Bari – Il neonato trovato morto era stato abbandonato vivo la sera del 31 dicembre. Spunta una super testimone

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È durato oltre sei ore, dalle 9,30 alle 15,40, il terzo esame peritale tecnico di oggi, svolto nei laboratori del politecnico di Bari, sulle attrezzature della culla per la vita, sequestrate dalla procura di Bari all’indomani del ritrovamento del cadavere di un neonato di un mese lo scorso 2 gennaio all’estero della chiesa di “San Giovanni Battista”. Gli esami laboratoriali di ieri hanno stabilito che non ha funzionato il tappetino perché alcune alette sottostanti che fingevano da sensori per l’attivazione dell’allarme telefonico erano piegate, inspiegabilmente rotte. Per quanto riguarda, invece, tutti i congegni elettronici del sistema esaminati, compresa la scheda del condizionatore e il commutatore telefonico, questi sono risultati perfettamente funzionanti. Per questa ragione è stato stabilito con certezza che la telefonata di allarme sul cellulare del parroco Don Antonio Ruccia, indagato, insieme al tecnico installatore, Vincenzo Nanocchio, con l’accusa di omicidio colposo, non è partita a causa del corto circuito provocato dalle alette rotte del tappetino. In questo modo i periti hanno dato risposta ai primi due quesiti posti dal procuratore aggiunto Ciro Angellilis e dal sostituto procuratore della Repubblica, Angela Morea sul malfunzionamento dell’impianto di allarme che non ha fatto scattare l’allert. Con l’accertamento del mancato funzionamento dell’impianto di climatizzazione a causa di una perdita riscontrata nel sistema di aerazione è stata data risposta agli altri due quesiti posti al collegio peritale dagli inquirenti. Quindi, al momento alla luce dei riscontri autoptici emerge un quadro abbastanza chiaro della situazione. In primis, secondo i medici legali il piccolo è morto per ipotermia, venti ore prima del suo ritrovo, quindi, tra le cinque e le sei del mattino del primo gennaio scorso. A seguire è emerso che l’impianto di allarme non è entrato in funzione solo perché le alette sensoriali del tappetino erano in avaria e il piccolo è morto di freddo perché il condizionatore non ha erogato aria calda perché aveva una perdita che gli ha fatto perdere la pressione per entrare in funzione come doveva. A tutto ciò si aggiunge un nuovo elemento importante nell’economia delle indagini, che se riscontrato come vero, supporterebbe la tesi formulata, in sede di autopsia dai medici legali. Il giorno quattro di gennaio scorso, due giorni dopo il macabro ritrovamento, una signora residente in una palazzina di fronte alla culletta, si è recata alla vicina stazione dei carabinieri di viale Unità d’Italia per rendere una spontanea dichiarazione secondo la quale la donna, la sera del 31 gennaio scorso, intorno alle 20,30 circa, avrebbe udito un piagnucolare che la stessa aveva attribuito a numeri gatti di quartiere adottati da alcuni residenti. Dichiarazione questa resa dalla pensionata operatrice sanitaria che i militari dell’arma hanno trasmesso per competenza ai colleghi della squadra mobile della questura barese, che nella serata di mercoledì scorso hanno sentito a verbale la donna come persona informata dei fatti. Sembrerebbe, dunque, che il neonato sia stato lasciato vivo in quella culla la sera della fine dell’anno più o meno alle venti, quando per strada non c’era praticamente nessuno perché tutti impegnati con il cenone, e che poi sia morto dopo nove o dieci ore di agonia. Sull’altro fronte investigativo quello finalizzato all’identificazione della mamma del neonato e di chi lo ha materialmente riposto in quel giaciglio, gli investigatori hanno sequestrato anche i filmati di una telecamera di videosorveglianza privata installata al quinto piano della palazzina di fronte alla culla i cui filmati verranno esaminati nelle prossime ore. Intanto, nel primo pomeriggio di ieri è arrivato dagli uffici della procura della Repubblica di Bari il nulla osta al seppellimento della piccola vittima. I funerali si terranno sabato mattina alle 10 all’interno della cappella del cimitero monumentale di Bari e saranno celebrati dall’arcivescovo di Bari-Bitonto, Giuseppe Satriano che prima di officiare le esequie provvederà a battezzare il neonato e a dargli un nome. Su disposizione della procura del capoluogo pugliese il servizio funebre verrà effettuato da Roberto Savarese, titolare dell’omonima agenzia di onoranze funebri che è la stessa persona che la mattina del giorno dopo di capodanno trovò casualmente quel piccolo corpo senza vita. Da palazzo di città, ieri sera, il sindaco Vito Leccese ha fatto sapere che “sarà il Comune di Bari a sostenere i costi del funerale”, spiegando che “per volontà dell’amministrazione comunale tutta la fase delle esequie sarà a carico del Comune di Bari”.

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