I dazi sono tornati al centro del dibattito internazionale da quando Donald Trump è diventato presidente degli Stati Uniti. La sua politica economica ha infatti dato nuova spinta a questa misura, tradizionalmente vista come un vestigio di strategie commerciali del passato. Trump ha annunciato l’imposizione di nuovi dazi su beni provenienti da paesi come la Cina, il Canada e il Messico, nell’intento di proteggere le industrie statunitensi e incentivare la produzione interna.
Ma Donald Trump non fa sconti, neanche all’Europa, dopo l’insediamento alla Casa Bianca, pur consapevole che una guerra “fredda” sul commercio mondiale potrebbe rivelarsi anche un boomerang per gli Stati Uniti. “Gli americani potrebbero provare dolore a livello economico a causa dei dazi imposti ai principali partner commerciali del Paese, ma varrà la pena pagarne il prezzo per proteggere gli interessi degli Stati Uniti”, ha ribadito il presidente Usa. “Ci sarà un po’ di dolore? Sì, forse (e forse no!)” ha scritto Trump in maiuscolo sulla sua piattaforma social Truth. “Ma renderemo di nuovo grande l’America e varrà il prezzo che dovrà essere pagato”, ha aggiunto. E nel mondo è già panico da dazi Usa: perfino la Ue, finora silente, ha preso posizione in modo perfino troppo rigida, minacciando ritorsioni. L’Italia, invece, mostra consapevolezza e fa intendere di avere una strategia…
E’ arrivata la risposta dell‘Unione europea, che promette di reagire “con fermezza” se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dovesse dare seguito alla sua minaccia di imporre dazi sulle importazioni dai Paesi della Ue. “La Ue risponderà con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga tariffe doganali sui prodotti della Ue in modo ingiusto o arbitrario”, ha affermato un portavoce della Commissione europea citato dall’Afp.
L’Italia, che come tutti sanno, anche in Europa, ha un canale preferenziale nel dialogo con la nuova presidenza Usa, confida invece in una mediazione targata proprio Roma. “La guerra dei dazi non conviene a nessuno. Anche perché i negoziati dovranno tenere conto dei legami Ue-Usa. Abbiamo idee e strategia per tutelare le nostre imprese con l’Italia che sarà il miglior ambasciatore Ue nel dialogo con Washington”, ha scritto sul social X il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in un’intervista a ‘La Stampa’, non mostra preoccupazione: “Trump ha un mandato preciso dal suo popolo: riaffermare il primato americano, rilanciare l’industria e il lavoro negli States. L’Europa deve fare altrettanto, revisionando la sua politica economica e ambientale, subito e senza infingimenti. Con altrettanta velocità di esecuzione. Nel contempo deve confrontarsi nel merito con gli Stati Uniti per evitare che si inneschi una guerra commerciale devastante”, dice.
”Gli Stati Uniti sono il nostro principale partner, dopo la Germania, quello che segna la maggiore crescita con prodotti di eccellenza, il nostro Made in Italy, a cui i cittadini americani non vogliono assolutamente rinunciare -aggiunge Urso-. In un rapporto di scambi più equilibrato l’Italia può anche guardare con attenzione all’export statunitense di gas liquefatto. Siamo fiduciosi nel confronto e nella grande attenzione che Trump manifesta nei confronti di Giorgia Meloni, unico leader europeo ad essere invitato alla cerimonia di insediamento”. Dunque, “l’Italia è diventata centrale sia nel rapporto con gli Usa Uniti, sia nelle nuove direttrici dello sviluppo, con l’Africa, la Penisola Arabica e la Turchia, sino all’India sulla via dell’Oceania -spiega Urso-. Nell’India di Modi, l’altro grande attore del nostro mondo, non a caso hanno coniugato il termine ‘Melodi’, per indicare la piena sintonia. Non è certo con un avviso di garanzia che si può fermare il corso della storia”.
Il premier uscente del Canada, Justine Trudeau, ha affermato che il suo Paese imporrà dazi del 25% su merci statunitensi del valore di 155 miliardi di dollari canadesi (102,8 miliardi di euro). L’energia importata dal Canada, tra cui petrolio, gas naturale ed elettricità, sarà tassata a un’aliquota del 10%. I dazi imposti da Trump al Canada “avranno delle conseguenze reali per voi, popolo americano”, ha detto Trudeau, spiegando che ci saranno prezzi più alti per generi alimentari e altri beni. “Le azioni intraprese dalla Casa Bianca ci hanno divisi invece di unirci”, ha aggiunto, esortando i canadesi a “scegliere prodotti e servizi canadesi piuttosto che americani”.
Anche il Messico ha risposto a Trump. Il presidente Sheinbaum ha spiegato in un post su X di aver ordinato al suo ministro dell’Economia di implementare dazi per difendere gli interessi del Paese. “Respingiamo categoricamente la calunnia della Casa Bianca secondo cui il governo messicano avrebbe alleanze con organizzazioni criminali, così come qualsiasi intenzione di intromettersi nel nostro territorio”, ha scritto Sheinbaum. Infine, anche le autorità cinesi hanno criticato i dazi del 10% sui loro prodotti decisi dal presidente Trump, sottolineando il fatto che una guerra commerciale non porterà alcun vantaggio a nessuno dei due Paesi. “La Cina ha sempre creduto che non ci sia un vincitore in una guerra commerciale e resta ferma nel difendere i propri interessi nazionali”, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, in dichiarazioni riportate dall’agenzia di stampa Xinhua.
Cos’è un dazio e come funziona
Un dazio è un’imposta che viene applicata sulle merci importate da altri paesi, con l’obiettivo di proteggere le industrie nazionali dalla concorrenza straniera, aumentando il costo delle merci provenienti da fuori. Prendiamo ad esempio l’Unione Europea e i dazi contro le auto elettriche cinesi al 17%, se il prezzo di una vettura è di 30.000 euro aumenterà automaticamente di 5.100 euro, per un totale di 35.100. In teoria, questo dovrebbe rendere le auto prodotte in Europa più vantaggiose per i consumatori. Tuttavia, nel mondo reale, le dinamiche di mercato non sono sempre così semplici. I consumatori potrebbero comunque scegliere il prodotto importato per motivi legati alla qualità, al design o ad altre caratteristiche, nonostante l’aumento del prezzo. In questo contesto, i dazi non sempre raggiungono l’obiettivo sperato di spingere i consumatori verso i prodotti nazionali.
Stando alla teoria economica in senso generale, i dazi dovrebbero proteggere i produttori locali dalla concorrenza estera, ma la loro reale efficacia dipende molto dalla natura della domanda. Se i consumatori sono particolarmente sensibili ai prezzi, l’effetto del dazio potrebbe essere limitato, poiché i produttori stranieri potrebbero abbassare i prezzi per mantenere la competitività. Nei casi in cui la domanda per un prodotto non dipende principalmente dal prezzo, come per beni di lusso o prodotti unici, i consumatori potrebbero essere disposti ad assorbire l’aumento dei costi e continuare a comprare il prodotto straniero.
Per esempio, se venissero imposti dazi su prodotti alimentari italiani come il formaggio o il vino, i consumatori potrebbero comunque continuare ad acquistarli, nonostante il prezzo più alto, a causa della qualità o della preferenza culturale. Questo dimostra come i dazi non siano sempre strumenti efficaci, in particolare in un mercato globalizzato dove le preferenze dei consumatori sono influenzate da molti fattori oltre al prezzo.
Le conseguenze sociali ed economiche
I dazi non hanno solo effetti sui prezzi e sulla concorrenza, ma anche sulla distribuzione della ricchezza all’interno di un paese. Se da un lato possono stimolare la produzione locale e creare nuovi posti di lavoro, dall’altro lato possono comportare un aumento dei costi per i consumatori, in particolare per quelli a reddito più basso.
Per esempio, i dazi imposti da Trump su beni provenienti dal Messico e dal Canada potrebbero favorire l’industria manifatturiera statunitense, ma anche far lievitare i prezzi di beni di consumo quotidiano, penalizzando le famiglie più povere. Inoltre, i governi incassano entrate dirette dai dazi, ma questa misura potrebbe anche contribuire ad aumentare le disuguaglianze economiche, poiché i gruppi a basso reddito sono spesso quelli che sopportano i maggiori costi derivanti dall’aumento dei prezzi.
L’inquilino della casa Bianca ha anche attaccato il Wall Street Journal che lo ha criticato proprio per la politica dei dazi sul commercio. “Un giornale ‘globalista’ e sempre sbagliato che guida la lobby contro i dazi e giustifica Canada, Messico e Cina, che da decenni fregano gli Stati Uniti sul commercio, il crimine e le droghe velenose”, ha scritto il presidente americano in un post al vetriolo su Truth. “Questi giorni sono finiti, questa sarà l’età dell’oro per l’America”, ha aggiunto.