I Miei Occhi su Roma: un Viaggio Fotografico con Roberto Cavallini

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Un archivio vivo, uno sguardo unico su Roma

“I miei occhi su Roma” di Roberto Cavallini è molto più di una semplice raccolta fotografica. È una ricerca visiva che tenta di catturare l’anima di una città in perenne mutamento. Per Cavallini, l’archivio fotografico non è un semplice contenitore di memorie, ma una materia viva, capace di riscrivere e ridefinire il passato attraverso lo sguardo del presente .

La sua Roma è un universo in continua espansione, che supera i confini fisici del Grande Raccordo Anulare e si manifesta come un mosaico di storie, contrasti e suggestioni. Le sue fotografie raccontano una città cinematografica, un palcoscenico dove convivono i resti dell’antichità, le visioni felliniane e la periferia pasoliniana. Ma Roma, secondo Cavallini, non è solo la città della grande bellezza: è anche un luogo di contraddizioni, un crocevia di culture che spesso fatica ad accogliere i suoi nuovi abitanti con la dovuta attenzione .

Il fotografo descrive una Roma che ha visto tutto, che sa tutto, ma che può ancora parlarci del futuro—se siamo disposti ad ascoltarla con umiltà e coraggio .

Roberto Cavallini: L’Artista Dietro l’Obiettivo

Roberto Cavallini è un fotografo con un occhio sensibile e penetrante, capace di leggere la città oltre la sua superficie. La sua ricerca artistica si basa su una visione profonda del mezzo fotografico: per lui, ogni scatto non è solo un documento, ma un modo di rielaborare la realtà. Il suo lavoro si inserisce nella tradizione dei grandi fotografi urbani, che hanno saputo cogliere il respiro delle metropoli e il loro incessante mutare.

Con una forte influenza cinematografica e una sensibilità per le dinamiche sociali, Cavallini si muove tra il centro storico e le periferie romane, raccontando una città che non è solo “cartolina”, ma un organismo vivo, pieno di tensioni e bellezza. Il suo sguardo non è mai nostalgico, ma sempre attento a ciò che Roma può ancora rivelare.

Quattro domande a Roberto Cavallini

  1. Nel suo lavoro fotografico su Roma, quale dettaglio della città l’ha colpita di più nel corso degli anni? 1.1. Roma è una continua sorpresa, non c’è un dettaglio che mi ha colpito, ma la reiterazione dei dettagli che diventano un elemento imprescindibile della città
    1. Come la fotografia può contribuire a far emergere le contraddizioni sociali di una città come Roma?
      2.1 La fotografia sociale osserva, mette in relazione gli elementi critici ma, al di là della sensibilità di ogni fotografo, sono le istituzioni attraverso canali culturali, con forti investimenti, che siano in grado di stabilire una rete tra tutti gli operatori culturali del visuale, in particolare i fotografi, a sottrarre la fotografia di indagina al profluvio del chiacchiericcio dei social media. Si devono fornire spazi di esposizione e confronto pubblico.
    2. Nel suo testo lei paragona Roma a un set cinematografico: quanto il cinema ha influenzato il suo modo di fotografare la città?
      3.1 Il cinema del neorealismo e successivamente quello di Pasolini sicuramente, ma anche il ’68 che per motivi generazionali mi ha spinto a volgere lo sguardo sulle periferia e in particolare su quelle che erano frutto di un piano, di una progettazione architettonica e urbanistica ai quali ho dedicato una lunga ricerca (PEEP – immagini di un insolubile conflitto) alla fine degli anni ‘80
    3. Roma è un luogo di storia, ma anche di cambiamento. Qual è l’aspetto della città che, secondo lei, più rappresenta il suo futuro?
      4.1 I nuovi italiani che sono venuti e vengono da tante parti del mondo. Noi italiani siamo in calo demografico, allora facciamo un piano di accoglienza affinché queste nuove risorse non vengano sprecate. I grandi successi nello sport, anche recentemente, sono dovuti ad italiani figli di immigrati, beh facciamo in modo che si registrino gli stessi successi in campo scientifico. Per quanto riguarda il settore artistico e letterario, già degli esempi sono sotto gli occhi di tutti e per rimanere a Roma i primi che mi vengono in mente sono la scrittrice Igiaba Scego e il fumettista Zero Calcare.

Barbara Lalle

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