese si era detto “preoccupato da alcune” delle posizioni “che l’Italia sta assumendo in merito ai diritti Lgbt”. La premier, aveva replicato che “il suo governo sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni”. Una frase, quella di Trudeau, giudicata “sorprendente” dalla diplomazia italiana…
Tuttavia, la politica canadese non prevede che un partito possa costringere un leader alle dimissioni entro il breve termine, anche se secondo la stampa internazionale Trudeau potrebbe dimettersi entro le prossime 48 ore.
A sfavorire la posizione e la credibilità di Trudeau – scrive Corriere della Sera – anche le parole spese da Trump sul suo conto. Il tycoon, infatti, ha più volte definito il premier canadese con la parola “governatore”, un chiaro riferimento alla possibilità che il Canada diventi il 51esimo Stato degli Stati Uniti d’America.
Ancora, Donald Trump ha minacciato l’imposizione di dazi al 25% sul Canada qualora Trudeau non si impegnasse per contrastare “il flusso di migranti e droga verso gli Stati Uniti”.
Come riporta Repubblica, i tre partiti di opposizione potrebbero votare per rovesciare il governo di Trudeau, ma in questi giorni il Parlamento canadese non è al lavoro, né è previsto che lo stesso partito di un premier costringa il leader a dimettersi a stretto giro.
Per questo motivo il suo partito potrebbe chiedere un voto di sfiducia una volta che il Parlamento riprenderà i lavori, ma ciò potrebbe portare a nuove elezioni che potrebbero dare una spinta ai partiti conservatori ribaltando, quindi, l’assestamento liberale degli ultimi dieci anni.
Facendo riferimento alle prossime elezioni politiche, previste a ottobre, il primo ministro ha detto che il Canada “merita una scelta vera”. La crisi politica ad Ottawa si era acuita il mese scorso, con le dimissioni della ministra delle Finanze Chrystia Freeland. Il contesto è un forte aumento dei prezzi, in particolare del cibo e degli alloggi. Secondo Trudeau, all’origine della sua rinuncia ci sono “battaglie interne” al Partito.
Lo stesso partito, scrive Repubblica e riporta Reuters, avrebbe fatto pressioni affinché il premier lasciasse il posto a un successore.
Tuttavia, la politica canadese non prevede che un partito possa costringere un leader alle dimissioni entro il breve termine, anche se secondo la stampa internazionale Trudeau potrebbe dimettersi entro le prossime 48 ore.
Come riporta Repubblica, i tre partiti di opposizione potrebbero votare per rovesciare il governo di Trudeau, ma in questi giorni il Parlamento canadese non è al lavoro, né è previsto che lo stesso partito di un premier costringa il leader a dimettersi a stretto giro.
Per questo motivo il suo partito potrebbe chiedere un voto di sfiducia una volta che il Parlamento riprenderà i lavori, ma ciò potrebbe portare a nuove elezioni che potrebbero dare una spinta ai partiti conservatori ribaltando, quindi, l’assestamento liberale degli ultimi dieci anni.
Intanto emergono già i primi nomi che potrebbero prendere il posto di Trudeau: si tratta di Melanie July, attuale Ministro degli Esteri, e Chrystia Freeland, ex Ministro delle Finanze che nel dicembre 2024 ha abbandonato il governo attualmente in carica dopo aver rivolto inaspettate e aspre critiche nei confronti di Justin Trudeau.