Bari – Il neonato era vivo quando è stato abbandonato

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È morto per ipotermia il neonato trovato morto nella culletta termica la mattina del 2 gennaio scorso, nell’incubatrice all’esterno della parrocchia di “San Giovanni Battista”, al quartiere “Poggiofranco” di Bari. A stabilirlo è stata l’autopsia effettuata nel pomeriggio di oggi dalle 15,30 alle 17,30, presso l’istituto di anatomia patologica del policlinico di Bari, dal professor Biagio Solarino e dal suo staff di medici legali. Il bambino, quindi, quando è stato lasciato nella culletta era vivo ed è morto di freddo perché non hanno funzionato né l’impianto di riscaldamento e neanche quello di allarme. All’esame autoptico ha preso parte anche il perito di parte nominata dal parroco don Antonio Ruccia, il professor Mariano Manzionna, primario di pediatrie e neonatologia dell’ospedale San Paolo di Bari. Alla luce del riscontro autoptico non si alleggerisce giudiziaria la posizione del sacerdote e del tecnico incaricato della manutenzione che da ieri erano stati iscritti, dalla procura di Bari, nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo in concorso. L’esame autoptico ha stabilito che il neonato, ancora oggi senza nome, prima di morire aveva vissuto poco meno di un mese. Don Ruccia è assistito dall’avvocato Salvatore D’Aluiso. L’altro indagato, il tecnico della manutenzione dell’impianto, il 44enne bitontino Vincenzo Nanocchio titolare della ditta individuale “Elettroimpianti”, invece, è assistito dall’avvocato Giovanni De Leo che non ha nominato consulenti di parte per partecipare all’esame autoptico. I risultati completi dell’autopsia saranno resi noti e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria e delle due parti, al momento indagate entro sessanta giorni, tempi necessari per esaminare i prelievi dei tessuti e dei liquidi compiuti oggi nel corso dell’esame autoptico. Esami che porteranno l’equipe di medici legali a stabilire anche, l’ora della morte dello sfortunato neonato che a questo punto è certo che possa essere stato abbandonato vivo in quella culletta termica che termica non è risultata essere per via del mancato funzionamento dell’impianto di riscaldamento. Al momento, dunque, l’autopsia ha risposto solo a due dei quesiti posti dagli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dal sostituto procuratore della Repubblica Angela Morea, ovvero come è morto il piccolo e quanto tempo ha vissuto. In due giorni sulla testa del parroco che dieci anni fa volle istituire la culla per bambini abbandonati sono piovute due grosse tegole. La prima avantieri quando si è visto notificare l’avviso di garanzia per omicidio colposo del bambino e la seconda ieri, qual i primi riscontri autoptici hanno confermato che il neonato era stato lasciato vivo all’interno di quell’incubatrice posta all’esterno della chiesa e che non avendo funzionato gli impianti di riscaldamento e allarme è morto di freddo agonizzando lentamente. Secondo quanto si apprende dal fascicolo d’indagine risulterebbe che il 14 dicembre scorso giorno del black out elettrico, poco prima dell’interruzione del servizio di erogazione di energia elettrica, fu effettuata una programmata attività di manutenzione sulla culla, alla quale, pare, fu sostituito l’alimentatore e fu verificato il corretto funzionamento e poi, subito dopo il ritorno dell’elettricità, che mancò dalla ore 15 alle 18 circa, secondo la difesa del tecnico, venne effettuato un nuovo intervento di verifica per accertare il corretto funzionamento della culla. Del resto all’ipotesi che il bambino fosse stato abbandonato ancora vivo, a differenza di quanto dichiarato a caldo da don Antonio Ruccia che aveva sostenuto la tesi contraria, ci credevano dal primo momento gli investigatori basandosi sul fatto che il piccolo era stata lasciato in quel giaciglio con un tutone invernale pesante, proprio tenerlo caldo. Se fosse stato già morto che senso avrebbe avuto la scelta di quell’abbigliamento, si sono chiesti sin da subito gli inquirenti che per questo avevano aperto il fascicolo d’indagine contro ignoti con l’ipotesi di reato contro ignoti di abbandono di minore con conseguente morte. Ipotesi di reato, quest’ultima che si aggiunge a quella contestata ai due attuali indagati e che dovrebbe essere addebitata ai genitori del piccolo o a chi materialmente ha posto nella culla lo sfortunato neonato che di lì a qualche ora sarebbe morto di freddo. Non si esclude l’abbandono del piccolo possa essere avvenuto nell’arco dell’intera giornata di capodanno.

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