A sole 48 ore dal cessate il fuoco a Gaza, sono tantissimi i palestinesi del campo profughi di Jenin colpito, oggi, dell’operazione militare israeliana in Cisgiordania. Mentre le opposizioni chiedono le dimissioni di Netanyahu e arrivano le dimissioni di Halevi, del capo di stato maggiore israeliano l’operazione “muro di ferro” ha preso di mira, nel nord della Cisgiordania, la città di Jenin con diverse incursioni israeliane e scontri a fuoco con i militanti palestinesi nella Striscia. Per Benyamin Netanyahu “questo è un ulteriore passo verso il raggiungimento dell’obiettivo che ci siamo prefissati, ovvero rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria. Agiamo in modo sistematico e deciso contro l’asse iraniano ovunque esso estenda le sue mani”. E sull’altro fronte Hamas ha invitato i palestinesi a rispondere all’offensiva militare israeliana a Jenin. Per il ministero degli Esteri palestinese “la revoca delle sanzioni contro i coloni estremisti li incoraggia a commettere più crimini contro il nostro popolo”. Quello di Jenin è uno dei campi profughi della città creati nel 1948 dopo la nascita dello stato di Israele e ospita circa 14mila persone.