Elly Schlein nel Pd in ordine sparso, in una segreteria fiume, immagina e sogna l’internazionale anti-Trump, ma non riesce a tenere insieme neanche il suo partito…

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Riunire le forze del socialismo europeo contro l’avanzata delle destre, compresa quella di Trump, e stilare un’agenda interna intorno alla quale coinvolgere anche le altre forze d’opposizione. È la strategia definita da Elly Schlein nel corso della segreteria fiume Pd che si è tenuta all’indomani dell’insediamento del presidente Usa. A smontare i piani di gloria della segretaria dem si riconducono alla domanda posta da Romano Prodi: ‘Schlein ha voglia e capacità di costruire una coalizione maggioritaria?. La voglia forse ci sarebbe pure. Quanto alla capacità, allo stato attuale sembra farle difetto anche solo quella di tenere insieme il suo partito. Dal referendum su Jobs Act alla guerra in Ucraina, passando per il terzo mandato, il Pd appare procedere più che mai in ordine sparso. Con buona pace delle quattro ore spese dalla segreteria a cercare di trovare una sintesi’.

Parlando della posizione sulla guerra in Ucraina, l’europarlamentare Marco Tarquinio, contrario all’invio delle armi al punto da votare in Europa modo contrario al partito, ha detto che «c’è una sensibilità crescente e anche divisioni all’interno della nostra stessa delegazione, c’è una posizione evolutiva». «Stiamo facendo dei passetti nella direzione giusta, ma molto lentamente», ha aggiunto, parlando ai microfoni di L’Attimo fuggente del Giornale Radio. «Vengo coinvolto in mezza Italia in maniera crescente da quadri del partito per parlare della guerra ed elaborare documenti su questo, significa che c’è un dibattito aperto», ha poi rivelato Tarquino. Il Pd insomma sul tema si sta spaccando sempre di più, subendo, invece di sanare, le divisioni che percorrono l’opposizione e che si sono nuovamente materializzate nella presentazione di risoluzioni diverse all’informativa del ministro della Difesa Guido Crosetto alle Camere.

L’aula del Senato ha approvato con 97 voti favorevoli, 26 contrari e 40 astenuti la risoluzione di maggioranza per la proroga fino al 31 dicembre 2025 dell’invio di mezzi e armi all’Ucraina. Aiuti materiali a Kiev, attività di mediazione diplomatica per un cessate il fuoco in vista di una trattativa di pace: questi i punti chiavi delle risoluzione del centrodestra presentata a Palazzo Madama dopo le comunicazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto. Le opposizioni sono arrivate divise all’appuntamento presentando quattro diverse risoluzioni con 5Stelle e Avs arroccati dietro il no senza se e senza ma alle armi.

Diffuso e dettagliato il report del ministro Crosetto che ha sottolineato la situazione in continua evoluzione e le condizioni estreme in cui si trova l’Ucraina. “La Russia continua senza sosta nella sua azione militare e l’Ucraina, sostenuta dall’Occidente, combatte una guerra drammatica. In difficoltà nella rigenerazione delle forze, Kiev è stata costretta a ridurre a tre mesi l’addestramento delle reclute prima dell’invio al fronte con conseguenze drammatiche. Tutto questo conferma la bontà della nostra scelta di continuare a sostenere l’Ucraina”. Crosetto ha poi smontato la tesi di sostiene che la pace potrebbe esser raggiunta smettendo di aiutare l’Ucraina.

“Ci sono stato recentemente. Se tutti smettessimo o se nessuno avesse mai aiutato gli ucraini in questi anni, cosa sarebbe successo? Che i 4mila colpi di artiglieria che ogni giorno da oltre millecento giorni cadono sull’Ucraina, sarebbero caduti sui loro bersagli. Che le oltre 300 bombe di aereo che vengono sganciate ogni giorno avrebbero raggiunto i loro obiettivi. Che gli oltre 12mila droni armati scagliati avrebbero raggiunto i loro obiettivi. Sì, forse avremmo raggiunto la pace – aggiunge – perché non ci sarebbe più l’Ucraina, le sue città, le persone vive. Avremmo raggiunto la pace che si trova anche nei cimiteri”. A nessuno di noi piace la guerra – ha chiarito davanti all’aula del Senato – ma abbiamo deciso di non voltarci dall’altra parte. “Quello che portiamo in Parlamento è un modo per aiutare l’Ucraina a difendersi, non un modo per aiutare la guerra a proseguire. Nessuno di noi si sente in guerra con la Russia ma in guerra con la guerra”.

“Continuare a sostenere l’Ucraina, in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà concordato in ambito Nato e Ue’. Anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari. E proseguire con il nostro ruolo di mediazione, lavorando per una tregua o un cessate il fuoco che è la strada obbligata per avviare una trattativa di pace”. È uno dei passaggi delle risoluzione approvata. “Avviare una trattativa di pace”, si legge ancora nel testo, ”riproponendo lo stile di Pratica di Mare. Quello del dialogo e della ricerca della pace duratura creando le condizioni per l’avvio di una conferenza di pace analoga a quella che si è svolta in Svizzera il 15 e il 16 giugno 2024″. Si impegna il governo a ”proseguire nel contributo alle iniziative di ricostruzione e sviluppo e di assistenza alla stabilità macro-economica dell’Ucraina”, anche “in vista della Conferenza internazionale della ripresa dell’Ucraina che si terrà a Roma il 10-11 luglio 2025”. Infine la cooperazione industriale “per soddisfare le esigenze immediate dell’Ucraina, rilanciandone l’economia devastata dalla guerra”.

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