Alberto Trentini, impegnato in una missione umanitaria, arrestato in Venezuela e scomparso da 2 mesi. La famiglia chiede intervento del Governo

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Il 15 novembre 2024 Alberto Trentini è stato arrestato in Venezuela, al confine con la Colombia, durante una missione con l’ong Humanity and Inclusion, il cui obiettivo è portare aiuti umanitari alle persone con disabilità.

Oltre a lui è stato fermato anche l’autista della ong che lo stava accompagnando da Caracas a Guasdualito.

‘Due mesi senza notizie del figlio, “un silenzio di due mesi genera un’angoscia che non è immaginabile. Toglie il fiato e il sonno. Non so nemmeno descriverla’. La signora Amanda ha più di ottant’anni, vive a Venezia con suo marito, Alberto è il loro unico figlio. “Il 15 novembre mi ha inviato l’ultimo messaggio su Whatsapp, era arrivato appena in aeroporto.

Cecilia Sala è riuscita a tornare dopo 21 giorni, di Alberto Trentini non si sa nulla dal 15 novembre. Due mesi. Il cooperante è stato arrestato in Venezuela, il suo caso è rimasto sotto silenzio fino all’interrogazione parlamentare presentata dal Pd al ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La madre Armanda è disperata: il figlio avrebbe problemi di salute e non avrebbe con sé le medicine.
Il ritorno a casa di Cecilia Sala è stata una notizia bellissima per l’Italia, ma deve aver lasciato l’amaro in bocca ai genitori di Alberto Trentini, che non hanno notizie del figlio da due mesi.
La madre Armanda ha confessato che lei e il marito sono “molto provati. Non sento mio figlio da due mesi, da quando lo hanno portato via. Lui ora è ostaggio di quel Paese, ma è solo una pedina. Bisogna forzare il silenzio su questa vicenda, forse l’interrogazione parlamentare ha cominciato a smuovere le coscienze”, ha spiegato la donna, riferendosi alla richiesta del Pd di far luce sulla sparizione del cooperante italiano.

“Dal 15 novembre scorso, quando Alberto è partito, siamo nel silenzio. Sessanta giorni, e sessanta notti, senza avere una notizia, io e mio marito siamo nell’angoscia. Mio figlio era solito durante ogni sua missione mandarci un messaggio e la localizzazione del luogo in cui arrivava. Questa volta non abbiamo saputo niente. È un figlio speciale, siamo disperati. È speciale per tutto quello che ha fatto in questi anni, aiutando gli altri. Mi diceva sempre che la più grande soddisfazione era vedere il sorriso delle persone che aiutava, gente, i caminantes in fuga dal Venezuela che arrivavano da loro con le scarpe sbriciolate”.

Dopo le parole della madre è arrivata la nota dell’avvocato della famiglia Trentini, che ha capito di dover sfruttare i riflettori che, finalmente, dopo due mesi, si sono accesi sul figlio.
Questo il comunicato della legale, Alessandra Ballerini, e dei familiari del cooperante veneto: “Nel pieno rispetto della sovranità territoriale del Governo venezuelano e senza voler interferire nella diplomazia delle relazioni tra Italia e Venezuela, invochiamo l’attenzione di tutte le istituzioni dei due Paesi circa la drammatica situazione di Alberto Trentini e chiediamo la sua liberazione affinché possa tornare a casa e all’affetto dei suoi familiari e amici. Alberto è un cooperante e proprio questa sua missione umanitaria in Venezuela deve costituire un ponte di dialogo che consenta di raggiungere il risultato del suo pronto rientro in Italia. Lo chiediamo con forza e speranza. La tradizione di familiarità tra italiani, una delle più importanti comunità nel paese sudamericano, e venezuelani impone questo segnale di pacificazione”.

La richiesta di Tajani al Venezuela
Dopo l’interrogazione parlamentare presentatagli dal Pd, mercoledì 15 gennaio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha reso noto di aver convocato “l’incaricato d’affari del Venezuela per protestare con forza per la mancanza di informazioni sulla detenzione del cittadino italiano Alberto Trentini e per contestare l’espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas”

In merito ai diplomatici espulsi, l’Unione europea si è scagliata contro il Venezuela per aver deciso di “ridurre sostanzialmente il personale diplomatico accreditato di diversi Stati membri a Caracas. Siamo pienamente solidali con gli Stati membri colpiti. L’Ue sollecita l’immediata revoca di questa azione unilaterale e inaccettabile, che serve solo a rafforzare l’isolamento internazionale del Venezuela e a minare le relazioni bilaterali con l’Ue e i suoi Stati membri”.

Oltre all’Italia, infatti, sono coinvolte anche Francia e Olanda: il Venezuela ha deciso di ridurre a 3 il numero di diplomatici che possono assere accreditate nelle rispettive ambasciate.
Una vera e propria ritorsione a causa della risposta “ostile” dei Governi all’insediamento del presidente Nicolas Maduro per un terzo mandato.

Il ministero degli Esteri venezuelano ha aggiunto che i diplomatici avrebbero bisogno di “autorizzazione scritta per viaggiare per più di 40 chilometri da Plaza Bolivar” nel centro di Caracas.
Il regime di Maduro, al terzo mandato consecutivo dal 2013, è iniziato ufficialmente venerdì 10 gennaio e proprio una settimana fa un cittadino italo-venezuelano era stato arrestato – per poi essere liberato dopo alcune ore – sempre al confine con la Colombia, insieme ad altre 7 persone di nazionalità straniera: secondo Il Post, questo tipo di mosse servono per negoziare con i Paesi di appartenenza, per chiedere qualcosa in cambio.

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