Un pranzo “segreto”, ma finito sui giornali e dunque non così riservato, per tentare di disinnescare la “bomba” Santanchè tra Giorgia Meloni con la seconda carica dello Stato Ignazio La Russa.
Al centro dell’incontro c’è la “protetta” del co-fondatore di Fratelli d’Italia, quella Santanchè ministra del Turismo rinviata a giudizio lo scorso 17 gennaio per false comunicazioni sociali sui bilanci della società Visibilia.
La Santanchè che intanto in questi giorni si era rifugiata nel suo “bunker” di Cortina, da dove smentisce le voci su una decisione in merito dopo la scelta della Cassazione sullo spostamento del suo processo per la presunta truffa all’Inps sulla cassa Covid da Milano a Roma, che dovrebbe arrivare il 29 gennaio. “Sono ricostruzioni surreali, non ho nulla da dire”, dice la ministra.
Il caso Santanchè, sembra a un passo dalla risoluzione ma non si chiude mai. In pole position, per subentrare come ministro del Turismo ci sarebbe ora il capo dei senatori FdI Lucio Malan. Il presidente del Senato Ignazio La Russa, chiarisce, ma per vizio di forma: “Nel pranzo di martedì io e Meloni non abbiamo parlato del caso Santanchè”. Non ci crede neanche lui. È un fatto che le dimissioni della ministra rinviata a giudizio e con altri due fascicoli a fortissimo rischio di tradursi in altrettanti rinvii a giudizio ha preso la rincorsa dopo l’incontro tra la premier e il presidente del Senato. La Russa era, ed è, il nome più pesante tra quelli che facevano, e fanno, scudo alla ministra. Non mancano i difensori della ministra, tra cui il ministro della Difesa Crosetto, fondatore di FdI con Giorgia e La Russa.
Con due possibili, anzi quasi certi, rinvii a giudizio, inclusa la vicenda più spinosa di tutte, la truffa ai danni dell’Inps, fare muro intorno alla ministra del Turismo sarebbe uno stillicidio. A Meloni, al termine di un vertice di maggioranza nel quale è impossibile che non si sia parlato anche del problema Santanchè, la faccenda appare risolta con l’avvicendamento di Malan. Il capo dei deputati Bignami, a Chigi con Malan del resto è parzialmente oscuro: “La presunzione d’innocenza è un principio fondante. Comunque valuterà la ministra”.
Tajani, come tutta FI almeno ufficialmente è contrario alle dimissioni in nome del garantismo: “Nell’incontro di oggi di Santanchè non si è parlato. Noi siamo garantisti e finché una persona non è condannata in via definitiva è innocente. Poi sono scelte che farà Santanchè”. Da palazzo Chigi arriva rapida una smentita secca: “Malan e Bignami erano a palazzo Chigi per parlare di autostrade.
Il resto sono solo fantasie. La reticenza e le smentite di queste ore dovrebbero servire a non far precipitare la situazione con Santanchè, che si dice pronta ad accettare il verdetto della premier ma non ha alcuna intenzione di andarsene. Ma anche se ci vorranno ancora alcuni giorni tutto indica che la decisione sia stata presa, la manovra non è solo in corso ma in fase avanzata e dunque le dimissioni dovrebbero essere a un passo.
Il tutto mi ricorda una freddura britannica, George and Bishop: George want to go and bishop want to send him away; George vuole andare e il vescovo vuole mandarlo via… alla fine il tutto è solo una presa in giro…