Trump secondo atto: la vendetta

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Il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’ America Donald Trump, con il suo enorme numero di decreti sta rivoluzionando i canoni tradizionali della politica estera americana. Ma la sua ambizione di risolvere le crisi di Ucraina e Medioriente e gli strumenti da adottare non sono per nulla chiari e rischia di fallire miseramente. Ci dobbiamo attendere una politica estera improntata ai rapporti con i singoli Stati, una radicata ostilità per le regole consolidate e per il ruolo delle istituzioni internazionali, in sostanza una chiara preferenza per i contatti diretti con i singoli interlocutori con cui trattare da una posizione di forza . Possiamo dire ” Trump secondo atto: la vendetta”. Il vendicatore è destinato a rovesciare le regole preesistenti nelle relazioni con gli Stati e minare il multilateralismo. Aveva promesso di por fine al conflitto russo- ucraino in 48 ore , ma alla prova dei fatti non ha ancora un piano per raggiungere quantomeno un cessate il fuoco. Ormai è chiaro agli occhi degli osservatori internazionali che per conciliare gli opposti interessi di Russia e Ucraina, la Casa Bianca non ha le idee chiare. Sul fronte mediorientale e sul piano del riassetto degli equilibri, resta da capire quanto Trump si impegni per stabilizzare la Regione. La nuova amministrazione americana è sicuramente più allineata sulle posizioni di Israele, ma dovrebbe portare avanti gli accordi di Abramo, coinvolgendo nel nuovo riassetto geopolitico l’ Arabia Saudita per completare il processo di normalizzazione dei rapporti con Israele. Difficile da capire è anche la linea dell’ amministrazione sui rapporti con la Cina, se Trump vorrà proseguire con la politica di contenimento o se, al di là dei dazi da imporre alle merci cinesi importate, trovare un accordo su vasta scala con Xi Jinping. Sul fronte della sicurezza e della difesa, Trump è stato chiaro con gli alleati: ha chiesto un aumento della spesa fino ad un 5% del Pil . Sarà difficile realizzarlo. Il minacciare in continuazione dazi sulle merci importate , appare più un espediente per consentire agli Usa di negoziare contropartite in termine di adesione alle politiche americane e di maggiori acquisti di prodotti americani. Nei prossimi mesi si capirà di più. Infine il rapporto con l’ Europa resta un’ incognita. Come i suoi predecessori, lui non nutre particolare simpatia per l’ Unione europea, ma privilegia i rapporti con i singoli Stati, con il rischio di accentuare le divisioni, anche se agli Usa molte divisioni in Europa non conviene averle . La Russia è sempre lì, in agguato.

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